Il presidente Macron dopo l’incendio della cattedrale parla al popolo francese per sei minuti: “Dobbiamo restare uniti” e subito cresce la sua credibilità.
Notre-Dame, la “Nostra Signora” di Parigi, più volte è crollata e più volte è stata ricostruita, tornando sempre al suo originario gotico splendore. Tuttavia, la consapevolezza che prima o poi la struttura ritornerà ad essere maestosa, non attenua l’urgenza di avere una risposta alla domanda che più di tutte ci si pone: cosa o chi ha davvero causato l’incendio? Di recente la società edile “Le Bras Freres”, addetta al montaggio delle impalcature attorno alla guglia di Notre Dame, ha dichiarato agli inquirenti che in effetti gli operai hanno fumato delle sigarette durante lo svolgimento dei lavori. Sette sono i mozziconi che sono stati ritrovati sul luogo. Nonostante l’ipotetica causa della negligenza sul luogo di lavoro non possa essere ancora ufficialmente smentita, l’impresa coinvolta dichiara impossibile che la causa dell’incendio possa essere stata una cicca. Infatti, per quanto la società si sia dichiarata “rammaricata” per aver eluso il divieto sul cantiere, il portavoce Mark Eskenazi ha dichiarato, come riportato dall’Ansa:
“Effettivamente ci sono operai che ogni tanto hanno violato il divieto, in nessun caso all’origine dell’incendio ci potrebbe essere un mozzicone spento male”
Il 19 aprile scorso, il rettore della cattedrale Patrick Chauvet ha dichiarato che l’ipotesi più accreditata è quella di un corto circuito, manifestando l’urgenza di giungere ad una risposta definitiva in tre mesi al massimo. Il noto quotidiano francese Le Parisien ha riferito ulteriori dettagli circa l’accaduto: l’incendio sarebbe divampato intono alle 18 del lunedì 15 aprile, ma un computer difettoso avrebbe segnalato le fiamme nel luogo sbagliato. La causa scatenante resta al momento sconosciuta. Il rettore Chauvet era certo dell’alto grado di protezione dell’antico edificio, nonché del funzionamento dei numerosi allarmi antincendio distribuiti all’interno delle varie aree della struttura. I danni, fortunatamente, non hanno devastato la maggior parte delle preziose reliquie conservate nella cattedrale: Judith Kagan, un funzionario del Ministero della Cultura francese, ha affermato che la presunta corona di spine indossata da Gesù Cristo durante la crocifissione è scampata all’incendio.
Nonostante le indagini continuino a procedere verso la pista più accreditata di incendio accidentale, risulta rincuorante come emblemi di epoche passate possano continuare ad essere testimonianze da trasmettere ai posteri. Dopotutto la stessa cattedrale è una delle più maestose manifestazioni simboliche della cultura, economia, religione, della Francia del 1300.
C’è chi sente l’esigenza di lasciare la propria impronta su un capolavoro che ha ben poco a che vedere con la nostra epoca. Il presidente Macron, il giorno stesso dell’incendio, pubblica un tweet in cui parla della perdita di un pezzo importante per tutti i francesi. Ovviamente, questa imponente opera di ricostruzione è di notevole importanza per la Francia, ed il suo ego. Il presidente, infatti, ha ben pensato di voler ricostruire la cattedrale con materiali moderni come acciaio, titanio, carbonio. Marine Le Pen, guida del partito di destra Ressemblement National, manifesta il suo disappunto in un tweet in risposta a quello del primo ministro Edouard Philippe, inerente ad un gara internazionale per la ricostruzione della guglia di Notre Dame, gara dove un diverso stile per la cattedrale – uno stile moderno, quindi, non una semplice ricostruzione – è già paventato.
#TOUCHEPASÀNOTREDAME ! 😡 MLP https://t.co/fts5twpxro
— Marine Le Pen (@MLP_officiel) April 18, 2019
Il presidente francese in seguito al rogo, ha avuto un aumento del consenso da parte dei francesi del +3% , secondo quanto riscontrato da un sondaggio Bva del mese di aprile.
L’approvazione per Macron è in questi giorni tornata ai numeri precedenti alla rivolta dei gilet gialli, ed è bastato parlare di unione popolare ed asserire tempistiche assurde nella ricostruzione della cattedrale: “Ricostruiremo la cattedrale in cinque anni. Ce la possiamo fare“, come riportato dall’Ansa. Forse, il presidente, che ha certamente beneficiato da questa onerosa tragedia, crede di poter ottenere ulteriori consensi pronunciando frasi sensazionalistiche.
Eppure dovrebbe rendersi conto che quanto asserito sulla ricostruzione della cattedrale fa semplicemente scalpore per quanto aberrante. Non dobbiamo dimenticare che colui che rappresenta il popolo francese, paradossalmente non è ritenuto degno di fiducia da circa il 67% del suo popolo. La credibilità di personaggi che, come Macron, hanno una responsabilità morale e fattuale verso milioni di persone, è effimera se costruita su promesse aleatorie. Forse il presidente francese non possiede la spiccata sensibilità che esige il suo ruolo, verso problemi che vanno oltre la sua stessa persona. Basti pensare al tema dei migranti, un problema concretamente affrontato solo da Salvini: a quanto pare non è di alcun interesse per Macron che, pur avendo una politica migratoria piena di ombre, affermò che quella italiana era “vomitevole”. Una presa di posizione che creò una frattura tra l’Eliseo e Palazzo Chigi culminata nell’effimero ritiro dell’ambasciatore, decisione rientrata pochi giorni dopo. Un “colpo di teatro”, direbbero i francesi, come le fantasie sulla ricostruzione di Notre Dame.
Solo il tempo potrà dar prova che quanto asserito sulla ricostruzione cattedrale, non è altro che un tentativo di autotutela. Prima di poter giungere a conclusioni azzardate però, non resta che attendere il trascorrere di questi cinque anni, nella speranza che Notre Dame ritornerà ad affascinarci portandoci indietro nel tempo e non al tempo di Macron.
Fonti: Ansa, Twitter Marine Le Pen, Le Parisien