Confermata la condanna a 33 anni di carcere e 168 frustate per Nasrin Sotoudeh, l’avvocato donna di origini iraniane che lotta per i diritti umani. Resterà rinchiusa nel carcere di Evin per gran parte della sua vita; l’articolo 134 del codice penale della Repubblica islamica le imputa sette capi d’accusa.
Condannata a trentatré anni di carcere e 148 frustate. L’Iran ha confermato in via definitiva in appello la condanna per Nasrin Sotoudeh ormai celebre avvocato e attivista per i diritti umani,come riportato dall’Ansa. La donna, 55 anni, fu insignita del Premio Sakharov dal Parlamento Europeo nel 2012. Una donna irriducibile, che si è battuta per difendere le donne che protestavano contro l’obbligo di indossare l’hijab, il velo islamico, simbolo della rivoluzione di Khomeini che nel 1979 ha trasformato l’Iran in una Repubblica islamica. La condanna si basa su sette accuse gravissime: Nasrin Sotoudeh avrebbe indotto altre donne alla corruzione, alla prostituzione e alla collusione contro la sicurezza nazionale, avrebbe compiuto un’ attività costante di propaganda contro lo Stato, avrebbe disturbato l’opinione pubblica con le sue idee e la sua lotta, e infine, avrebbe commesso atti peccaminosi mostrandosi in pubblico senza il velo. Certo quest’ultimo capo d’imputazione proprio non poteva mancare. Sembra che le pena da scontare sarà “solo” quella comminata per il reato più grave, ossia 12 anni di detenzione, anche se la condanna a trentatrè anni di carcere resta.
Quale che sia la pena pronunciata contro Nasrin Sotoudeh risulta essere la sentenza più severa che Teheran abbia mai comminato nei confronti di un attivista per i diritti umani: un chiaro avvertimento a chi l’ha sostenuta all’interno del Paese e, forse, a chi vorrebbe proteggerla dall’esterno.
Nasrin Sotoudeh è una dei sette avvocati e difensori dei diritti umani che in Iran sono finiti in carcere nell’ultimo anno. Anche all’interno dell’Iran voci autorevoli non hanno mancato di difenderla: sedici giuristi che, lo scorso marzo, hanno pubblicato una lettera aperta rivolta al popolo iraniano chiedendo che la sentenza di condanna venga annullata.
La Sotoudeh non è stata arrestata. Non c’era necessità di farlo perchè è rinchiusa nel carcere di Evin, a Teheran, da dieci mesi. Era stata arrestata il 13 giugno del 2018 dopo aver difeso Shaparak Shajarizadeh, e altre donne scese in strada e avevano protestato pacificamente contro il velo togliendolo dal capo.
Il marito dell’avvocatessa, Reza Khandan, ha precisato che la moglie non farà ricorso contro la sentenza. Il movente di ogni gesto di Nasrin è stata la giustizia, quella vera, quella che tutela i diritti delle donne, ed è per questa che Sotoudeh non si è avvalsa del ricorso che spetta entro i 20 giorni dal verdetto ad un imputato. Perchè lo ritiene un processo ingiusto ed irregolare. Quel verdetto non sarebbe dovuto mai giungere.
Per la sua liberazione si è schierata Amnesty International, che ha lanciato una campagna di raccolta di firme che ha superato le 130 mila adesioni. In Italia nel marzo scorso l’Ambasciatore Iraniano SE Hamid Bayat ha avuto un incontro proprio sulla vicenda dell’avvocatessa iraniana con la senatrice della Lega, Stefania Pucciarelli, presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei Diritti Umani ed ha ribadito la necessità di una condanna per la donna, affermando che è in corso una “campagna mediatica” contro l’Iran.
Nell' incontro con la Sen. Stefania Pucciarelli, Presidente della Commissione Diritti Umani del Senato , l' Ambasciatore iraniano ha chiarito l' infondata campagna mediatica relativa alla vicenda giudiziaria di Nasrin Sotudeh fornendo le necessarie spiegazioni
— Ambasciata della R I dell’Iran-Roma (@iraninitaly) March 26, 2019
Una posizione che non ha placato le proteste. Il Congresso Nazionale Forense tenutosi a Roma il 5 e 6 aprile scorso è stato dedicato proprio a Nasrin. Il 9 aprile 2019 i colleghi romani della donna hanno manifestato di fronte all’ambasciata iraniana in segno di solidarietà per la collega iraniana, a dimostrazione che la tutela dei diritti della persona non ha confini territoriali. Un bel gesto, che purtroppo non ha condotto a nessun risvolto positivo.
Nasrin Sotoudeh ha avuto tempo e modo per fuggire: ma lei è rimasta nella sua terra per dar voce a tutte le donne vittime di abusi ed idee retrograde, che rendono forti quegli uomini che sfruttano il proprio credo religioso per ridurre ad oggetti mogli e figlie. La donna non torna a casa dal 13 giugno 2018, giorno dell’arresto.
Ora la condanna è definitiva e al marito della donna, Reza Khandan, non resta che ringraziare Amnesty International per aver prestato attenzione all’ingiustizia di cui è vittima la moglie? Questo è quanto scrive l’uomo all’organizzazione internazionale:
“Cari amici, attivisti e soci di Amnesty International, tutto ciò che ognuno di voi sta facendo in diversi paesi a sostegno di Nasrin Sotoudeh, dalle campagne alle manifestazioni, e le vostre immediate reazioni contro l’atroce condanna che le è stata inflitta hanno suscitato l’attenzione del mondo intero sul caso, al punto che il giudice è stato costretto a dire assurdità ai giornalisti e a smentire la sentenza. Grazie a voi Nasrin e la sua crudele condanna sono diventati oggetto di preoccupazione internazionale. Vi ringraziamo per tutti gli sforzi e i sacrifici che state facendo e ci congratuliamo con voi e con i difensori dei diritti umani di tutto il mondo per la solidarietà in favore delle vittime di violazioni”.
Il grande assente della lotta per liberare Nasrin Sotoudeh è certamente il movimento femminista, Femen o MeToo che dir si voglia. Dove sono? Perchè una donna lotta per tutte le donne e queste tacciono? Sembra quasi che i diritti umani siano una moda; un anno si lotta per questi, l’anno successivo si trova altro su cui porre l’attenzione del grande pubblico. Ed oggi sembra che la moda sia quella di idolatrare Greta Thunberg, perchè è inusuale e fore per questo, pur non avendo piena coscienza di ciò per cui lotta, anima persone in tutto il mondo. Nasrin Sotoudeh ora più che mai sta vivendo la barbarie esistente in Iran, e ora più che mai quei diritti che ha tentato di difendere le vengono ingiustamente negati. Una quindicenne è in grado di scuotere le coscienze più di una donna di 55 anni che sa perfettamente contro cosa sta lottando fino a portarne i segni sulla pelle? Nasrin Sotoudeh non merita il silenzio più di quanto Greta merita il calmore di questi gorni, un attivismo che appare infantile, personalistico ed effimero. Non lo merita perchè lei, Nasrin, la sua voce, l’ha fatta giungere forte e chiara per se stessa e le altre donne, accettando il rischio di pagare in prima persona.
https://www.facebook.com/reza.khandan.5/posts/2395335223810145
Fonti: Amnesty Internationa, Facebook Reza Khandan, Twitter Ambasciata dell’Iran-Roma, Ansa