Nervi tesi tra i due bracci di Governo, Lega e M5S. La tensione tra Salvini e Di Maio è alle stelle, specie dopo l’assenza dei grillini al Consiglio dei Ministri, che ha dato via libera al Ministro dell’Interno per stracciare il “Salva Roma” e mettere ancora di più nei guai la posizione del Primo Cittadino di Roma Virginia Raggi. Una ritorsione per come il Sindaco della Capitale ha trattato la questione Roma a Torre Maura. Forse si va troppo oltre ma certo nei dissapori tra Matteo e Virginia un ruolo l’ha avuto il diverso approccio verso i Rom
“Non c’è crisi tra Lega e M5S“, aveva assicurato il Vicepremier Matteo Salvini, ieri mattina, prima dell’atteso Consiglio dei Ministri fissato in serata. “Parteciperò senza indossare l’elmetto, sereno, abbiamo tante cose da fare”, aveva garantito il Ministro dell’Interno facendo intendere di aver abbassato l’ascia di guerra e di andare in pace all’incontro, il cui obiettivo era di discutere sul “decreto Crescita“, approvato ai primi di aprile. Il Cdm, previsto per le 18.00 e rinviato diverse volte, fino alle 20.00, ha avuto posti vuoti visto che, dei grillini, ce n’erano solo 2: Barbara Lezzi e Andrea Bonisoli. Assenti per cause varie il Ministro delle Infrastrutture Toninelli e quello della Giustizia Bonafede, e non c’era neanche Luigi Di Maio, che ha dato forfait.
Il motivo di scontro tra i due? Il “Salva Roma“, che ha trovato più volte l’opposizione di Salvini e per cui invece ha insistito Di Maio, per la cui attuazione ha fatto carte false, provando a sfruttare come contro partita – il caso di Armando Siri. In sostanza, dicono in molti, il pentastellato ha provato a piegare le resistenze sul “Salva-Roma”, chiedendo le dimissioni del consigliere economico di Salvini e facendo pressione sullo scandalo che ha coinvolto il partito leghista, come riportato da Adnkronos.
Un piano che avrebbe forse potuto funzionare, ma la decisione di disertare in massa il Consiglio dei Ministri ha fatto crollare ogni piano d’attacco ed è stato uno scacco matto per Salvini, che ha avuto via libera per decidere sul “Salva Raggi” solo “con chi era presente“, cioè il Premier Conte, visto che “chi non c’è ha fatto una scelta“. L’assenza di Di Maio è suonato come uno schiaffo all’alleato che, nel provare a tenersi stretto il suo braccio destro Siri, spinge invece sulle dimissioni del Primo Cittadino di Roma Virginia Raggi, dopo le intercettazioni in cui ammette che la città “è senza controllo“. Così, dopo oltre 4 ore di trattative, è stata trovata automaticamente l’intesa tra Lega e M5S, visto che, venendo meno il secondo, la cosiddetta “Norma salva-Roma” contenuta nel decreto Crescita, è stata approvata a metà. Solo i commi 1 e 7 hanno avuto l’ok, mentre sono andati stralciati i commi 2,3,4,5 e 6.
Salvini vince, Raggi nei guai
Il “Salva-Roma” esce così piegato a metà dal Consiglio dei ministri. Salvini, vista l’assenza di Maio, ha comunicato al Premier Giuseppe Conte la posizione della Lega, quindi ha abbandonato la sala del Cdm ed è uscito in piazza Colonna, annunciando alla stampa che il “Salva-Roma” è stato sacrificato, senza averlo concordato con Di Maio in quanto assente – perché negli studi di La7 a registrare una trasmissione. E la risposta del pentastellato a quanto stava accadendo al Cdm, è arrivata proprio dagli studi tv: “Il Salva Roma non mette un euro sulla capitale. Se c’è qualcuno che sta godendo perché non è passata, complimenti, è solo una ripicca verso i cittadini romani”.
“Lega soddisfatta“, esulta invece Salvini, “I debiti della Raggi non saranno pagati da tutti gli italiani ma restano in carico al Sindaco”. Il M5S, rimasto nell’angolo per una mossa sbagliata, prova a riporre speranze nel Parlamento, che dovrà ora cercare migliorare il provvedimento che, “a costo zero, fa risparmiare soldi non solo ai romani ma a tutti gli italiani”, dicono i pentastellati. Ma per Di Maio la partita sembra chiusa, ed anche la Raggi potrebbe pensare ad un ritiro.
La guerra di nervi fra il Vicepremier Matteo Salvini e il suo alleato Luigi Di Maio sembra essere ormai ad un punto di rottura, come riportato da Askanews. Sulla tenuta del Governo ci sarebbe da dubitare, in realtà, visto che le volontà di non litigare, palesate da entrambi i Vicepremier, stanno pian piano crollando una ad una. Soprattutto, se Di Maio diserta, il litigio non è neanche possibile perché la partita è vinta. E a vincere stavolta è Salvini. Scacco matto. Di Maio dovrebbe rivedere le sue strategie e la Virigina Raggi dovrebbe cominciare a fare i conti con la propria Amministrazione prima, sugli aiuti dopo.
“Case ai Rom, se ne hanno diritto”
“Anche i nomadi se hanno condizioni economiche svantaggiose hanno diritto di ottenere una casa popolare, esattamente come le persone non rom. Non si può essere schedati se si è o meno Rom“. Aveva detto Virginia Raggi a dicembre, come riportato da Il Messaggero, nel corso dell’inaugurazione della palestra nella scuola «Ex Toniolo» . Il Primo Cittadino aveva detto che l’obiettivo del Campidoglio per superare il sistema dei campi nomadi era quello di iniziare a dare un ventaglio di possibilità “anche alle persone che ci vivono, perche hanno i nostri stessi diritti“. E aveva aggiunto: “Chi ha diritto a una casa popolare vada in graduatoria per una casa popolare, chi lavora e ha la possibilità di pagarsi una casa vada in affitto. Il Comune mette addirittura a disposizione di queste famiglie relegate per tanti anni lì dentro delle somme per aiutare a pagare l’affitto perché in questo momento è più difficile… è una situazione intollerabile di discriminazione, va superata un passo per volta“. Forse ora Salvini ha presentato il conto. Ed è salato.
Chiara Feleppa
Fonti: Adnkronos, Askanews, Il Messaggero