Sara Calzolaio, amante di Antonio Logli, condannato per l’omicidio di Roberta Ragusa, ha rilasciato alcune dichiarazioni riguardo il compagno, sostenendo la sua innocenza.
Roberta Ragusa scomparve da San Giuliano Terme, in provincia di Pisa, la notte tra il 12 e il 13 gennaio 2012. Le ricerche andarono avanti per mesi, ma il suo corpo non è mai stato ritrovato. Gli inquirenti presto si concentrarono su suo marito, Antonio Logli, che aveva un’amante, Sara Calzolaio. Sarebbe stato questo il movente dell’omicidio. Logli fu condannato con rito abbreviato a vent’anni di carcere per omicidio volontario e distruzione di cadavere e la sentenza è stata confermata dalla Corte d’Assise d’Appello di Firenze. Tra pochi mesi, il 10 luglio, la Cassazione confermerà la condanna.
Sara Calzolaio, come ha fatto fin dai primi momenti, continua a difenderlo e sostiene da sempre l’innocenza dell’ormai compagno. “Antonio Logli è una brava persona, sensibile, che si prende cura dei figli, è amorevole e si preoccupa. Non è assolutamente come viene descritto“. In un’ intervista a Carmelo Abbate, per la trasmissione “Il caso non è chiuso”, l’amante ha detto di essergli rimasta accanto solo in quanto ferma sostenitrice della sua innocenza, di cui non ha mai dubitato.
La donna, che è stata ascoltata più volte dagli inquirenti, ha poi smentito anche alcune ricostruzioni sul suo conto, tra cui un presunto trasferimento a casa di Logli. “Non è vero che sono venuta a vivere qui subito dopo. È passato un anno, precisamente la Pasqua dell’anno dopo”, ha dichiarato la donna che poi ricorda le telefonate la sera della scomparsa: “Niente di che, lui come al solito lavorava al suo computer o aggiustava qualcosa, ci siamo messi d’accordo per l’indomani mattina per andare all’Ikea. Ascoltavo lui che faceva le sue cose, era tardi, e ci siamo salutati. Basta!”. Poi, l’ultima telefonata di pochi secondi: “Ti amo“.
Una chiamata breve che, secondo l’amante, era sua abitudine fare dopo la buonanotte. “Non ha fatto niente. Tutti si sono fatti un’idea sbagliata della situazione. E temo che, dopo la sentenza della Cassazione, i suoi figli rimangano senza di lui e che io non possa farcela a reggere tutto”. Anche i figli sostengono l’innocenza del padre, tanto che Daniele, il primogenito, ha anche presentato una memoria difensiva in favore del padre, confermando di non aver sentito liti la notte della scomparsa dalla madre.
Fonte: Il caso non è chiuso