Virginia Raggi potrebbe pensare bene di lasciare le redini di Roma Capitale a qualcun altro, dicono. Troppe pressioni piovono su di lei, c’è chi parla di accanimento gratuito, chi di incapacità. Di fatto, una nuova accusa sul suo conto non chiude di certo le polemiche.
Giorni difficili per Virginia Raggi. Il mondo sembra non darle tregua e lei sembra essere incapace di gestirlo. Impacciata nel suo ruolo di Primo Cittadino della Capitale, piena di bellezze quanto di problemi, sembra ogni giorno incartarsi di più e tutti i suoi tentativi per calmare le acque e per rimediare ai polveroni sembrano spalancare ancora di più le porte verso un imminente declino. Non sono bastate le proteste di Torre Maura e Casal Bruciato a colpirne l’idea politica, condivisibile o meno, della Raggi; ci si sono messe sue frasi poco carine sulla situazione dei rifiuti a Roma e una denuncia arrivata dall’Amministratore delegato di Ama, Lorenzo Bagnacani, a metterne il crisi la sua immagine come persona, colpendo la sua azione in nome di lealtà e chiarezza.
Immagine che ora rischia di essere trascinata in basso visto che la Raggi è indagata per abuso d’ufficio in un filone parallelo della maxi indagine sullo Stadio della Roma, la principale inchiesta per corruzione degli ultimi anni, come riportato da Il Sole 24 ore. Proprio per questa inchiesta è finito nei guai Marcello De Vito, Presidente della Giunta in Campidoglio, così nei guai che è stato arrestato. Il motivo? Aver incassato elargizioni dal parte del costruttore Luca Parnasi, in cambio di favoreggiamenti inerenti alla costruzione dello stadio.
La Raggi è stata denunciata da un ex esponente del M5S, l’architetto e urbanista Francesco Sanvitto, che ha presentato un esposto nel giugno scorso.
L’associazione denunciava una presunta omissione nell’iter amministrativo, una “scorciatoia” che avrebbe favorito Parnasi. Il verbale della Conferenza dei servizi in merito al progetto stadio sarebbe dovuto passare, secondo Sanvitto, per l’assemblea capitolina che avrebbe dovuto discutere apertamente l’opportunità di una variante urbanistica. Ma accadde qualcosa di diverso: il 12 aprile 2018 è stato pubblicato il progetto senza però che ci fosse un dibattito sulla variante, come sostiene ll’associazione dei denuncianti che lamentano l’ipotesi di abuso d’ufficio nelle procedura adottata dall’Amministrazione capitolina
Il Giudice per le indagini preliminari Costantino De Robbio ha respinto la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura di Roma convinta, quest’ultima, dell’assenza di dolo nella condotta del Sindaco riguardo l’iter amministrativo nell’ambito dei lavori conclusivi per l’approvazione del Progetto Stadio di Roma, come riportato dall’Agi.
Secondo Sanvitto, infatti, la procedura con la quale il Comune di Roma ha deciso di dare visibilità al progetto dell’impianto che i giallorossi vogliono realizzare sui terreni di Tor di Valle, di proprietà di Eurnova, sarebbe stata piena di incongruenze. Per decisione del Gip, il Primo Cittadino risulta ad oggi ufficialmente indagato in attesa delle indagini suppletive. “Si ribadisce convintamente la totale estraneità della nostra assistita alla vicenda, laddove emerge in maniera intellegibile che il passaggio in Consiglio Comunale per la definitiva approvazione del progetto fu all’epoca esclusivamente rimandata proprio per consentire a chiunque interessato di proporre le proprie deduzioni”, spiegano gli avvocati Alessandro Mancori ed Emiliano Fasulo.
Secondo i legali, dunque, la Raggi decise di applicare una procedura ordinaria, più conservativa, a garanzia e nel rispetto della fase pubblicistica e nel rispetto di buon andamento dell’azione amministrativa, compreso il principio della partecipazione e trasparenza dell’azione amministrativa.
Fonte: Agi, Il Sole 24 Ore