Greta Thunberg non va a scuola per una giusta causa: cambiare il mondo. L’utopia prende il posto della realtà e quando questo accade risulta difficile ridimensionarsi. In Piazza del Popolo si concludono i suoi tre giorni di permanenza in Italia. Cosa rimane dei suoi interventi? Tante accuse, sogni campati in aria, e un fiume di parole di condanna verso l’uomo, gli adulti, e chi non segue le sue politiche verdi. Il mondo finirà presto dice. A causa della gente che non vuole vivere come lei.
Greta Thunberg come i Maya. Se la civiltà precolombiana aveva fissato il 21 dicembre 2012 come giorno ultimo per la fine del mondo – e l’abbiamo scampata – l’attivista svedese ha previsto il 2030 come ultimo anno possibile per la vita umana. Infatti, “ci sarà una reazione a catena che porterà alla fine della civiltà umana, a meno che non ridurremo del 50% le emissioni di anidride carbonica”. Ha detto così nel suo intervento al Senato, intervenuta al convegno ambientalista “Clima: il tempo cambia, è tempo di cambiare”.
La sedicenne, paladina della Sinistra, – specie dell’ex Presidente della Camera Laura Boldrini – sostiene da tempo che la lotta all’inquinamento ambientale e uno stile di vita eco-sostenibile siano gli unici veri obiettivi da portare avanti, più importanti, tanto per dirne una, anche della ricostruzione della Cattedrale Notre-Dame de Paris, che ha preso fuoco qualche giorno fa e per cui sono stati raccolti già diversi fondi. Greta è arrivata in Italia qualche giorno fa per una serie di incontri: mercoledì con il Papa, a Piazza San Pietro; giovedì al Senato con il Presidente Elisabetta Casellati; e venerdì in Piazza del Popolo, per partecipare al corteo “Fridays For Future”, contro il cambiamento climatico.
Circa 3.500 persone, anche se per gli organizzatori dell’evento ne erano circa 10mila, sono scese in piazza e hanno accolto Greta che ha tirato fuori i suoi soliti discorsi. “L’umanità è a un bivio, dobbiamo decidere da che parte stare”, ha detto dal palco “sostenibile”, alimentato dall’energia di 128 biciclette che hanno convertito l’energia meccanica prodotta dalle pedalate in elettrica, come riportato da Agenzia Vista. “Dobbiamo prepararci a lottare per lungo tempo. Non basteranno settimane o mesi, ci vorranno anni. Tra 10 anni la crisi del clima sarà irreversibile. Il nostro futuro è stato venduto, ci è stato rubato. Il mondo finirà presto”, ha detto Greta che ha poi specificato di saltare la scuola, il venerdì, per una giusta causa: cambiare il mondo. “Lo stiamo facendo noi bambini per svegliare gli adulti e farli agire. Siamo stufi delle bugie e delle promesse non mantenute”.
In sostanza, Greta Thunberg non va a scuola per cambiare il mondo. Peccato che, per cambiare il mondo, non bastino le condanne e le manifestazioni di piazza. Peccato che non abbiamo bisogno di Greta, per ricordarci che l’uomo è cattivo e che promette cose – non si sa bene cosa, non si sa bene chi – non mantenute. Non abbiamo bisogno di morali o di gente che ci punta il dito contro, ergendosi a paladine della giustizia e del buon vivere. Ma in Greta, un personaggio studiato a tavolino, l’utopia ha preso il posto della realtà e lei è diventata l’idolo della gente. Difficilmente, questa bambina che avrebbe ancora da crescere, potrà tornare a riprendere coscienza della vera realtà. Il suo mondo di carta è fatto di illusioni e sogni. E il suo essere così maestrina, dall’alto della sua esperienza da sedicenne, irrita alquanto, tanto che Vittorio Feltri l’ha sbattuta in prima pagina su Libero: “La rompiballe va dal Papa”. Forse, se più umile, più garbata e meno saccente, Greta starebbe simpatica a qualcuno. Ma la bimba dimentica, quando ci rivolge accuse gratuite, che non tutti sogniamo di essere Greta. Non tutti vogliamo avere le sue stesse idee. Non tutti vogliamo un mondo pulito. Cara Greta, non tutti vogliamo essere te. Siamo cattivi… per questo?
Chiara Feleppa
Fonti: Agenzia Vista, Libero