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Casa distrutta dal sisma, grido disperato: “Fate qualcosa, dormo in strada”

Sono passati quasi vent’anni. Carmine Marotta, come tutti gli sfollati, attende ancora che la sua casa, distrutta da un sisma, gli venga restituita e venga resa agibile. 

Era il 9 settembre del 1998 quando a Pollino, nel sud della Basilicata, in provincia di Potenza, la terra tremò per circa 15-20 secondi, intorno alle ore 13.28. Un evento sismico di Magnitudo 5,6 della scala Richter, seguito da centinaia di scosse di assestamento nei mesi successivi. Due furono i decessi, un evento dalla portata di certo inferiore dal sisma che distrusse l’Aquila, ma che riportò comunque danni importanti nel centro storico. Numerose lesioni ai muri portanti ed a tetti delle abitazioni, con crolli di cornicioni e tegole, indussero l’inagibilità di alcune di esse, che vennero scomberate.

Tra queste, c’era anche la casa di Carmine Marotta, padre di tre figli. Lui ora vive a Prato, ma quella casa in Basilicata era di sua madre Serafina, deceduta. L’uomo non può usufruire della casa di famiglia che ha ereditato e per questo ha cominciato a protestare, con uno sciopero della fame, come riportato da FanPage. Infatti, dopo il sisma, la casa venne dichiarata inagibile e fu ordinato di iniziare lavori di ristrutturazione. Lavori che non sono stati eseguiti correttamente né in regola visto che Carmine, entrato in casa due anni fa, dopo aver ottenuto la revoca dell’inagibilità, si è trovato di fronte a pezzi cadenti. Infiltrazioni d’acqua da tetto, problemi ad impianto elettrico e agli infissi.

A quel punto, Carmine denuncia la situazione ma il primo tecnico, dopo alcuni sopralluoghi, si dimette dall’incarico. Il nuovo collaudatore, dopo diversi mesi, finisce per dichiarare nuovamente la casa inagibile. Da sei mesi, però, tutto è fermo e nessuno sembra prendere in considerazione le necessità di Carmine che, a questo punto, ha avviato uno sciopero della fame. “Non pensavo di arrivare a questo punto ma non ho scelta, affronto questa ultima protesta consapevole dei rischi, e per questo ho voluto rimanere a Prato dove le condizioni di sicurezza sono migliori”, dice Carmine.

A questo punto, è stato stabilito che sarà l’amministratore condominiale a dover sostituire l’impresa edile rimpiazzandola con altra: eppure, non sembra muoversi. Intanto, Carmine per diverso tempo ha dormito in macchina, fuori dalla sua casa, proprio per protestare. Così come altri tre scioperi della fame avevano avuto l’intento di far sbloccare la situazione che però, ad oggi, rimane ferma senza alcun cenno da parte delle istituzioni.

Fonte: Fanpage

Pubblicato da
Chiara Feleppa

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