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Incendio a Notre Dame, la Francia sotto accusa

Cosa ha provocato le fiamme nella Cattedrale di Notre-Dame? Da dove è partito l’incendio e cosa è stato fatto per salvare il salvabile? Quali sono le responsabilità del Presidente Macron che aveva il compito di salvaguardare un patrimonio culturale e mondiale?

L’allarme dell’incendio a Notre-Dame è scattato alle 18.50 di ieri pomeriggio. Non c’erano né turisti né visitatori all’interno della cattedrale. I Vigili del fuoco sono arrivati poco dopo le 19.00 ma la catastrofe era già annunciata. Le fiamme si sono diramate nel giro di pochi secondi e in un attimo un pezzo di storia era già bruciata. L’incendio è scoppiato, secondo le prime ipotesi, tra le impalcature e il sottotetto nella parte centrale della cattedrale che ha una spina dorsale tutta in legno. L’intervento, seppur tempestivo, dei pompieri ha evitato che crollasse l’intera struttura ma non ha potuto evitare danni. Addio alla guglia, crollata alle 19.51, e al tetto: in poche ore la Cattedrale è stata distrutta dal fuoco. Le torri sono alte settanta metri, le scale dei mezzi di soccorso sono alte meno della metà.

“In un cantiere di questo tipo un sistema anti incendio normalmente è previsto. I mezzi dei colleghi francesi erano ovviamente più bassi rispetto al punto in cui è partito il fuoco. E teniamo conto di un altro dato: siamo in una zona centrale vicino alla Senna, è anche improbo muoversi con mezzi pesanti”, ha fatto sapere l’ingegnere Guido Parisi, direttore centrale emergenza dei nostri Vigili del fuoco, come riportato da Il Mattino. Proprio nel punto da cui sono partite le fiamme, le guaine di protezione del cantiere hanno contribuito al diramarsi delle fiamme, anche grazie alla copertura di legno che ha alimentato il fuoco. “Il motivo principale per cui l’incendio è divampato così velocemente è l’enorme quantità di legno presente nella struttura della cattedrale, in particolare nel telaio di sostegno della copertura del tetto: il punto che ha preso fuoco più in fretta ed è collassato sulla navata della chiesa”, spiegano i pompieri.

Le cause dell’incendio sono ancora da stabilire, anche se sul web si grida al complotto islamico. La procura di Parigi ha aperto un’inchiesta per determinare le cause del rogo, come riportato da TgCom, e anche sulle eventuali misure di prevenzione che avrebbero potuto essere attivate, come ad esempio un presidio stabile di uomini pronti ad intervenire in caso di emergenza. L’ipotesi più probabile, al momento, resta quella della causa accidentale collegata ai cantieri dei lavori di ristrutturazione della cattedrale, che puntava a restaurare proprio la guglia, tanto che le statue che la circondavano erano state estratte e portate in un deposito per avviare i lavori. Ma c’è da capire come fosse stato progettato il cantiere e quali fossero state le misure anti-incendio adottate.

Cosa ha provocato le fiamme

Pare che il fuoco sia partito da un’impalcatura, in un orario in cui però il cantiere — posizionato a circa 90 metri da terra — non era in funzione. E proprio l’altezza ha reso drammatica una situazione già critica, quasi impossibile da gestire per i pompieri. Non è stato possibile neanche un intervento dall’alto. Niente elicotteri o Canadair, come riportato da Il Fatto Quotidiano. Ma la questione è semplice: non si è lanciata acqua dall’alto per evitare di ferire chi è sotto e per impedire che quella parte che ha resistito al rogo potesse essere distrutta completamente. In pratica, si è salvato il salvabile. In più, spiega ancora Parisi, “il fumo verso l’alto riduce la visibilità e complica un intervento aereo”.

Restano da chiarire sia le motivazioni del cantiere incustodito sia dell’assenza di un sistema antincendio. Da chiarire se in quel cantiere siano state seguite tutte le norme di sicurezza e sulla prevenzione, se ci fosse o meno un addetto a controllare che la ditta utilizzasse i materiali giusti, e se i fondi stanziati fossero sufficienti. Perché, ci si chiede, non c’era nessuno a presidiare il cantiere? Perché non c’erano sistemi anti incendio efficaci? Sono solo alcune delle domande che ci si pone in queste ore, solo alcuni dei pensieri che dilagano nella mente della gente. E ne dovrà rispondere il Presidente Emmanuel Macron, la cui figura si tinge ancora più di ombre e viene messa nuovamente in crisi. La sua Cattedrale va in fiamme, ma lui pensa ad altro: ai giri di alleanze con François Hollande o alle questioni dell’Italia. Intanto, il simbolo di Parigi crolla. Da tempo, però, “la cattedrale era pericolante, senza più manutenzione”, come riportato dall’Agi. Avrebbe potuto evitare, lui, che una catastrofe simile si verificasse? Avrebbe potuto fare qualcosa, qualsiasi cosa, per tenere sotto controllo i lavori? Avrebbe potuto mettere in salvo uno dei patrimoni più grandi dell’umanità?

Nel 1905 una legge aveva confiscato i beni della Chiesa e la Cattedrale passò dal Vaticano allo Stato francese. Che, dicono, non ha fatto nulla per proteggerlo. La situazione in cui era tenuta la Cattedrale era già stata denunciata diverse volte. La struttura era già pericolante da tempo. Così, l’anno scorso, la Sovrintendenza aveva finalmente staccato un assegno di 2 milioni di euro per restaurare intanto la guglia. Troppo poco per mettere in sicurezza l’intera cattedrale, per cui il restauro completo costava almeno 150 milioni di euro. Ma, fanno notare gli esperti, quando si apre un cantiere e si eseguono delicati interventi di restauro dovrebbe esserci un sistema di vigilanza e di prevenzione anti incendio, specie in una città come Parigi che convive, giorno dopo giorno, anche con l’allarme terrorismo. “Notre Drame”, il titolo del quotidiano Libération, parla di un dramma, un dramma nostro, collettivo, culturale, cristiano e simbolico. Un evento catartico, che sconvolge il mondo e segna per sempre la storia di Parigi, come fu quell’11 settembre 2001 per New York. Qualcosa che cade, come quella guglia che si inclina al suolo, e l’identità che sembra ormai persa.

Chiara Feleppa

Fonti: Agi, Il Fatto Quotidiano, Il Mattino, Tgcom

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Chiara Feleppa

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