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Persone

“Aiutatemi a trovare un lavoro per salvare mia figlia Serena”

Abramo Zampella da cinque anni accudisce con Anna la piccola Serena: “Non chiedo soldi, ma un lavoro” .

La storia che raccontiamo è simile a quella di un milione di italiani, se non fosse che oltre alla disoccupazione, Abramo Zampella, 46 anni di Caivano, ha una figlia piccola che necessità di cure continue e costose. Abramo, con la mamma della piccola Serena di dieci anni, Anna Baronissi 36 anni cerca di darle ogni cura nonostante le mille difficolta che 5 anni di disoccupazione e una bambina malata a carico comportano.

La piccola Serena ha sviluppato a 6 anni una patologia non curabile e degenerativa, la Distrofia Muscolare di Becker. Non ci sono cure che la possano arrestare al momento. L’unica speranza è la ricerca e le cure di contrasto alla patologia. La situazione come è ben facile immaginare, presenta spese e costi che un capofamiglia disoccupato non può sostenere. Così Abramo ha aperto una pagina Facebook in favore di Serena. E un modo per aiutarla è trovare un lavoro.

Ho bisogno di lavorare – dice Abramo – in questi anni abbiamo usato tutto i nostri risparmi per curare Serena, ed ora ho bisogno di altri soldi perché Serena non deve soffrire, non le devono essere negate le cure di cui ha bisogno”. Abramo faceva il  muratore in una impresa edile ma ha perso il lavoro 5 anni fa, come riportato da Il Corriere della Sera: “La nostra vita è completamente cambiata – spiega ancora – “ma io oggi ho 46 anni e mi chiedo come fare, soprattutto come farà Serena quando noi non ci saremo più. Chiedo lavoro, non chiedo soldi. Non importa quale lavoro” . Abramo non si lamenta della sanità pubblica della Campania, anzi.  Lui ringrazia medici, infermieri “tutti quelli che aiutano Serena”.

Abramo non pone condizioni: “Sono pronto a fare un lavoro qualsiasi, mi va bene qualunque cosa” tranne una: “Vorrei solo che il lavoro che non fosse troppo lontano da Caivano, perché nostra figlia deve sottoporsi a cure continue, è seguita benissimo all’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II e all’Ospedale Monaldi, se dovessimo spostarci rischia di finire “fuori lista” e di non aver accesso immediato alle terapie“.

Vorrei poter tornare a lavorare per garantire un presente, e soprattutto un futuro dignitoso a mia figlia, visto che avrà bisogno di essere aiutata nelle sue attività giornaliere” racconta ancora Abramo Zampella. “So che è stramaledettamente difficile, son che tanti non hanno un lavoro, ma io ne ho bisogno per Serena, lo faccio per lei. Solo grazie alla forza che mi ha trasmesso lei riesco a combattere” .

Chiunque voglia aiutare Abramo ed Anna e la piccola Serena deve far altro che mettersi in contatto con lui attraverso la pagina FB.

Alessandro Signorini

Fonti: Facebook Abramo Zampella, Il Corriere della Sera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pubblicato da
Alessandro Signorini

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