L’ex senatrice del PD Monica Cirinnà si è difesa dalle critiche che le sono state rivolte contro dopo aver sfilato ad un corteo femminista l’8 marzo, a Roma, sbandierato un cartello dal chiaro significato.
“La mia critica non va nè alla Chiesa, nè alla patria, nè alla famiglia”, si è giustificata così l’ex senatrice PD Monica Cirinnà, dopo aver sfilato ad un corteo femminista dell’8 marzo, a Roma, in piazza Vittoria, con un cartello il cui messaggio era chiaro, come riportato da Dire: “Dio-Patria-Famiglia: che vita di merda“. Questo lo slogan sbandierato ai 4 venti – avrà preso esempio da Giulia Viola Pacilli, la ragazza che ha trovato il suo minuto di notorietà con un cartello contro il Vicepremier Salvini alla sfilata antirazzista di Milano, organizzata dall’assessore PD Pierfrancesco Majorino. Le due, a quanto pare, dopo aver sfilato e detto la loro, prendendosi una marea di insulti, se ne sono poi lamentate. La storia di Giulia si è ripetuta in occasione dell’8 marzo, e l’esponente PD ha pensato bene, con il suo cartello, di insultare l’Italia e i valori della Costituzione. Salvo poi fare dietro front e giustificarsi arrampicandosi sugli specchi: “Con quella foto ho denunciato il riciclo di uno slogan fascista, criticando chi di quei tre concetti si fa scudo per creare un clima di discriminazione, oscurantismo e regressione culturale”. Lo slogan, dice la Cirinnà, era usato dal regime fascista, e siamo di nuovo al punto in cui si accosta, in modo assurdo e privo di fondamento, il regime del Vicepremier a quello di Benito Mussolini.
Del resto, l’idea sembra essere condivisa a Sinistra. Proprio come la Pacilli, dopo gli insulti ricevuti sul web, Monica Cirinnà ha provato a scusarsi e a spiegare il senso del suo cartello. Eppure, così come la maglietta indossata insieme all’ora leader del PD Nicola Zingaretti, il margine di dubbio è davvero molto poco, se non nullo. I significati della Cirinnà appaiono ogni volta chiarissimi, ed ogni volta fuori luogo e anche abbastanza volgari. Tra l’altro, quando femminismo e politica si fondono, il mix che ne viene fuori è letale. “Non ho il dono della fede, ma rispetto profondamente tutti i credenti, senza mai averli blanditi con rosario e Vangelo per poi tradirne gli insegnamenti”, dice oggi l’ex senatrice PD. “Sono una rappresentante del popolo italiano e credo che patria sia la comunità delle persone libere ed eguali, inclusiva accogliente solidale. Riconosco la bellezza della famiglia, tanto da aver lavorato per riconoscere tutte le famiglie di questo Paese”, ha aggiunto Monica Cirinnà, come riportato da Vanity Fair.
“Ne rivendico il senso autentico, cioè la denuncia della strumentalizzazione di quei tre concetti da parte di chi vuole riportarci al Medioevo, e da chi ancora oggi propugna un concetto di famiglia che non riconosce l’autonomia femminile e anzi opprime le donne”, ha concluso. Del resto la donna, in prima fila nel sostegno alle unioni civili, si è detta convinta che chi tiene davvero a quei concetti voglia tenerli lontani da strumentalizzazione medievale.
Intanto, il Vicepremier Matteo Salvini ha pubblicato la foto sui suoi profili social, aggiungendo però altri voti noti: l’ex Premier Matteo Renzi, Zingaretti e Martina. “Contenti loro…buona domenica Amici”, ha scritto ieri in occasione del suo compleanno. L’ex ministro Carlo Calenda, a sua volta, ha twittato: “Amico mio invece di twittare questa roba ridicola sull’opposizione pensa alla TAV, alla recessione e alla gestione dei migranti in Italia. Sei pagato per quello. Buon compleanno. Spero ti porti un po’ di saggezza e maturità”.
Calenda ha anche poi risposto ad un utente che contestava le sue affermazioni, come riportato da La Repubblica: “Dio è morto e famiglia e patria non contano più? Vogliamo combattere il nazionalismo becero? Facciamolo in modo intelligente, con un patriottismo inclusivo, laicità ma non secolarizzazione, famiglia moderna non solitudine”. Una risposta che ha fatto tornare in campo la Cirinnà. “Il ministro dell’Interno ha la pessima abitudine di esporre i suoi avversari alla gogna dei social. Non mi preoccupa che lo abbia fatto nei miei confronti, che ho le spalle larghe; mi fa orrore vederglielo fare nei confronti di ragazze, ‘colpevoli’ solo di manifestare il loro dissenso verso la sua politica. Qualcosa di inaccettabile e vergognoso”, ha detto la donna, con chiaro riferimento ai fatti che hanno coinvolto Giulia Viola Pacilli. La lettura di Calenda, per combattere il nazionalismo, sarebbe invece la “giusta lettura della foto dell’8 marzo”.
C’è chi sostiene, invece, che il significato dello slogan fosse chiarissimo, anche senza una “giusta lettura”. Dire il proprio pensiero, ricevere critiche e insulti, lamentarsene per fare le vittime. A quanto pare… è una canzone già nota.
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Fonti: Facebook Matteo Salvini, La Repubblica, Twitter Carlo Calenda, Vanity Fair, Dire