Ethiopian Airlines, il pilota aveva chiesto di tornare

Sei minuti terrificanti, con il pilota si era accorto che, subito dopo il decollo e ben prima di arrivare in quota, il velivolo aveva un problema. La tragedia dell’Ethiopian Airlinesis si è consumata in pochi attimi. Il pilota aveva chiesto e ottenuto il permesso di tornare a terra con un atterraggio di emergenza, come riportato da La Stampa.

A spiegare l’accaduto Tewolde Gebremariam, Ceo della Ethiopian Airlinesis che ha tuttavia sottolineato «I controlli e la manutenzione di routine non hanno mai rivelato alcun problema. Era un aereo nuovo di zecca consegnato a novembre 2018» . Errato quindi pensare ad un veicolo obsoleto. L’aereo era nuovissimo, operativo da appena quattro mesi. Subito dopo il decollo il velivolo avrebbe avuto «una velocità verticale instabile». Si tratta della velocità ascensionale dell’aereo che indica quanta quota si guadagna.

Il terrore dei passeggeri è durato poco. Forse il tempo di rimpiangere dell’esser saliti, quello di pensare ai propri cari e di tentare un messaggio o una telefonata. Qualcun altro forse sarebbe dovuto partire e ha desistito all’ultimo, forse leggendo il messaggio di allerta dell’ambasciata Usa ad Adis Abeba che consigliava di non partire oggi, 10 marzo.

Lo stesso Ceo dell’Ethiopian Airlines, Tewolde Gebremariam, ha comunicato ai giornalisti un primo elenco delle nazionalità dei passeggeri che si trovavano a bordo dell’aereo precipitato, confermando la presenza di otto italiani. Ha parlato di sette britannici, sette francesi, 18 canadesi, 32 kenioti, 9 etiopi, otto statunitensi e otto cittadini cinesi, come riportato dall’Ansa.

E tra le vittime ci sono anche due ragazze romane tra le vittime. Sono Virginia Chimenti, 26 anni, e Maria Pilar Buzzetti, 31, entrambe lavoravano per il World Food Programme. Sono nell’elenco diffuso dei 149 passeggeri insieme agli altri sei italiani, tra cui il professor Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale, Sovrintendente del Mare della Regione e assessore alla regione Lazio. L’archelogo era diretto in Kenia, per un progetto dell’Unesco, dove era già stato nel Natale scorso insieme con la moglie, Valeria Patrizia Li Vigni, direttrice del Museo d’Arte contemporanea di Palazzo Riso a Palermo.

Tra le altre vittime italiane ci sono anche tre iscritti alla onlus Africa Tremila, che ha sede a Bergamo: il presidente Carlo Spini, la moglie Gabriella Viciani, e il tesoriere Matteo Ravasio. I primi due abitano ad Arezzo, il terzo, un commercialista residente a Bergamo. Le ultime due vittime italiane sono Paolo Dieci e Rosmery Mumbi.

Fonti: Ansa, La Stampa

 

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