Alla soglia dei 70 anni, Antonello Venditti si racconta in una lunga intervista in cui ha sostenuto le politiche del Vicepremier Matteo Salvini.
Antonello Venditti compie gli anni domani, 8 marzo. Classe 1949, i 70 sono ormai vicinissimi, facendo due calcoli. Il cantautore romano – che festeggerà con un concerto al palazzo dello Sport di Roma, con la seconda tappa del tour “Sotto il segno dei pesci” – ha rilasciato una lunga intervista a Vanity Fair in cui ha rivelato le sue aspettative per il futuro e ha fatto un bilancio di quella che è stata, fino ad ora, la sua carriera. Non solo. La voce di “Notte prima degli esami”, ha commentato anche la situazione politica italiana, lasciandosi andare a un commento sul nostro Governo.
Andando contro corrente rispetto alla maggior parte dei cantanti italiani, che spingono a Sinistra, Venditti – anche se non ha mai nascosto il suo orientamento, non distante da quello di molt altri artisti – ha preso le distanze da partiti presi e ha speso due parole a sostegno del Vicepremier Matteo Salvini. “Parla il linguaggio dell’epoca in cui vive. La vera differenza che c’è tra destra e sinistra, nel 2019, è prima di tutto semantica”, dice il cantautore. “In questo tempo, devi avere il linguaggio del nostro tempo. Sarebbe interessante trovare un giovane uomo o donna di Sinistra che abbia la capacità di comunicare con la gente come fa Salvini”. E in effetti, stando alle parole dell’ex Premier Romano Prodi di questi giorni, che si ostina a parlare per metafore e per frasi criptiche, di sicuro quando parla Matteo Salvini non bisogna stare lì a sforzarsi troppo. E prorio su Salvini ill cantautore romano su Salvini la pensa in maniera opposta rispetto al professore bolognese
Anche rispetto al suo predecessore Marco Minniti, Ministro dell’Interno sotto il Governo Gentiloni, l’unica differenza starebbe nelle doti comunicative: capaci, quelle di Salvini, di avvicinarsi di più agli italiani, annullando di fatto la differenza che intercorre tra l’essere un politico e un cittadino, accorciando le distanze di ruolo e farsi sentire più vicino al suo popolo. “La politica di Minniti era più a destra di quella di Salvini”, ha detto ancora Venditti per poi incalzare sulle differenze che separano i due. “Minniti era un corpo estraneo in un corpo già estraneo al Paese come è oggi il PD. Non era l’incarnazione di un’idea. Era disorganico a una cosa già disorganica di per sé. Mentre Salvini è organico a tutto quel che dice. Ha una capacità di immedesimazione fenomenale. È credibile”, ha ribadito con insistenza il cantante. Antonello Venditti ne ha anche preso le difese sulle critiche che gli sono state rivolte in merito al caso Diciotti: “Il caso è chiuso. Salvini ha agito in nome di un superiore interesse nazionale, l’hanno capito tutti. Tutta Europa. In Italia c’è questa confusione di linguaggio e di poteri e alla fine le ragioni di chi grida allo scandalo sono deboli, perdenti, inutili”, ha chiuso sulla questione.
Dalla politica alla musica, l’intervista è andata avanti su altri piani, finendo a parlare anche di Ultimo, per Venditti il migliore cantautore di questi tempi. “La notte in cui non si sapeva dove fosse finito” – quella dopo la sconfitta di Sanremo – “era al telefono con me. Sono stato un amico e un amico non è quello che ti blandisce, né ti fa la ramanzina, ma quello che ti dice le cose come stanno. Ultimo è molto simile a come ero io alla sua età”. Antonello Venditti è poi tornato indietro nel tempo, al 1963, quando scriveva le sue prime canzoni; quando si ingozzava di cibo per reagire alle critiche; ai ricordi del ragù della nonna. Ma anche agli occhiali a goccia, un segno di riconoscimento del cantautore romano. “Metto le stesse cosa da 40 anni. Penso di somigliare a me stesso. I jeans, le giacche di pelle, le magliette. Nello stesso modo continuo a vedere il mondo attraverso i miei occhiali”, ha concluso, “filtrano la realtà, mi restituiscono una chiave di lettura, sono i miei raggi X”.
Senza gli occhiali scuri, in effetti, Venditti non sarebbe lui. Ma ora sappiamo qualcosa in più, sui suoi indirizzi politici, che non ci fanno dispiacere, di certo. Non ci resta che augurargli… buon compleanno!
Fonte: Vanity Fair