Romano Prodi, il ritorno: “Salvini è un razzista e non capisce gli italiani”

L’ex Premier Romano Prodi, a DiMartedì, su La7, è tornato all’attacco contro il Vicepremier Matteo Salvini.

Romano Prodi, Salvini è un razzista - Leggilo

L’ex Premier Romano Prodi, da qualche giorno tornato alla luce dopo un lungo oblio, sembra essere ormai di nuovo al centro… delle parole. Un fiume di parole campate in aria, tra una visione medievale della realtà e una percezione del presente come del 1200. I tempi si sono voluti, ma il “professore”, questo, non lo sa. Così, quando ha occasione, ci rifila una serie di paroloni e di metafore che facciamo anche fatica a capire. Ma ci proviamo.

Il suo ultimo discorso ha preso di mira il Vicepremier Matteo Salvini, impegnato, in questi giorni, a rispondere con ironia agli insulti che gli vengono rivolti contro durante le sfilate di Carnevale; oppure, durante la marcia antirazzista di Milano, “People”, dove una “gentil signora”, come l’ha definita lui stesso, ha sventolato un cartello accostando, alla figura di Salvini, i termini “fascista” e “salviniano”. Ma c’è anche chi lo accusa, non è una novità, di razzismo. E anche Romano Prodi, a diMartedì, su La7, ha detto che affermare le diversità vuol dire, automaticamente, cadere nel razzismo. “Quindi sì, Salvini è razzista. Noi siamo una parte di mondo, con una grande cultura e una grande civiltà da custodire, ma non con la cultura e con l’odio”. Poi, ne fa una questione di regionalismo: “Io sono dall’altra parte ma non faccio mica la faccia feroce, forse perché sono emiliano. Credo proprio che creando tensione si può andare avanti per un po’ di tempo ma poco”, ha aggiunto l’ex Premier.

Salvini“, ha continuato ancora Prodi, “non è moderato”. Per questo, ha difficoltà ad interpretare la società italiana: “La tensione stanca, non c’è più il desiderio di lite, che c’era stata fino a qualche mese fa. Adesso la gente comincia a dire di dover convivere con gli altri e di non restare isolati”. Proprio per impedire litigi con francesi e tedeschi, per impedire cioè il razzismo – un “sentimento nuovo che si vede arrivare” – il PD deve agire. Se il leader del Partito Democratico sarà l’unico in grado di mantenere un’unione europea – sempre con la storia della moneta e dell’esercito europeo – già il voto è stato un passo avanti. “Deve seguire un’azione coerente”, si è augurato Prodi. “I voti danno coraggio, sono importanti, ma debbono esser seguiti dalla politica aperta”.

Politica aperta in tema migranti, forse si riferisce a questo, l’ex Premier. “I barconi non arrivano ma la tensione è uguale”, ha detto. Il clima “infame”, di cui parlava Matteo Renzi qualche giorno fa, pare aver trovato in Prodi un buon riscontro. “Il PD non può essere solo. Nessun partito da solo può andare al governo, il problema è fare delle coalizioni fra partiti omogenei e non divergenti tra di loro”. In sostanza, l’ex Premier si è auspicato l’unione di persone che provengono da diverse forme politiche, ma che hanno gli stessi obiettivi, così come una volta – torniamo al medioevo – si aveva un “riformismo cattolico, un riformismo socialista, liberale. Però riformismo e quindi il senso della maggior giustizia sociale che unisce anche ideologie diverse”.

Ad unire questo mondo di pace, unione, coesione e asini che volano ci si mette anche l’idea di un’Università comune, “con professori metà del nord e del sud e studenti metà del nord e del sud”. “Se facciamo queste cose ricostruiamo. Adesso è come se ci fosse un muro e questo è quello che non va bene”, insiste l’ex Premier. “Perché non fare la banca di sviluppo del mediterraneo con i denari dell’Europa e del Sud, con quelli del Golfo?“. Prodi, comunque, deve essere rimasto molto indietro, visto che si è perso un bel pezzo di storia, quando l’Italia si è unita e la divisone tra sud e nord si è ridotta, annullata. Eppure, parla del sud come una cosa a parte.

Il PD, con il voto alle primarie, invece, “si è ripreso, un modo per ricominciare”. Il partito dovrà dimostrare, ora, di avere una capacità di apertura e di comprensione dei problemi che da tempo è mancata – e che non ha mai avuto, aggiungerei. “Bisogna essere inclusivi, fare gioco di squadra. Stringere rapporti con l’associazionismo. Raccogliere gli interessi multipli della società italiana. Ma bisogna raccogliere, non imporre. Non ci sono più i grandi partiti che stanno soli, cui sono i partiti che sanno raccogliere intorno a se degli altri. Questo è un problema non solo per il centrosinistra, è un problema per tutti”, ha concluso Prodi.

Insomma, ci manca solo la proposta dell’annullamento della proprietà privata e ci sono buone basi per parlare di un mondo, quello prospettato da Prodi, dove tutto cade a pezzi. E tutto cade, disastrosamente, a Sinistra.

Fonte: Dimartedì

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