Alessandro Battaglia, 7 anni fa, fu abusato da un parroco. I suoi genitori stanno provando dal 2015 a contattare Papa Francesco. Ma lui non risponde.
Cristina ed Ettore Battaglia sono due genitori che hanno scritto una lettera a sua santità Papa Francesco in merito a un fatto sconvolgente. Il figlio Alessandro, sette anni prima, è stato violentato da un sacerdote di Rozzano, Don Mauro Galli. La famiglia Battaglia ha atteso anni e anni il verdetto. Poi, qualche giorno fa, il sacerdote è stato finalmente condannato. I genitori, dal 2015, hanno provato a contattare Papa Francesco per esprimere la loro indignazione di fronte a quanto successo, ma non hanno ottenuto nessuna risposta, nessun segno di vita. Pochi giorni fa, allora, Cristina ed Ettore hanno diffuso alla stampa l’ultima lettera inviata a Bergoglio.
Nella lettera, la vicenda viene ricostruita per filo e per segno. Quello che sconvolge, più di tutto, è che i genitori non hanno scritto solo per denunciare la violenza, ma per esprimere rabbia, indignazione, dolore. Nel loro caso, infatti, ci sarebbero state una serie di azioni volti a coprire l’abuso che il loro figlio Alessandro ha subito. “Nel nostro caso è chiaro che Mons. Mario Delpini e Mons. Pierantonio Tremolada, hanno saputo che Don Mauro Galli aveva abusato di Alessandro, nostro figlio”, si legge nella lettera.
Delpini avrebbe ammesso, dicono i genitori, sotto giuramento della polizia, di essere stato avvisato da Galli dell’abuso. Per questo, per insabbiare il tutto, ha fatto trasferire il prete in un’altra parrocchia, come riportato da Adnkronos. Monsignor Mario Delpini, di recente, è stato promosso a Arcivescovo di Milano. “Se chi commette o copre abusi potrebbe essere in qualche modo influenzabile dal maligno, come può, quindi, questa persona, lavorare e svolgere mansioni importanti nella santa istituzione?”, chiedono i due coniugi. A questo punto, comincia il rifiuto, l’indignazione, lo sdegno. A capo di tutto questo, c’è la Curia Romana, Papa Francesco, che ha avuto nel tempo pensieri più importanti che concentrarsi sulla pedofilia dilagante nella Chiesa.
“Caro Papa, tu dici sempre che la Chiesa è vittima insieme agli abusati, eppure, nel nostro caso non lo è mai stata. La chiesa non si è seduta con noi in tribunale”, scrivono agguerriti Cristina ed Ettore. “Al contrario, don Mario Galli, il parroco di allora e l’Arcivescovo di Milano ci minacciarono tramite i loro avvocati. Volevano che mettessimo a tacere la stampa. Più che vittima, come suggerisci tu, la Chiesa si è messa dalla parte del carnefice”.
La lettera si chiude con un riferimento al Summit sulla pedofilia, da poco conclusosi, voluto dal Papa proprio per concentrarsi sulla questione. “Serve veramente un Summit mondiale per rendere consapevoli i vescovi che insabbiare o abusare non è un’azione buona?”, si chiedono i genitori di Alessandro. Poi, una speranza: “Per credere ancora in questa Chiesa, ti chiediamo a nome di tutte le vittime: le tue idee come si traducono in azioni? Quanto tempo ancora ci vorrà per ricevere una risposta?”
Nessuna voce, però, si muove dall’alto. La questione è molto semplice: da un lato, vi è il Papa che organizza un summit internazionale per la difesa dei minori abusati dalla Chiesa; dall’altro, però, sacerdoti, vescovi insabbiano e nascondono la realtà dei fatti. Non è sempre così, intendiamoci. Eppure, per i Battaglia, è andata così.
Chiara Scrimieri
Fonte: Adnkronos
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