Renzi è un vulcano, firma querele a Travaglio. Al Lingotto, per la presentazione del suo libro “Un altra strada” ne ha per tutti:” Sono orgoglioso dei miei genitori”
Quattro giorni fa, raggiunto in serata dalla notizia dell’arresto dei genitori, Matteo Renzi aveva lasciato Torino immediatamente, interrompendo il tour per la presentazione del suo libro “Un’altra strada” senza fare tappa al Circolo della Stampa dove era atteso.
Ma era solo un arrivederci a presto: «Non mi sottraggo – aveva detto affidando un messaggio ai social – tornerò in una sede ancora più grande». E l’ex premier ha mantenuto la promessa al Lingotto di Torino, come riportato da La Stampa, davanti a Maurizio Martina e Roberto Giachetti e all’ex Ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. «Di fronte alle difficoltà tutti ci dicono che siamo finiti – ha esordito Renzi – ma noi siamo quelli che restano e che non mollano mai».
Ha prima ringraziato il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino:“Auguri per la prossime elezioni, contro cialtroni nazionali” ha detto, non lasciando spazio alle interpretazioni su chi fossero i “cialtroni”. Ha fatto riferimento a Alessandro Di Battista:” Una persona moderata che definisce Obama un golpista” ed ha accenato a Luigi Di Maio: “uno che definisce il mio governo simile al governo di Pinochet in Venezuela”.
Del Governo dice: “Non hanno bisogno del nostro odio, ci pensano da soli: stanno implodendo, ci lasceranno un paese nelle macerie e quando verrà il nostro turno non avremo tempo per le vendette, ancora una volta toccherà a noi portare l’Italia fuori dal fango”.
Ma fa anche altro, Renzi: chiama sul palco il suo avvocato e appone una firma a quella che dice essere una querela per il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio. “Quando sarò in auto sulla via del ritorno firmerò le altre” dice, riferendosi alla promessa che aveva fatto giorni fa, di presentare pubblicamente la lista delle persone che avrebbe querelato per anni di diffamazione ” Pagheranno caro! Pagheranno tutto“ aveva detto Renzi che ora spiega: “Scusate se non ce l’ho fatta, ma sapete … sono successe cosette che hanno avuto la priorità.”
E uno deti temi della serata, inevitabilmente, è la vicenda giudiziaria che ha coinvolto la sua famiglia. L’ex Presidente del Consiglio attenua i toni «Non mi sentirete mai dire una parola contro la giustizia italiana, rispetto le sentenza, ma penso che la storia in futuro racconterà che è stupefacente come per anni si sia fatta una fitta rete di indagini nei confronti del presidente del Consiglio e dei suoi famigliari. Di fronte a questo posso dire solo una parola: fiducia nella magistratura. Però umanamente ci sto male». Una fiducia ritrovata da poco, tuttavia. Sulle prime Renzi intonò un lamento in tutto simile a quelli di Silvio Berlusconi assediato: “Se non avessi fatto politica questo non sarebbe successo” aveva detto. Trovate le differenza, viene da dire.
Parlando della famiglia, come riportato da La Stampa, dice « Sono fiero e orgoglioso che mio padre e mia madre vogliano difendersi in un processo». «Sono orgoglioso di essere loro figlio e ai magistrati dico, ‘noi non vogliamo impunità, immunità – dice riferendosi chiaramente alla vicenda del Ministro dell’interno di Matteo Salvini sulla vicenda Diciotti – noi non vogliamo scambi per non andare a processò – dice – noi non scappiamo come fanno gli altri, vogliamo andare in quell’aula, perché lì vedremo chi ha ragione e chi torto».
«In tanti – ha affermato in chiusura l’ex Segretario dem – si aspettavano forse da me parole di rabbia, un fallo di reazione». Ma gli amici «che sono scesi dal carro non meritano la vostra stima».
Alessandro Signorini
https://www.youtube.com/watch?v=CPMsJZGfMXM
Fonti: La Stampa, Youtube Libero pensiero