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Renzi, carriera politica rovinata per sempre. E non per colpa sua, questa volta

Tiziano Renzi e Laura Bovoli, i genitori dell’ex Premier Matteo Renzi, sono finiti agli arresti domiciliari con l’accusa di bancarotta fraudolenta e per emissione di fatture false.

Se le accuse risulteranno fondate – dopo una sentenza definitiva, ancora lungi dall’essere emessa – Tiziano Renzi e Laura Bovoli potrebbero essere considerati due truffatori, non prima. Ma quando avverrà, se avverrà, non potranno essere considerati due truffatori qualsiasi, visto che la loro vita è legata a quella del figlio, l’ex Premier Matteo Renzi. Un politico d’assalto che in quanto a paroloni in politica ci sa fare, salvo poi lasciare la parole lì dov’erano o rovesciare nei fatti tutti i buoni propositi che si era dato. Ha parlato molto in difesa dei genitori, Renzi, come è giusto facesse, commettendo tuttavia l’errore di infierire su Di Maio senior, come se in famiglia tutti i problemi fosseo superati.

Ma se è vero che le colpe dei padri non dovrebbero ricadere sui figli, è anche vero che, se tuo figlio ha preso in mano l’Italia – salvo poi farla cadere in mille pezzi – non puoi non credere che quello che fai non gli si ritorca contro. Per questo, qualora fossero davvero colpevoli, i coniugi Renzi risulterebbero aver giocato d’azzardo, pesantemente, e in qualche modo anche sulla pelle del figlio, compromettendone la carriera politica più di quanto lui non sia capace di farlo da solo.

Proprio ieri, quando un capitolo si è chiuso – la piattaforma Rousseau ha registrato quasi il 60% di voti contrari a mandare a processo il Vicepremier Matteo Salvini – un altro si è aperto, e a finire nel girone processuale sono stati proprio coniugi Tiziano Renzi e Laura Bovoli. False fatturazioni e bancarotta fraudolenta, sono queste le accuse che hanno portato i genitori di Matteo Renzi agli arresti domiciliari. Tre cooperative -“Delivery“, fallita nel 2015, “Marmodiv” ed “Europe service“, chiuse nei mesi scorsi – hanno visto le loro casse svuotarsi a poco a poco, fino a fallire. Tutte e tre le aziende sono collegate alla “Eventi 6“, la società di marketing della famiglia già finita sotto inchiesta in passato.

L’ordinanza è stata emessa dal Gip di Firenze ed eseguita dalla Guardia di Finanza del capoluogo toscano, come riportato dall’Ansa. Arrestato anche il Vicepresidente di una delle cooperative Mariano Massone e anche Roberto Bargilli, che lo si ricorderà per aver sostenuto Renzi nelle primarie del 2012.

Il Procuratore capo Giuseppe Creazzo, con l’aggiunto Luca Turco e il Pubblico Ministero Christine Von Borries hanno convalidato la custodia cautelare in quanto i genitori dell’ex Premier avrebbero provocato volontariamente il fallimento di tre cooperative dopo averne svuotato le casse, ricavando così in maniera illecita svariati milioni di euro. Ci sarebbe stato, da parte dei due coniugi, l’emissione, tra il 2013 e il 2018, di fatture per operazioni inesistenti all’interno di una delle società, alla quale si aggiunge un’ipotesi di bancarotta fraudolenta, per le due altre società cooperative, tra il 2010 e il 2013, come riportato da Il Corriere della Sera.

L’inchiesta inizia nel 2009, con la cooperativa “Delivery Service Italia“, in regola solo per il primo anno di esercizio, sommersa di debiti nel 2010 e chiusa nel 2011 per due “evasioni contributive”, una di 287.131 euro e un’altra di 332.131. Da qui, l’esigenza di aprire una nuova cooperativa “per cercare di guadagnare qualcosa in più”. Tracce di questa ipotesi si ritrovano in una email inviata dalla moglie al marito: “L’unica cosa che salvaguarda la coop è andare subito a dare gli stipendi e a far firmare contemporaneamente le dimissioni a tutti. Poi la nuova cooperativa… sarà costretta a riassumerli subito“, si legge.

Tiziano Renzi, intanto, in una email inviata al genero, Andrea Conticini studiava le mosse future per far fallire l’altra società:  “Occorre predisporre un contratto che preveda questo compenso in base a un lavoro potenzialmente contestabile, anche se il contratto deve essere apparentemente non punitivo. Contemporaneamente creiamo una nuova cooperativa e la mettiamo pronta. Poi facciamo il blitz, cambiamo il presidente e chiudiamo Marmodiv per mancanza di lavoro che nel frattempo, dall’oggi al domani, lo dirottiamo alla nuova”, questo il testo della email.

Scioglimenti, liquidazioni, trasferimenti di sedi, cessioni di quote, redistribuzione dei ruoli, fallimenti pilotati, fatture gonfiate: questo il modus operandi per portare le società al fallimento. Un tale Mohammad Nazir, titolare di una ditta individuale per la spedizione di materiale propagandistico, ha emesso fatture per circa 40.000 euro, tra il 2016 e il 2017, in favore di Marmodiv dei Renzi. Fatture false, sembra, visto che l’indirizzo della sede della ditta era in realtà quella di un appartamento e la ditta non risulta aver mai lavorato con la Marmodiv. Sopratutto perchè il signor Mohammed Nazir non esiste o almeno non risulta all’anagrafe. Isajiad Amir, titolare di una ditta a Castiglione delle Stiviere, ha invece disconosciuto la fattura da 15.000 euro. In pratica, si utilizzavano nomi di altre imprese – o imprese inesistenti – per fatturare prestazioni mai effettuate.

I nomi stranieri ricorrono, in qualche modo, nella vicenda Renzi, per un motivo o per un altro: si ricorderà, a questo proposito, il caso di Omoigui Evans, il lavoratore a nero per l’Arturo Srl, di proprietà della famiglia di Renzi, che denunciò Tiziano Renzi per non avergli mai dato un centesimo. L’azienda, che aveva lavoratori non in regola e capannoni abusivi, sparì in un batter d’occhio. E il risarcimento, per l’immigrato Omoigui, non ci fu mai.

Il gip Angela Fantechi ha parlato di “condotte volontarie realizzate non per fronteggiare una contingente crisi di impresa, quanto piuttosto di condotte imprenditoriali finalizzate a massimizzare il proprio profitto personale con ricorso a strategie di impresa che non potevano non contemplare il fallimento delle cooperative“. I fatti per i quali si procede non sarebbero occasionali né casuali, ma anzi programmati dall’inizio alla fine, e si inseriscono in un piano criminoso già previsto da tempo.

In sostanza, Tiziano Renzi e Laura Bovoli, attraverso una manodopera a nero, senza oneri previdenziali ed erariali, avrebbero mirato a far raggiungere alle cooperative uno stato di difficoltà economica, già prevista; e una volta raggiunto, ad abbandonarle per trarne profitti. Il fallimento era quasi certo, visto che sulle stesse cooperative gravava l’onere previdenziale, e l’onere fiscale. Nel caso della Marmodiv l’illecito sarebbe nell’emissione di fatture per operazioni inesistenti al fine di consentire evasione di imposta a “Eventi6′”. Il Gip ha anche aggiunto che: “i genitori di Matteo Renzi hanno omesso sistematicamente il versamento di oneri previdenziali e di imposte”. In pratica, le cooperative, dice il Giudice, “vengono costituite solo come schermo per altri affari”.

Tiziano Renzi avrebbe anche inquinato le prove, cancellando alcuni dati da un pc per il timore delle indagini. A finire nel mirino, è una cartella sul pc dell’azienda, rinominata “Lalla“, soprannome riconducibile a Laura Bovoli, all’interno della quale è stata rinvenuta, tra l’altro, la sua carta di identità. Nella cartella sono stati rinvenuti numerosissimi documenti riferibili alla cooperativa “Europe Service”, in particolare la lista soci, modelli F24 relativi alla cooperativa per il pagamento dell’Irap e del premio Inail, un file nel quale è riprodotto il logo della Europe Service Cooperativa identico al quello riportato su alcune fatture acquisite presso la sede della Eventi 6, copia dei contratti della Cooperativa Europe Service, nonché contratti di lavoro.

Silvia Gabrelleschi, ascoltata dagli inquirenti, ha detto invece che “prima della perquisizione avvenuta a ottobre 2017 presso la ‘Marmodiv’, Tiziano Renzi sapeva già dell’arrivo dei finanzieri e si premunì contattando un tecnico informatico suo amico al fine di formattare i computer, contenenti le fatture per operazioni ed assegni collegati alle suddette fatture, riportanti firme false”.

Antonello Gabelli, uno dei dipendenti della società ha spiegato che venivano create aziende, prevalentemente sotto forma di cooperative, al solo fine di raggruppare i lavoratori o i mezzi. Tali società venivano distinte dalla società “capofila”, ossia Eventi6Chill, Mail Service, One Posted Eukos: sono queste ultime, nel tempo, ad aver intrattenuto i rapporti con i clienti, come Carrefour, Conad, Euronics e altri. “Tendenzialmente Mariano Massone, Giovanna Gambino, Tiziano Renzi e Laura Bovoli creavano società cooperative al fine di svolgere il lavoro operativo, concentrando tutte le criticità su queste e lasciando “pulite” le menzionate società capofila”, spiega Gabelli.

“Chi conosce la realtà sa che quelle carte, peraltro, non corrispondono al vero”, ha scritto questa mattina Matteo Renzi. Ma questa è la sua versione che, fino a questo momento, sembra non reggere. Ma la giustizia farà il suo corso. Il tempo, farà giustizia di tutte le bugie. Resta da vedere chi è… che ha mentito.

Chiara Feleppa

Fonti: Ansa, Il Corriere della Sera, Facebook Matteo Renzi

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Chiara Feleppa

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