Latte rumeno e pastori che non dimenticano: perché il PD perderà anche la Sardegna

Il Movimento dei pastori: “Pd e Centrodestra hanno colpe. Corteggiati dal M5s, ma non vogliamo bandiere”.

Tra una settimana, il 24 febbraio, in Sardegna si terranno le elezioni regionali. E’ chiaro quindi che quella del latte è una protesta che a tutti va di traverso, dal Governo all’opposizione, che sia di Centrodestra – Forza Italia e Fratelli d’Italia – o di centro sinistra. La protesta dei pastori sardi contro l’iniquo prezzo a cui sono costretti a vendere il loro latte ha una sua forza politica intrinseca, ed il prezzo pagato dagli industriali, 60 centesimi al litro, contro il quale si è scatenata la protesta, è certamente destinato a salire. I Sardi hanno scelto il momento giusto per far partire la protesta. Tutta la politica cerca di cavalcarla e farla sua, da Salvini al Movimento Cinque Stelle. E non sono da meno Maurizio Martina del PD o Silvio Berlusconi.

Il leader della protesta Federico Floris, ha parlato chiaro e lanciato un ultimatum alle istituzioni: se non si troverà una soluzione in pochi giorni alla vertenza sul prezzo del latte, si arriverà al blocco dei seggi in tutta l’Isola: “Pur di protestare nella massima libertà, senza alcun colore politico, contro il prezzo troppo basso pagato per il nostro latte, abbiamo rinunciato ad appoggi e proposte allettanti”.

Floris e il figlio del capo storico del movimento dei Pastori Sardi Felice Floris: “Dieci giorni fa – al Fatto Quotidiano – Francesco Desogus, candidato governatore del M5S alle elezioni regionali in Sardegna, ci ha proposto la poltrona di assessore all’Agricoltura in caso di vittoria alle elezioni, in cambio del nostro appoggio”.

Il Movimento dei Pastori Sardi ne ha discusso. Sembrava una proposta che non si poteva rifiutare ma situazione è precipitata qualche giorno dopo quando un singolo pastore stufo della prepotenza degli industriale ha iniziato a versare il latte, come riportato da Dire. I sardi sono un grande popolo, e la loro testa dura, grande dignità, orgoglio ed unità, è proverbiale. Immediatamente quel singolo pastore ha ricevuto solidarietà e sostegno: tutta la Sardegna rurale si è aggregata e come si dice, il restò è storia.

“Ormai si è innescato un meccanismo e vogliamo andare fino in fondo”, ha detto Floris che ha spiegato come il Movimento abbia deciso di non fare sconti a nessuno. Sul loro lavoro speculano e si arricchiscono moltissime persone, aggiunge: “industriali del latte, macellatori, mangimifici. Chiunque stia attorno a noi sta bene, solo noi stiamo male”. Poi l’appello ai pastori aderenti al movimento: scendere in piazza “senza bandiere e senza sigle”.

La Regione Sardegna è governata dal PD, ritenuto il maggiore responsabile della sitiuazione attuale. Del resto Maurizio Martina è il Ministro dell’Agricoltura uscente: prima nel Governo Renzi, dopo, riconfermato con il Governo Gentiloni. Parlando delle trattative in corso ha detto: “Il modello in Sardegna può essere quello che noi abbiamo usato con successo negli anni passati per il latte bovino. Serve un fondo per gestire la fase emergenziale, il ritiro straordinario di latte lavorando anche sul sostegno agli indigenti. Dubito si arrivi a 1 euro al litro nelle prossime ore. Le sparate di Salvini non stanno in piedi. Ci si può arrivare in qualche mese. E Di Maio che da la colpa all’Europa e’ semplicemente ridicolo. Dimostra di non sapere quello di cui si parla. La questione di fondo invece rimane un prezzo equo tra domanda e offerta e una programmazione della produzione nella filiera senza speculazioni che metta in sicurezza agli allevatori”. Martina ha dichiarato inoltre su FB: ” I pastori esasperati sono arrivati a rovesciare il latte per chiedere prezzi equi, nessuno può rimanere indifferente”. utto giusto, sulla carta. Ma verrebbe da chiedergli cosa ha fatto da Ministro e cosa ha fatto il PD che governa la Regione per prevenire una crisi del genere: fondo per le emergenze, sostegno, programmazione, rete di sostegno agli agricoltori.

Certo, non è la prima volta che il prezzo del latte crolla, come ha ricordato proprio l’ex ministro dell’Agricoltura Martina: “Abbiamo compiuto alcune scelte – dice ora – come gli aiuti diretti agli allevatori e l’introduzione del pegno rotativo che consente ai produttori di avere più facilmente finanziamenti in banca e non trovarsi a svendere il prodotto”. Martina sembra dimenticare che le banche i soldi non li regalano, bensì li vendono. I finanziamenti, allorché facilitati, vanno poi restituiti: non può certo essere quella la soluzione, tutt’al più un placebo momentaneo.

E’ necessario fissare un prezzo minimo sotto al quale non si possa scendere, ma l’ex Ministro Martina preferisce dare del ridicolo al vice premier Luigi Di Maio quando individua le responsabilità nell’Europa. La Ue permette che prodotti con un costo di lavorazione minore – il costo all’origine che influisce sul prezzo del prodotto finito – vengano venduti in uno Stato membro che non ha la possibilità di lavorare il medesimo prodotto a prezzi simili e, dunque, concorrenziali. E’ il caso della Romania, ad esempio, dove notoriamente il costo del lavoro e della materia prima sono notevolmente più bassi.Nel novembre di due anni Matteo Renzi era in visita al caseificio Pinna di Thiesi in Sardegna. Con lui il gruppo di industriali che ha messo in ginocchio gli allevatori, importando il latte dalla Romania e dalla Bulgaria spacciandolo poi per formaggio prodotto con latte Sardo. Un cartello di industriali che ha deciso il misero prezzo di 0.60 centesimi di euro a litro di quest’anno agli allevatori. Il caseificio dei F.lli Pinna di Timisoara, in Romania fu finanziato con i fondi del nostro Ministero dell’Agricoltura. Non potevano essere usati quei fondi per aiutare i pastori dell’Isola? L’ostinata cecità di questo modo di operare adesso si è scontrata con il popolo Sardo.

Il Governatore della Regione Francesco Pigliaru è ritenuto il maggiore responsabile del crollo dei prezzi del latte. La Regione a settembre ha aperto un tavolo di trattativa tra industria e pastori che a nulla ha portato.

Federico Floris ha commentato: “L’ex ministro Martina ora ci appoggia? Le nostre richieste sono le stesse da tempo. A guidare la Regione oggi c’è proprio il PD e, ancora prima, c’era il Centrodestra. Le responsabilità sono lì”. Migiore fortuna presso i pastori sembra averla il Governo in carica, ma non di molto. I leader della protesta ha incontrato sia il vice premier Luigi Di Maio che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ma dopo l’incontro hanno commentato: “Il governo è attento, ma il tempo è poco”. Intanto il Ministro dell’interno Matteo Salvini embra dettare la linea al collega di partito e Ministro delle politiche agricole Gian Marco Centinaio che dichiara: “Ritengo urgente dare vita a una Commissione Unica Nazionale con pastori, produttori e industriali per il latte ovino, con lo Stato -vista l’assenza della Regione – che torna a fare lo Stato e stabilisce un prezzo minimo di contrattazione, anche con una eventuale parte di sovvenzione”.

Queste persone non le puoi impressionare con qualche stretta di mano e non le puoi convincere con offerte al ribasso. E’ capitato di vedere in questi delegazioni di politici allontanate in malo modo: per i Pastori erano lì solo per fare campagna elettorale. Qui il Governo deve tirare fuori il coniglio dal cilindro: servono fatti concreti o la protesta non si fermerà. E a farne le spese sarrno proprio le urne. Significativa in tal senso la protesta di alcuni cittadini di Pattada, la località che dà il nome all’omonimo coltello sardo famoso nel mondo: “la pattada”. Lì circa 250 persone si sono recate in comune ed hanno restituito la tessera elettorale.

Fonti: Dire, Il Fatto Quotidiano, Facebook Maurizio Martina

 

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