Tav, un’opera inutile che costa un mare di soldi

La questione della Tav ha aperto uno scontro tra chi sostiene la costruzione dell’opera colossale e chi invece la ritiene uno spreco di energie e soldi.

No Tav: troppi costi e pochi benefici

Se il Vicepremier Matteo Salvini è favorevole alla costruzione della Tav, che divide gli animi, c’è chi, di contro, sostiene l’esatto opposto. Sembra essere un buco nero il precipizio dell’informazione mainstream nel quale cadono tutte le informazioni relative all’assoluta inutilità di proseguire – anzi di iniziare – la grande opera Tav. Le informazioni sembrano destinate a non riemergere da questa grande disinformazione che tiene banco nella stampa e nelle Tv. Dati e numeri vengono distorti e disorientano di chi volesse riuscire a comprendere davvero costi e benefici di un’opera considerata obsoleta per alcuni e necessaria e all’avanguardia per tanti altri.

La squadra di esperti, voluta dal governo Conte, ha dichiarato in via definitiva – con una votazione di quattro voti contrari su cinque – la sua inutilità, in base alla comparazione di costi e benefici dell’opera che, come ha scritto Marco Travaglio, ha già fatto spendere allo Stato italiano 1.4 miliardi di euro solo per le ricerche esplorative.
Eppure, tutta l’informazione mainstream continua a perorarne l’estrema utilità; a millantarne, senza una prova vera, la necessità e gli impatti benefici che deriverebbero dalla sua realizzazione.

I 50.000 posti di lavoro ipotizzati sarebbero in realtà 4.000; il trasporto merci su quella linea è ormai crollato da decenni, per cui il ricavo sarebbe minimo. Sui tempi, si parla di solo 1minuto e 20 secondi in meno per andare da Milano a Lione. Allora, a chi serve questa TAV? Cos’è veramente necessario?

I comuni interessati e la Regione Piemonte non avrebbe alcunché da perderci ma tutto da guadagnarci con quest’opera – fumo negli occhi per l’elettorato, soldi promessi nelle tasche degli imprenditori – dal momento che i costi ricadrebbero tutti sulle casse dello Stato e non sugli enti locali. Chi ha già investito vorrebbe passare al più presto alla riscossione alla cassa.

Tutto questo giustifica sia la disinformazione ufficiale, sia il dispiego di mezzi e di energie da parte dei politici, che nessun’altra causa avrebbe reso tanto incisivi e solleciti per portare in piazza migliaia di persone. Tutti appassionatamente in piazza a Torino, si sono ritrovati. Partiti di Sinistra rigorosamente al fianco del partito, amico di sempre, Forza Italia, e i loro relativi elettori, malamente informati e forse nemmeno interessati a saperne davvero. La Tav è un’opera inutile messa e tenuta in piedi da un asse solido tra politica e imprenditoria – la seconda che poi finanzierà, con soldi e/o con voti la prima – per guadagnarci su. Ma non serve a nulla.

La Tav è stata definitivamente archiviata come inutile da seri esperti e non dai soliti starnazzatori dell’inchiostro.
Verrebbe da chiedere la M5S, per coerenza nei confronti del loro elettorato, se non vogliono mostrarsi arrendevoli ai capricci leghisti, di essere irremovibili con il proprio alleato Salvini, che è sceso in piazza per i propri interessi e non certo per quelli degli Italiani, infischiandosene del contratto di Governo che prevedeva la totale revisione dell’opera sulla base delle analisi dei costi/benefici.
Di ben altri buchi, che non quello in Val di Susa, dovrebbe occuparsi e dovrebbe tenere conto il nostro caro Salvini – se proprio non vuole decidersi ad occuparsi di quello che il suo ministero gli imporebbe – invece di scendere in piazza a fare l’opposizione al suo stesso governo e l’ interesse dei soliti noti che gli chiedono di dargli un chiaro segno di amicizia, presenziando a Torino. Iniziare a tapparli, i buchi, e non aprirne di nuovi: quelli che per esempio trasformano le strade della Capitale in una sorta di gioco a premi per che vi sopravvive; i buchi della rete dei trasporti su rotaia che isolano metà Penisola e la relegano in una sorta di preistoria dei trasporti da Roma in giù; i tanti buchi nella sanità, nella scuola, nella cultura e in ogni genere di infrastruttura, che aspettano da anni di essere riempiti .

Ecco a cosa potrebbero servire, per quanto insufficienti sarebbero, gli 8 miliardi risparmiati per un’opera morta già prima di nascere.

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