Il Tribunale dei Ministri di Catania, un mese fa, ha chiesto l’autorizzazione a procedere contro il Vicepremier Matteo Salvini per sequestro dei migranti della Diciotti.
Vorrei che il M5S votasse “sì” all’autorizzazione a procedere nei confronti del Viceministro Matteo Salvini, non in nome di un atteggiamento duro e puro, ma per due motivi principali: il primo, riguarda un problema squisitamente giuridico che richiederebbe la massima attenzione da parte dei rappresentanti di un movimento che si dice essere, dal suo primo nascere, alle dipendenze dei suoi elettori e nei confronti dei quali ci sarebbe, al contrario, da perdere la faccia e dunque la coesione stessa del proprio elettorato. Il secondo, riguarda l’ideologia.
Benché non creda che i cinque giorni di permanenza in mare della nave Diciotti rappresentino un caso di sequestro di persona, le opposizioni vorrebbero invece che fosse riconosciuto, per pura e squallida propaganda. Nella pur sensatissima difesa da parte di Conte dell’operato di tutto il Governo e di quello di Salvini, c’è un punto debole importante. Il motivo che farebbe crollare tutto l’impianto difensivo dell’operazione “Diciotti” è che nessun articolo della nostra Costituzione avrebbe obbligato il Ministro a vietare lo sbarco dei 177 migranti a Catania, in attesa di essere poi ripartiti tra tutti i paesi membri dell’Unione Europea. Per questo, il M5S dovrebbe, per coerenza rispetto ai suoi elettori, autorizzare a procedere rimandando la questione ai giudici e non al parlamento, come accadrebbe, invece, nel caso in cui votasse di no.
Se infatti i 5 stelle dicessero “no” all’autorizzazione a procedere da parte del Tribunale dei Ministri, verrebbero a crollare per sempre e senza possibilità di recupero i capisaldi sui quali si regge il movimento stellato, che si rispecchiano nei valori della giustizia uguale per tutti, in quelli della legalità e dell’onestà . L’unico a giovarne sarebbe proprio Salvini che a quel punto sarebbe riuscito a ridurre il M5S a livello di qualunque vecchio partito politico. Così, col campo libero dai troppo ingombranti e vincolanti alleati, senza più alcun partito che potrebbe contendergli effettivamente la leadership, Salvini potrebbe allora far anche cadere questo governo, per tornare a nuove elezioni, candidandosi a quel punto come leader assoluto del centro destra
Tra l’altro, anche se Salvini venisse processato dal Tribunale dei Ministri, il tutto si chiuderebbe con un niente di fatto, con archiviazioni dei casi o con il ricorso all’immunità parlamentare.
Se escludiamo, ad ogni modo, il puro fine di auto promozione elettorale che il Ministro in questione ha voluto giocare anche in questa vicenda, non si può affermare che il suo gesto non abbia perseguito finalità politiche di interesse nazionale. Cioè, richiamare la UE ad una condivisione del problema della gestione dell’immigrazione e della connessa accoglienza che vede ovviamente l’Italia per motivi geografici in primissima linea.
A questo motivo squisitamente giuridico, si aggiunge un fatto di strategia politica, che vede il nostro Ministro dell’Interno perennemente in prima fila ad attestarsi, da egocentrico primattore, qualunque successo e qualunque traguardo di questo governo.
A Salvini, di tenere in ostaggio i 177 migranti della Diciotti e di risolvere veramente il problema della gestione dei flussi migratori non interessa affatto; a Salvini interessano i soliti grandi interessi dei soliti noti d’Europa e d’Italia. I suoi elettori fanno parte di quella fascia sociale del suo elettorato devastata dalla crisi che ha da sempre avuto bisogno di canalizzare il proprio disagio reale in un nemico esterno piuttosto che sulla politica. Ma della questione dei migranti non interessa nulla nemmeno alla sinistra, che sulla sua solo apparente difesa di povera gente disperata costruisce, per tornare ad avere qualche importanza sul piano politico, il suo consenso elettorale e la sua propaganda sostanzialmente uguale e contraria a quella di Salvini.
Matìs