Mahmood, al secolo Alessandro Mahmoud nato a Milano da madre sarda e padre egiziano canta la sua storia e vince San Remo con la canzone “Soldi” che parla del padre che lo ha abbandonato. Ma la polemica divampa: “Ha vinto perché non è italiano” dicono in molti.
Mahmood ha vinto la 69 edizione del Festival di San Remo e tutti giù a fare post contro il Ministro Matteo Salvini e i cosiddetti populisti. Da l’altra parte invece, tra i cosiddetti populisti, si ribatte che non è una canzone che rispecchia la tradizione italiana e che senza quel nome non avrebbe vinto. Io ammetto di non conoscere questo ragazzo, e il rap italiano non è che mi faccia impazzire. Soprattutto ho l’impressione che adesso la musica italiana, specialmente quella dei giovani emergenti, sappia fare solo quello. Ma forse sono io che sto invecchiando.
Il pezzo, nel suo insieme, mi pare senza lode e senza infamia, ce ne sono migliaia così adesso, il testo invece mi pare interessante e vorrei analizzarlo un po’ insieme a voi. Sono andato a cercare notizia sulla vita privata di Mahmood ma non ho trovato nulla, quindi quello che segue è semplicemente una mia interpretazione.
E allora analizziamo questo testo:
“In periferia fa molto caldo
Mamma stai tranquilla sto arrivando
Te la prenderai per un bugiardo
Ti sembrava amore era altro
Beve champagne sotto Ramadan
Alla TV danno Jackie Chan
Fuma narghilè mi chiede come va
Mi chiede come va come va come va
Sai già come va come va”
Pare evidente che Mahmood non deve aver avuto vita facile nella periferia di Milano, e si legge un certo risentimento nei confronti di un padre assente di cui la madre, oltre a lui, ha molto sofferto. Inoltre c’è una critica, neanche troppo velata, all’ipocrisia di chi davanti professa una religione intransigente ma poi beve alcool durante il Ramadan. Riporta alla mente il poeta palestinese Yahya Hassan, figlio di palestinesi che sono migrati in Libano e si sono stabiliti nella città di Aarhus, in Danimarca che ha fatto critiche molto pesanti all’ipocrisia dell’Islam e chi lo professa.
Da ateo dichiarato Yahya Hassan, denuncia in versi l’ipocrisia e il conservatorismo della comunità di origine. Mostra come sia difficile per le nuove generazioni svincolarsi dalle rigide regole della comunità, persino in Europa, dove purtroppo finiscono per crearsi dei ghetti, cementati dall’appartenenza religiosa e dalle tradizioni.
Senza mezzi termini, nelle sue poesie critica l’islam “che rifiuta di rinnovarsi”, quelli che “tra le preghiere del venerdì e il Ramadan girano con un coltello in tasca”, le famiglie che vietano ai figli di fare sport con i danesi, gli “stupidi che fanno jogging e pregano, poi rubano, bevono e vanno a letto con le ragazze danesi”, quelli che “in prigione si redimono leggendo il Corano e ricominciano da capo”. Ecco, a me il testo di Mahmood ha fatto venire in mente lui.
In un altra parte del del testo si legge: “Dimmi se ti manco o te ne fotti” e ancora:
“Ciò che devi dire non l’hai detto
Tradire è una pallottola nel petto
Prendi tutta la tua carità
Menti a casa ma lo sai che lo sa
Su una sedia lei mi chiederà”
E poi: “Dimmi se ti manco o te ne freghi di me come di mamma”
“Waladi waladi habibi ta’aleena
Mi dicevi giocando giocando con aria fiera
Waladi waladi habibi
والدي والدي حبيبي تا’علينا”
un verso, un ricordo d’infanzia, che significa: “Mio figlio è mio figlio,il mio amato“.
La mia opinione è che si sia volutamente scelto di far vincere chi avrebbe innescato la polemica e di conseguenza, visibilità. Come si dice: “Basta che se ne parli…“. Posso pure aver torto. Di fatto la polemica è puntualmente scattata. Comunque sia a San Remo ha vinto di ben peggio e la canzone di Mahmood non sta certo tra le peggiori. Il testo è interessante , se letto nella maniera giusta: è un testo che dovrebbe far fare qualche riflessione, sul ruolo di padre e su certe ipocrisie di chi si professa religioso.
Trovo invece sterili le polemiche sul fatto che sia o meno una canzone che rappresenta la tradizione italiana: la musica si evolve e questo è quello che piace ai giovani. La tendenza è questa, ora. Le polemiche fanno tornare alla mente quelli che adesso sono classici della musica italiana ma che, un tempo, erano “gli urlatori“. E’ certamente meglio di Sfera Ebbasta. Per quelli che dicono che “ha vinto l’integrazione” o, all’opposto, per quelli che dicono che “è un immigrato” vorrei solo rammentare che Mahmood ha più volte dichiarato di essere e sentirsi italiano al 100%.
Alessandro Signorini
Fonte: Soldi-Mahmood
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