Alessandro Mahmood, italiano di mamma sarda e padre egiziano, vince a Sanremo 2019 con una canzone non irresistibile. Ma diventerà un mito, o forse già lo è per qualcuno. Perchè vince il Festival della canzone italiana con un brano che parla anche di Ramadan, pochi mesi dopo che il Ministro Matteo Salvini ha impresso una svolta epocale nelle politica migratoria italiana. Perché vince un Sanremo nel quale il direttore artistico, Claudio Baglioni, in piena conferenza stampa, aveva mormorato una lunga digressione sulla bontà, sui porti chiusi e la persone che muoiono in mare. Polemiche al color bianco, allora.
Polemiche che hanno avuto un epilogo nel bel viso di Alessandro, non proprio pallido. Un italiano con un’identità che è l’intreccio di culture diverse, un crocevia ricco, vissuto senza rabbia. L’unico malumore che si percepisce nella canzone è verso il padre. Un malumore non privo di affetto. Una storia privata, in fin dei conti. La storia privata di un ragazzo italiano di religione musulmana. E, tuttavia per molti, Mahmood serve per dare uno schiaffo al Governo “razzista e fascista”, alla “lebbra” di cui parla il presidente francese Emmanuel Macron. Una strumentalizzazione ridicola, che rivela un razzismo implicito, perchè usa l’origine paterna di Alessandro per considerarlo uno straniero e sbeffeggiare Salvini. Un errore, perché Mahmood è italiano.
Certo, i giornalisti della Sala stampa hanno esultato come se il PD fosse tornato a vincere le elezioni con il 40% delle preferenze. Ci sono, tra loro, molti che non avrebbero degnato la canzone di un ascolto se Mahmood non avesse avuto il bel viso maghrebino che ha, si fosse chiamato Esposito e se nella canzone, invece del Ramadan, si parlasse della Pasqua. La Sinistra – distrutta da sè stessa – vive di questo, ormai. Lasciamole queste piccole vittorie morali. Si devono accontentare, e sanno accontentarsi, anche. Bandiere francesi ovunque, un ex premier Matteo Renzi che si vergogna “di essere italiano“, un italiano trattato come uno straniero da sbattere in faccia al Governo. Sono soddisfazioni.
Il vicepremier Luigi Di Maio, ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, non a caso, ha risposto con ironia a chi vedeva qualcosa di politco nella vittoria di Mahmood “Chi ora sta usando la canzone che ha vinto Sanremo contro il governo sta a pezzi e, lasciatemele dire, fa anche un favore al governo stesso». Non meno polemico, sull’rgomento, Alessandro Di Battista: “Mi scandalizza che la politica sia entrata pure a Sanremo, non certo la canzone di Mahmood. Esistono tanti tipi razzisti in Italia, anche quelli che utilizzano la vittoria di un cittadino italiano a scopo elettorale”.
Fonti: Facebook Il Secolo XIX
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