Julen, il bimbo nel pozzo. Polemiche e menzogne infiammano gli animi. Intanto nessuna notizia del bimbo, anche se i soccorritori sono a un passo da lui.
Intanto, oggi il padre ha smentito le informazioni sulla dinamica dell’incidente che da ieri circolano in rete. Un rapporto del Servicio de Protección a la Naturaleza della Guardia Civil spagnola, avrebbe diffuso la notizia che il pozzo in cui Julen è caduto era illegale e che i lavori fatti al casale nei giorni precedenti all’incidente erano stati iniziati senza i giusti permessi. La pietra con la quale era stato chiuso il pozzo si sarebbe spostata leggermente, creando un foro di 25 centimetri di diametro, e lasciando scoperto il canale. La Guardia Civil, però, oggi ha smentito tutto. “Davvero la gente pensa che diffondiamo informazioni così delicate tramite WhatsApp?”. Tra l’altro, i tempi per la conclusione delle indagini sono ancora molto lunghi, ed è impossibile, ad oggi, determinarne le circostanze che hanno fatto sì che Julen cadesse in un pozzo.
Ed è circolata anche la notizia, falsa, che Julen non sarebbe realmente nel pozzo. Se è vero che del bimbo non sono mai stati percepiti segnali di vita, visto che la sonda, immessa quasi subito nel pozzo si era bloccata a quota meno 78 metri a causa di una frana, non c’è motivo di pensare che la notizia sia falsa. I genitori hanno già perso un figlio nel 2017; fuori dal pozzo c’è il dolore e la disperazione di chi aspetta da giorni che tirino fuori il cadavere, quasi certo, del figlio.
José Rosellò, il padre di Julen, non ha mai abbandonato la zona dei soccorsi ed è disperato, come la madre. “Quando tutto questo sarà finito, tirerò fuori tutte le mie forze e andrò fino in fondo anche a questa storia”, ha detto il padre, come riportato da Il Mattino. “Chi ha diffuso quelle informazioni false e diffamanti dovrà risponderne in tribunale. Neanche Dio può perdonare persone così meschine, con tutto quello che abbiamo passato e che stiamo passando”.
Non sono mancate neanche le polemiche per i costi dei soccorsi, che finora hanno superato i 600 mila euro. 600 mila euro investiti per tirare fuori un cadavere. Ma forse la puntualizzazione è superflua, forse non c’è neanche necessità di soffermarsi sui costi quando lì sotto c’è un bimbo, e lì fuori due persone che vorrebbero poterne vedere il corpo. Sono passati più di undici giorni e ormai da 15 ore i minatori sono lì sotto, dopo essere riusciti a calarsi, dopo problemi tecnici. Ma sono troppo lenti: hanno avanzato solo di 1,5 metri dei 3,8 necessari per arrivare da Julen. Si fanno spazio tra il terreno scavando a mano, con pale e picconi. Enon percepiscono segnali di vita. E’ passato troppo tempo Siamo nel 2019 ma la terra è terra, e non si smuove facilmente. Vero che forse la vicenda di Alfredino Rampi potrebbe aver insegnato qualcosa. Vero che, contro la natura, l’uomo a volte è disarmato.
Chiara Feleppa
Fonti: La Vanguardia, Il Mattino