Sembra che il cognome Renzi sia una garanzia. Per il successo o il fallimento, a seconda dei punti di vista. L’ex premier Matteo ha certo ereditato l’inclinazione a raccontare la “sua” verità”, e a difenderla, questa verità, ragionevolmente o contro ogni evidenza, da padre, Tiziano.
Renzi senior è noto non solo per essere il fecondatore di una strana creatura mitologica – metà politico ritiratosi dalla politica, metà senatore – ma anche per essere proprietario di diverse aziende, alcune finite sotto accusa per storie che stanno mandando ai matti padre e figlio, tra smentite indignate, dirette Fb e cause per diffamazione per una parola di troppo. Vinte, peraltro, da Renzi senior.
Tiziano Renzi è ora nel mirino per la vicenda che lo lega al nigeriano Omigui Evans, ex lavoratore dell’azienda di famiglia che da anni rivendica 90.000 euro. Ma riavvolgiamo il nastro e facciamo luce sulla vicenda, seguita a più riprese dal programma televisivo “Le Iene”.
L’Arturo Srl, con sede a Lignano sull’Arno, di proprietà della famiglia Renzi, si occupava della distribuzione di giornali fiorentini per la città. Già a Novembre 2018, in un post su Facebook, Renzi senior aveva avuto un lungo sfogo, dove si discolpava da tutti i paragoni azzardati tra lui e il padre del vicepremier Lugi Di Maio, anche lui accusato di avere nell’azienda di famiglia a Pomigliano d’Arco attività non lecite. Ma, mentre i Di Maio – padre e figlio – si fecero carico delle loro colpe, la stirpe dei Renzi negò e volle fosse rimarcata la differenza tra loro e gli altri
“Chiedo cortesemente di non essere accostato a personaggi come il signor Antonio Di Maio. Io non ho mai avuto incidenti sul lavoro in azienda e se si fossero verificati mi sarei preoccupato di curare il ferito nel miglior ospedale, non di nascondere il problema. Non ho capannoni abusivi, non ho dipendenti in nero, non dichiaro 88 euro di tasse. Sono agli antipodi dall’esperienza politica missina”, aveva scritto negando tutte le accuse. Eppure, una sentenza del Tribunale di Genova ha confermato che nel 2002 nella sua azienda c’erano ben 6 strutture non autorizzate, come ha confermato il sindaco di Lignano. E ancora, riferì il sindaco, venivano presi ragazzi senza contratto per distribuire in città “La Nazione“, quotidiano fiorentino.
Tra questi proprio Omoigui Evans, che ha dichiarato, nel servizio andato in onda ieri sera delle Iene, di aver lavorato per la ditta e di essere pagato 300 euro al mese. Questi soldi non gli sarebbero mai stati dati. Omoigui lamenta di essere stato licenziato senza ricevere un centesimo. A dicembre, Tiziano Renzi disse di non essere lui il responsabile dei pagamenti, e di avere soltanto le quote della società, senza esserne amministratore. Ma qualcosa non torna perchè risulta che Renzi senior fu anche amministratore di quella società, nel 2008, proprio quando Omoigui venne assunto. Ricapitolando: Tiziano Renzi sembra aver avuto lavoratori in nero e capannoni abusivi. Ha negato, l’azienda è sparita in un batter d’occhio. Il risarcimento, dovuto o solo immaginato, è rimasto nei sogni dell’uomo venuto dalla Nigeria per “crearsi un futuro” direbbe Papa Francesco. Il povero Omoigui, che aveva denunciato il fatto, non avrebbe ricevuto alcuna liquidazione.
Renzi, vedendosi entrare in casa i giornalisti delle Iene e lo stesso Omoigui è letteralmente sbiancato “Sono tutte frottole, tutte balle” ha continuato a ripetere quando gli interlocutori le ricordavano i contenuti della sentenza emessa dal Tribunale di Genova, che lo vedrebbe soccombente davanti al nigeriano. Renzi padre non si è tenuto: “E tu? Nero di merda! Faccia di merda!” si è lasciato sfuggire mentre Omoigui intonava una canzone, “Ballerò finché Renzi non mi darà i miei soldi“.
La vicenda fa parte dei controversi rapporti tra babbo Renzi e gli ex dipendenti. C’era stato il caso di Andrea Santoni, lo chef italiano residente a Londra a fine anni novanta, lavoratore per la società Speedy Florence, anche questa della famiglia Renzi. “Non ho mai firmato nulla e non ho dovuto presentare alcun documento. Era tutto in nero. A lui andava bene così e anche a me”, ha dichiarato anni fa. Un altro lavoratore anonimo fece sapere ai giornali di aver lavorato con i Renzi per un paio di anni, in nero.
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Alla fine si può dire che non c’è paragone con la famiglia di Di Maio: il padre Antonio era stato accusato da un manovale di averlo fatto lavorare in nero nella ditta edile di cui era titolare. Il padre del viceministro ammise le proprie responsabilità e si scusò, mentre Renzi padre e figlio si strappavano le vesti e l’ex ministro Maria Elena Boschi, definìva velenosamente Di Maio jr “Ministro del lavoro nero”. Papà Renzi ha giocato d’anticipo sul servizio de le Iene, “Qualche giorno fa gli inviati de Le Iene si sono introdotti senza permesso negli uffici di un’azienda che stiamo vendendo e sotto casa di mia figlia con un ragazzo che urlava accompagnandosi con un tamburo” – il “ragazzo” sarebbe l’ex lavoratore che Renzi padre afferma di non conoscere. Tiziano ha proseguito così: “Si trattava tuttavia di una violazione di domicilio. Le Iene anno chiuso l’anno scoprendo gli abusi e il lavoro nero nell’azienda di Di Maio e hanno ipotizzato che io facessi lo stesso: giova ricordare che io non ho abusi edilizi e non ho usufruito di lavoro nero”. Gli elementi che Le Iene hanno portato a sostegno delle ragioni rivendicate da Omoigui non hanno convinto Renzi padre, sembra: “Tanto l’unico modo per far rispettare la verità, purtroppo, è fare cause per diffamazione”.
Invece, noi abbiamo un’altra idea. Non è che l’unico modo per far rispettare la verità è dire la verità? E non è, soprattutto, che i rapporti non chiariti con ex dipendenti siano il lessico con cui si traccia un preciso disegno politico? Lavoratori sbarcati dal mare, senza dirtti. Apriamo i porti, dicono, dobbiamo essere umani. Intanto, negli undici sondaggi fatti fino ad ora, in vista delle elezioni, la Lega vola al 40 per cento. I porti aperti sono un lontano miraggio. Omoigui non si è arreso. Qualcuno lo faccia sapere ai Renzi.
Chiara Feleppa
Fonti: Le Iene, Facebook Tiziano Renzi