E’ arrivato il momento di fare “pubbliche scuse ai familiari delle vittime”. A scusarsi dovrebbero essere Roberto Saviano, Vauro e “tutti gli intellettuali e i politici che nel 2004 sottoscrissero un delirante appello di solidarietà” a Cesare Battisti, come riportato da Secolo d’Italia. A dire queste parole è Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia nel commentare l’arresto del terrorista in Bolivia. “Certo, Saviano dirà che ha ritirato la firma, pensate un po’ dopo soli cinque anni ed essere diventato famoso. Non conta. Quella firma resta indelebile segno di infamia”.
Nel 2004, quando Cesare Battisti fu arrestato in Francia, fu divulgato un appello di decine di intellettuali di Sinistra, pronti a difenderlo con queste parole: “I servizi speciali francesi hanno arrestato lo scrittore Cesare Battisti, rifugiato in Francia ormai da quattordici anni. Su di lui pende una domanda
di estradizione presentata dal governo italiano, sulla base di una condanna pronunciata in contumacia oltre un ventennio fa.
E’ bene ricordare che a Cesare Battisti fu concesso asilo politico solo dopo che un magistrato francese ebbe vagliato le “prove a suo carico”, e le ebbe giudicate contraddittorie e “degne di una giustizia militare”. A Battisti erano stati addossati tutti gli omicidi commessi da un’organizzazione clandestina a cui era appartenuto negli anni ’70, anche quando circostanze di fatto e temporali escludevano una sua partecipazione.
Dal momento della sua fuga dall’Italia, prima in Messico e poi in Francia, Cesare Battisti si è dedicato a un’intensa attività letteraria, centrata sul ripensamento dell’esperienza di antagonismo radicale che vide coinvolti centinaia di migliaia di giovani italiani e che spesso sfociò nella lotta armata. La sua opera è nel suo assieme una straordinaria e ineguagliata
riflessione sugli anni ’70, quale nessuna forza politica che ha governato l’Italia da quel tempo a oggi ha osato tentare.
La vita di Cesare Battisti in Francia è stata modesta, piena di difficoltà e di sacrifici, retta da una eccezionale forza intellettuale. E’ riuscito ad attirarsi la stima del mondo della cultura e l’amore di una schiera enorme di lettori. Ha vissuto povero ed è povero tuttora. Nulla lo lega a “terrorismi” di sorta, se non la capacità di meditare su un passato che per lui si è chiuso tanti anni fa. Trattarlo oggi da criminale è un oltraggio non solo alla verità, ma pure a tutti coloro che, nella storia anche non recente, hanno affidato alla parola scritta la spiegazione della loro vita e il loro riscatto. Certo, c’è chi ha interesse a che una voce come quella di Cesare Battisti venga tacitata per sempre. Chi, per esempio, contribuì alle tragedie degli anni ’70 militando nelle file neofasciste o in quelle di organizzazioni — clandestine quanto i Proletari armati per il comunismo – chiamate Gladio o Loggia P2, e sospettate di un numero impressionante di crimini. Chi fa oggi della xenofobia la propria bandiera. In una parola, una gran parte del governo italiano attuale.
Noi invece vorremmo che di scrittori capaci di affrontare di petto il
passato come Cesare Battisti ce ne fossero tanti, e che i cittadini francesi capissero chi rischiano di perdere, per la vigliaccheria dei loro governanti: un uomo onesto, arguto, profondo, anticonformista nel rimettere in gioco fino in fondo se stesso e la storia che ha vissuto. In una parola, un intellettuale vero. Non era tradizione della Francia privarsi di uomini così, per farli inghiottire da una prigione. Ci auguriamo che la Francia non
sia cambiata tanto da tacere di fronte a un simile delitto.
Sì, delitto. Avete letto bene”
Eh sì, abbiamo letto bene. La Sinistra maledettamente simile a sè stessa ieri come oggi, con il facile ricatto della xenofobia e del Governo criminale – quando a governare c’è chi ha vinto le elezioni.
Tra le firme in calce a quell’appello ci furono quelle di Massimo Carlotto, Tiziano Scarpa, Nanni Balestrini, Daniel Pennac, Giuseppe Genna, Vauro Senesi, Pino Cacucci, i parlamentari di sinistra Paolo Cento e Giovanni Russo Spena. Valerio Evangelisti, Giorgio Agamben, Girolamo De Michele, Lello Voce, Pino Cacucci, Christian Raimo, Sandrone Dazieri, Loredana Lipperini, Marco Philopat, Gianfranco Manfredi, Laura Grimaldi, Antonio Moresco, Carla Benedetti, Stefano Tassinari…
La posizione di Roberto Saviano apparve più controvrsa defilata. Sembra aver aderito all’appello e successivamente, cinque anni dopo, esersi tirato indietro. Non fu mai chiarito – e lui, in altre cose così puntiglioso non si adoperò per far comprendere come andarono veramente le cose – se la sua firma venne acclusa contro la sua volontà o meno. Certo il tono tutt’altro che risentito con cui chiese di togliere il suo nome induce a credere che un’inizale adesione ci fu. E successivamente un opportuno ripensamento. Semnra poco credibile, peraltro, che una sottoscrizione di tale peso su un personaggo cruciale, sfuggisse all’attenzione di Saviano. Un appello, che pesava come un macigno, firmato a “sua insaputa”. Come accadde al Ministro Claudio Scajola per la famosa casa che si ritrovò a possedere.
Toni pacati e nessun insulto di Saviano a Cesare Battisti. Quest’ultimo non è il Ministro dell’interno, del resto.
Non risulta aver ritirato alcuna firma invece un’altra anima bella della Sinistra, Mauro Senesi.
In un articolo del 2011 Vauro riprendeva il brano di un suo libro e, sarcasticamente, riportava alcune dichiarazioni contro la giustizia italiana ed i giudici. Alla fine rivelava che quelle frasi, pesantissime, erano state pronunciate da Silvio Berlusconi e non da Cesare Battisti.
Cosa volesse dimostrare non è chiarissimo. Forse il teorema è: se fai dichiarazioni cntro i giudici sei un terrorista e un assassino, proprio come viene imputato a Battisti. Un ragionamento u po’ peregrino, forse. Certo e che se Vauro avesse potuto scegliere chi sbattere in galera per il resto dei suoi giorni non avrebbe avuto dubbi: l’uomo di Arcore in cella e Battisti in spiaggia.
Una convinta sostenitrice di Cesare Battisti fu certamente Carla Bruni, che all’epoca dovette smentire un intervento diretto sul presidente Lula per impedire l’estradizione dal Brasile del terrorista. Battisti in Francia ebbe grandi aiuti, anche da scrittori e intellettuali come Bernard-Henry Lévy a Fred Vargas, che lo sostenne anche finanziariamente. Un movimento simile si mise in moto anche nel 2007, quando il terrorista dei Proletari armati combattenti riparò nel Brasile governato dal presidente Inacio Lula da Silva gli garantì un diritto d’asilo politico. E in quell’occasione si schierarò a suo favore anche Gabriel Garcia Marquez.
A diffondere la notizia dell’arresto per primo è stato Filipe Martins, consigliere speciale del presidente della repubblica Jair Bolsonaro. “Il terrorista italiano Cesare Battisti è stato arrestato e sarà presto portato in Brasile, da dove verrà probabilmente mandato in Italia, così da poter scontare l’ergastolo secondo la decisione della giustizia italiana” ha annunciato Martins su Twitter. La notizia è stata condivisa all’istante, perchè i commenti seguiti non hanno lasciato il minimo dubbio.
“Cesare Battisti è stato preso! La democrazia è più forte del terrorismo” ha scritto su Twitter l’ambasciatore italiano in Brasile, Antonio Bernardini. E anche il deputato federale Eduardo Bolsonaro, figlio del presidente Jair Bolsonaro, celebra su Twitter l’arresto di Cesare Battisti: “Matteo Salvini, il ‘piccolo regalo’ sta arrivando”, scrive. “Ha ucciso un poliziotto, ha ucciso un padre davanti al figlio, ha sparato e lasciato un uomo paralitico, è stato condannato a vita per 4 omicidi e ha fatto parte del gruppo terroristico di sinistra in Italia Pac – proletari armati per il comunismo – Ciao Battisti, la sinistra piange!”, prosegue il tweet di Eduardo Bolsonaro.
Secondo le prime ricostruzioni alla cattura di Battisti avrebbero partecipato agenti italiani e brasiliani. Il terrorista è stato arrestato a Santa Cruz de La Sierra. Era in Bolivia da diversi giorni. Battisti era stato individuato già prima di Natale dagli uomini della Criminalpol e dell’Antiterrorismo.
Pochi giorni fa, dopo un breve ritorno in Italia, gli investigatori hanno avuto le conferme che attendevano: con i colleghi brasiliani e boliviani è stata individuate e circoscritta l’area. Tutto era stato pianificato, e sabato si è agito. Non c’è stato alcun imprevisto. Battisti è stato trasferito in un ufficio della polizia boliviana e sono già state avviate le attività per l’esecuzione del procedimento di espulsione dal Paese.
Fonti: Twitter Eduardo Bolsonaro, Twitter Antonio Bernardini, Secolo d’Italia