Non sapevo che rubare un oggetto da un cassonetto della spazzatura fosse considerato un furto. Non lo sapeva neanche Aicha Elisabethe Ounnadi, la quarantunenne che rubò dalla spazzatura un monopattino destinato al macero e che fu licenziata dalla ditta presso la quale era impiegata. I giudici della sezione Lavoro della Corte d’appello che hanno annullato il licenziamento della donna e hanno disposto un risarcimento di 12 mensilità.
Un incubo durato 11 mesi, ma finalmente Aicha Elisabethe può tornare al lavoro. La donna, impiegata da 11 anni, aveva recuperato da una collega il monopattino che qualcuno aveva portato nello stabilimento della Cidiu di Savonera – azienda che si occupa della raccolta e della gestione dei rifiuti nella cintura Ovest di Torino – a Collegno, per darlo in regalo a suo figlio. Per questo, il 30 giugno del 2017 era stata licenziata. Si è «appropriata di un bene non di sua proprietà», aveva scritto l’azienda. Il caso ebbe tanta attenzione mediatica da finire in Parlamento, mentre l’azienda continuava a torto a sostenere le sue ragioni, come riportato da Il Fatto Quotidiano.
“Giustizia è stata fatta” – commentano gli avvocati della donna, Paola Bencich e Mara Artioli. “Siamo soddisfatte soprattutto dal punto di vista umano: la Corte ha riconosciuto che non si è trattato di furto”.
“Ho perso il lavoro perché volevo portare un regalo a mio figlio, ma io non ho mai rubato nulla nella mia vita”, aveva dichiarato la donna ai giornali dopo l’arrivo della lettera di licenziamento. Poi, la donna disperata, spiegò che non aveva frugato e che l’oggetto non era nascosto: “Una collega me l’ha dato per il mio bimbo di 8 anni. Sono separata, ho altri due figli e vivo in una casa popolare. Capitava che gli amici mi facessero qualche regalo. La collega ha confermato tutto, ma non è servito”, aveva detto, come riportato da l’Unione Sarda.
Ma oggi per la donna è tempo di riscatto ed esprime sui social la sua gioia: “Ho avuto giustizia, grazie presidente, grazie CIDIU’ per la reintegra. Grazie di cuore a tutti, ritorno al mio lavoro. Ringrazio di cuore tutti, chi mi ha sostenuta, siamo strafelici. Ringrazio come donna e come mamma”.
Insomma, la giustizia sembra volersi accanire contro gli innocenti. Proprio ieri il caso di Alessio Feniello, padre di Stefano Feniello, deceduto nella Tragedia di Rigopiano, multato per aver portato dei fiori sul posto del dramma, dove c’erano dei sigilli.
Chiara Feleppa
Fonti: L’Unione Sarda, Il Fatto Quotidiano, Facebook Aicha Elisabethe Ounnadi