Il Governo Conte ha rischiato una crisi seria, scongiurata con una soluzione di compromesso, non diversamente da quanto era accaduto con il caso della Nave Diciotti. Allora lo stallo fu risolto con l’intervento della Cei. I migranti scesero. Erano allo stremo, diceva la Procura di Agrigento ed il PD. Scesero, l’umanità trionfò. I migranti guarirono all’istante. E si dleguarono. Questa volta tocca alla Chiesa Valedese risolvere il caos creato, per inesperienza o per esperta vocazione al caos, intorno ai migranti della Sea Watch e della Sea Eye, le due imbarcazioni appartenenti alle Ong che ahnno innescato il nuovo putiferio. Il Governo ha rischiato la crisi sulle parole del vicepremier Luigi Di Maio, e sulla disponibilità ad accoglere “donne e bambini“. Ha vacillato sull e parole del premier Giuseppe Conte che si è detto disposto ad accettare una parte dei 49 migranti a bordo delle due Ong.
Quando venerdì Di Maio aprì all’accoglienza di “donne e bambini”, Matteo Salvini si disse contrario. “L’Italia ha già fatto la sua parte – e riferendosi a Germania, Francia, Malta e Ue aggiunse – ora tocca agli altri“. Il Ministro dell’interno ribadì di non aver alcuna intenzione di “aprire i porti” e gli alleati non poterono far altro che prenderne atto. Ma era solo la prima parte dell’uno – due che poteva buttare giù un governo. Ospite di Porta a Porta il premier si è spinto oltre. Parla dei migranti e dice: “li andrò a prendere con l’aereo e li porterò in Italia“. Quindi sbarcati a Malta, i migranti sembravano destinati ad un charter in direzione Roma.
“Io non autorizzo niente” è stata la replica di Salvini “arriveranno in parapendiio” disse mentre il Viminale si disponeva a bloccarli in aeroporto. Sarebbe stata crisi vera: “Tecnicamente possiamo tenerli fermi sull’aereo – fecero sapere dal Ministero dell’Interno – perché le procedure di accoglienza e identificazione sono a carico del Viminale“. Erano segnali non equivocabili: non sarebbe stato nulla di diverso rispetto a quanto successo la scorsa estate con la Diciotti. Il Ministero dei Trasporti autorizzò l’attracco della nave a Catania, Salvini impedì lo sbarco dei migranti e li tenne a bordo. Fino a quando non intervenne la Cei. Il copione ora poteva essere identico: le regole valgono sui porti così come sugli aeroporti.
L’annuncio dello sbarco a Malta dei 49 immigrati dato dal premier Joseph Muscat ha avviato la fase successiva, quella relativa alla ripartizione delle persone tra i Pesi Ue, mentre Sea Watch si affrettava a commentare: «L’Unione europea rilascia i suoi 49 ostaggi». Matteo Salvini in quel momento era a Varsavia nel vertice con i sovranisti. «Non autorizzo arrivi, le scelte si condividono» dice subito. E’ tornato a Roma a tarda notte per un vertice notturno con Conte e Di Maio. «Non cambio idea, anzi faccio due passi in avanti. Non ci sarà alcun arrivo in Italia finché l’Europa non rispetterà l’impegno di prendersi i 200 immigrati sbarcati la scorsa estate a Pozzallo» ribadisce il Ministro, che contesta la linea dell’accoglienza di alcuni nuclei familiari di naufraghi concordata con la Ue dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il premier ha dunque fatto un appello al commissario Ue Dimitris Avramoupols affinché siano rispettati i patti sul ricollocamento, come riportato da Il Corriere della Sera. Allo stesso tempo è riuscito ad aggirare l’ostilità di Salvini prospettando che i migranti in arrivo da Malta saranno accolti dalla Chiesa Valdese. «D’ora in poi — ha commentato un Salvini tutt’altro che pacificato — meglio incontrarsi prima che dopo: l’immigrazione la gestisce il ministro dell’Interno». La soluzione ricalca lo schema utilizzato ad agosto per gli immigrati sbarcati dalla nave Diciotti, poi ospitati dalla Caritas e non nei centri controllati dal Ministro dell’Interno. Una soluzione che resta insoddisfacente per Salvini. Lo si è capito benissimo. Il Viminale ha ricordato che solo l’Irlanda ha accolto la quota di immigrati che venne stabilita per qui migranti in sede Ue.
Salvini ha le sue ragioni, anche elettorali, per tenere il punto: a poche ore dalla conclusione dell’accordo europeo sulla redistribuzione dei migranti delle due Ong ferme a Malta, SkyTg24 ha chiesto agli italiani se pensano che sia giusto o meno che l’Italia contribuisca a ricevere una parte dei 49 migranti. La risposta è chiara: “No”: il 63% degli intervistati – contro il 37% – pensa che il Belpaese non avrebbe dovuto cedere a quello che il ministro dell’Interno considera un “ricatto” di Ong, scafisti e Unione Europea.
Un feedback che trova rispondenze ulteriori: secondo i numeri riportati da “Politico.eu”, la Lega svetta come primo partito nelle intenzioni di voto per le Europee, attestandosi al 31.7% e continuando ad allargare il solco che la divide dal Movimento 5 Stelle, fermo al 27.2%. Un risultato del genere consentirebbe al Carroccio di far sedere al parlamento di Strasburgo ben 27 suoi rappresentanti, un numero decisamente più rilevante dei 4 a cui il partito si era fermato nel 2014. I pentastellati salirebbero a 23 europarlamentari, rispetto ai 17 delle precedenti consultazioni elettorali comunitarie. Crollo verticale per il PD, che tra Renzi, referendum, questione Etruria ed accoglienza a oltranza ha reso possibile il precipitare da un 40.2% ad un decisamente più modesto 16.2% (da 31 europarlamentari a soli 16). Forza Italia risulta essere la quarta forza politica, con un consenso ora al 9.4%. Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni risulta in ascesa, con intenzioni di voto al di là della soglia del 4%: significherebbe 3 seggi conquistati. Nel 2014 non riuscirono ad ottenerne nessuno.
Liberi e Uguali (al 2.6%) e + Europa della Bonino (2.1%) finiscono a braccetto nel baratro della previsione “0 deputati”.
Fonti: Politico.eu, Porta a Porta, Il Corriere della Sera
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