Un’avventura durata pochi mesi. Un epilogo diventato quasi inevitabile, forse anche voluto. Il Movimento 5 Stelle ha espulso i senatori Gregorio De Falco e Saverio De Bonis, e gli eurodeputati Marco Valli e Giulia Moi. I parlamentari sono da tempo in rotta con la linea del Movimento. Gregorio De Falco – certamente il più noto dei tre, in ragione del ruolo avuto nella vicenda della Costa Concordia – palesava una linea di dissenso ormai non episodica: si era infatti astenuto nell’Aula del Senato al voto di fiducia sulla Manovra. Ma è stato solo l’ultimo atto. Nelle dichiarazioni degli ultimi mesi il senatore si pone di fatto in aperto contrasto con la Lega anche se, in linea teorica non si è detto contrario all’alleanza.
L’ufficiale della capitaneria di porto si era opposto al decreto Salvini e recentemente aveva criticato la decisione del Governo di non firmare il Global Compact sui migranti. Leggendo i post della sula pagina FB sembra in effetti di avere a che fare con il profilo di un senatore del PD o dintorni:
In un post del 27 dicembre, dopo Inter Napoli, scriveva:
“Il vergognoso episodio di razzismo di ieri sera mette a nudo l’esistenza di un clima d’odio razzistico generalizzato che si manifesta nel nostro Paese in questo momento storico.
Da luogo di aggregazione e di divertimento, gli stadi si trasformano troppo spesso in teatri di guerra, di odio e discriminazione.
Se si nega che esiste questo decadimento e non si condannano chiaramente e con fermezza questi episodi, dissociandosi ed isolando le tifoserie violente, a partire dai rappresentanti delle istituzioni, non si trasmettono i valori dell’uguaglianza, della fratellanza e della solidarietà, senza cui la nostra società è destinata alla disgregazione.” Un commento che condensava i temi e insinuazioni tipiche di un certo modo di fare opposizione, involuto e strumentale. Poteva essere un post di Laura Boldrini o di Maria Elena Boschi, questo.
Da luogo di aggregazione e di divertimento, gli stadi si trasformano troppo spesso in teatri di guerra, di odio e discriminazione.
Se si nega che esiste questo decadimento e non si condannano chiaramente e con fermezza questi episodi, dissociandosi ed isolando le tifoserie violente, a partire dai rappresentanti delle istituzioni, non si trasmettono i valori dell’uguaglianza, della fratellanza e della solidarietà, senza cui la nostra società è destinata alla disgregazione.” Un commento che condensava i temi e insinuazioni tipiche di un certo modo di fare opposizione, involuto e strumentale. Poteva essere un post di Laura Boldrini o di Maria Elena Boschi, questo.
Qualche ora dopo De Gregorio scriveva: “Non aver saputo proteggere un uomo che si era affidato allo Stato è una sconfitta pesantissima, perciò ora un immediato scatto d’orgoglio è indispensabile ed è necessario almeno individuare ed arrestare mandanti ed esecutori dell’assassinio di Marcello Bruzzese, vittima innocente“.
Marcello era fratello del collaboratore di giustizia Biagio Girolamo L’uomo è stato ucciso, il 25 dicembre, mentre parcheggiava in garage sotto casa in via Bovio 28. Abitava con la famiglia in una casa pagata dal ministero degli Interni. La critica a Salvini qui è più esplicita, anche se il Ministro non è nominato. E’ stata diretta ed esplicita in un’altro post, pubblicato anche questo da De Gregorio su Facebook.
“Questa è la storia del piccolo Victor, ennesima vittima innocente del Decreto Sicurezza. Vi invito a leggerla, aiuta a comprendere il significato vero di quella legge, la crudeltà che si nasconde dietro quel “sicurezza”.Si doveva evitare tutto ciò” scriveva De Falco in un post del 13 dicembre scorso, accludendo un articolo di Avvenire, forse la testata giornalistica, insieme a Repubblica, che ha maggiormente criticato la politica migratoria del Governo e del Ministro dell’Intero.
Il 7 dicembre scorso Gregorio De Falco aveva dedicato un post alla dimissione di alcuni migranti dal Cara di Mineo, per effetto del Decreto Sicurezza di Salvini: “Tutto ciò è disumano ed inaccettabile in un Paese civile – scriveva De Falco – ma è soprattutto stupido e controproducente: il pezzo di carta con cui saranno “espulsi” non darà sicurezza a nessuno, ma sofferenza a tanti. Nulla di tutto questo è scritto nel contratto di governo!“. Una serie di critiche serrate, dunque, per certi aspetti anche legittime ma che di fatto ponevano De Falco in un ruolo di opposizione interna “permanente” alla lunga non gestibile. Un’opposizione rimarcata dai voti in Aula.
“Tutti sono importanti, nessuno è indispensabile. Oggi i probiviri si sono espressi con provvedimenti duri e giusti. Chi non sostiene il contratto di governo è fuori dal Movimento. Il rispetto degli elettori viene prima di tutto“. Lo ha scritto in un tweet, il leader del M5S e vicepremier Luigi Di Maio. La decisione è stata presa, a norma di Statuto dal Collegio dei probiviri del Movimento. Per il senatore Lello Ciampolillo il collegio dei probiviri ha optato per il richiamo.
Il Movimento, senza entrare nei dettagli della decisione presa, sottolinea che la decisione contro i quattro parlamentari è stata presa «a fronte di comportamenti contrari alle norme dello Statuto e del Codice Etico, accettato e condiviso da eletti ed iscritti». Il provvedimento, scrive la pagina ufficiale dei pentastellati , serve «a tutelare la comunità del Movimento che si riconosce nei suoi valori e nel rispetto delle regole».
Il Collegio dei probiviri del Movimento ha invece archiviato i procedimenti disciplinari per i senatori Virginia La Mura e Matteo Mantero. Mentre, sugli altri due senatori dissidenti, Paola Nugnes e Elena Fattori, i procedimenti disciplinari sono ancora pendenti e non ancora conclusi con una decisione.
Fonti. Facebook Gregorio De Falco, Facebook Movimento Cinque Stelle, Twitter Luigi Di Maio