Se non è una crisi di nervi poco ci manca. La Manovra economica del Governo Conte è in dirittura d’arrivo e si sfiora la rissa alla Camera dei Deputati: oggi atteso l’atteso ultimo round. Matteo Orfini, presidente del PD vede la fine della democrazia o quasi, per il modo in cui è stato gestito l’iter parlamentare: «Mai successo nella storia della Repubblica – dice, scandalizzato – Invitiamo i cittadini a fare ricorso».
Molti ricorderanno la scena di «Kill Bill» in cui la bionda Uma Thurman combatte contro gli 88 folli nel primo film della saga di Quentin Tarantino. Ieri pomeriggio, ahimé, non c’era una bionda ma gli elementi di una lotta c’erano tutti: sudorazione elevata, urla, spintoni. Un vero e proprio campo da wrestling, con telecamere puntate a riprendere il tutto. Ma, ecco le differenze, non c’era un copione e lo scenario di lotta era Palazzo Montecitorio. Ad aprire le nevrotiche danze, Emanuele Fiano, deputato Pd, che ha lanciato il testo della finanziaria verso il sottosegretario dell’Economia Massimo Garavaglia, che, con ironia, ha detto: «Non c’è problema, basta che non mi tirino un altro libro in testa». Non solo. Sarebbe stata sfiorata in Aula anche un’altra rissa tra Daniele Marattin, Pd, e Nicola Molteni, Lega, placata solo dai commessi. Arbitro – direi con pochissima autorità – è stato Roberto Fico, che ha cercato di mettere a tacere le tensioni: «Ognuno resti al suo posto, è inaccettabile», proprio come un maestro di scuola ai suoi alunni. Tra l’altro, poco prima che iniziasse l’esame del testo, il presidente ha dovuto sospendere per dieci minuti le proteste inscenate dalle opposizioni, in particolare da Fiano, Fatuzzo (Fdi), e Borghi (Pd), che hanno più volte sbattuto sul tavolo della presidenza un fascicolo di circa 350 emendamenti.
Fico, dopo aver sospeso la seduta, ha convocato una conferenza dei capigruppo, i quali, per protesta contro il Presidente, che non ha messo ai voti la richiesta di sospensione della seduta, hanno a loro volta abbandonato la conferenza, come riportato da La Stampa. Insomma, un vero e proprio caos, incrementato anche dalla scadenza dei termini per l’approvazione della manovra, «Il 31 dicembre si avvicina e questa legge di Bilancio non può per me arrivare al presidente della Repubblica il primo gennaio», ha risposto Fico a Maria Stella Gelmini (Fi), che lo ha accusato di aver «temporeggiato per evitare che si tenesse una votazione su cui la maggioranza era chiaro non avesse i numeri». Urla, insulti, sospensione dei lavori, proteste: è un triste riassunto che forse vedrà l’epilogo oggi pomeriggio, alle 18.30, quando si terrà il penultimo atto di questa turbolenta vicenda, per giungere all’approvazione definitiva entro il 31 Dicembre ed evitare l’esercizio provvisorio. Il 9 gennaio, infine, la Consulta esaminerà il ricorso presentato al Senato da Andrea Marcucci, capogruppo del Pd, e altri 36 senatori democratici con cui viene sollevato un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sull’iter di approvazione della manovra: il governo avrebbe scavalcato le prerogative dei parlamentari. Il testo della manovra sarebbe stato inviato in Aula senza discutere né votare i circa 350 emendamenti che erano stati presentati, un «unicum nella storia della Repubblica», secondo Orfini. Il ricorso parte dal principio che sia stato violato l’articolo 72 della Costituzione, secondo il quale ogni testo legislativo deve essere esaminato dalla Commissione di merito e votato articolo per articolo dall’Aula. «Ogni singolo cittadino che si sentirà danneggiato dalle misure della Legge di Bilancio», ha detto Ceccanti, «potrà presentare un ricorso incidentale alla Corte, e probabilente lo farà riferendosi alla violazione dell’articolo 72 della Costituzione».
Chiara Feleppa
Fonti: Repubblica, La Stampa