Parole in qualche modo attese e dovute, da parte del Primo Cittadino di Milano, Giuseppe Sala, che dice cose esatte, certo, su Inter Napoli. Così esatte da essere banali, alla portata di un bravo studente del liceo. E tuttavia dice anche sciocchezze che forse un bravo studente saprebbe evitare. E, alla fine, inciampa in un’allusione ed una strumentalizzazione, implicita ed inaccettabile, la solita. Un’allusione degna di un cattivo maestro nascosto dentro uno studente buono e mediocre. Un pessimo esempio, l’ennesimo, da parte di chi avrebbe voluto e dovuto dare un buon esempio.
In apparenza non c’è nulla da dire. Beppe Sala, il Sindaco di Milano, è intervenuto con un post su FB ed ha parlato dei fatti accaduti in campo a San Siro, con queste parole: “Ieri sera sono andato allo stadio, seguendo quella passione che mi ha trasmesso mio papà, come credo sia per tanti tifosi. E quando vado a gioire e soffrire per i colori del mio cuore confesso che spesso penso a lui, a quando andavamo insieme a San Siro. Ho preso freddo, mi sono agitato, ho esultato per la vittoria dell’Inter. Ma sono tornato a casa avvilito” spiega il Primo Cittadino, che della drammatica serata di ieri circoscrive e focalizza un episodio, che ritiene grave e inaccettabile.
Eccolo: “Quei “buu” a Koulibaly sono stati una vergogna. Un atto vergognoso nei confronti di un atleta serio come lui, che porta con fierezza il colore della sua pelle. E anche, pur in misura minore, nei confronti di tante persone che vanno allo stadio per tifare e per stare con gli amici”. E qui, qualcosa stona. Non il ricordo personale, anzi, ma due errori “concettuali” nascosti in una frase apparentemente neutra: il Primo Cittadino bacchetta il dileggio contro il giocatore di origini senegalesi. Un atto “vergognoso nei confronti di un atleta serio come lui” dice. E se Koulibaly non fosse stato un atleta serio? Era lecito insultarlo? Il dileggio è tanto più grave quanto più l’atleta è rispettabile o deve forse essere considerato negativamente a prescindere, senza sfumature commisurate alle “serietà” dell’atleta? E chi stabilisce se e quanto un atleta è serio – e dunque la pertinenza dei fischi – il Primo Cittadino?
Ma questa sbadata superficialità è nulla rispetto a quello che viene dopo. “Koulibaly porta con fierezza il colore della sua pelle”. Questa frase è totalmente folle perché sottintende e legittima un razzismo inverso. Quello dei neri orgogliosi di esserlo. Ma la troppa fierezza per la propria origine, postula sempre, fatalmente, una diversa e impari considerazione degli altri, siano essi “bianchi” o “neri”.
Il Sindaco di Milano dice qualcosa di grave ed ingenuo: Koulibaly ha ragione ad essere fiero della sua pelle nera, lascia ben intendere Sala. Ma se un danese, un austriaco, uno svizzero o un italiano si dicessero “fieri” della loro pelle “bianca” ne scaturirebbe un’accusa inemendabile: quella di razzismo. Nessuno dovrebbe essere “fiero” del colore della propria pelle, pensiamo noi. Dovrebbe dirsi fiero di essere un uomo ragionevole. E riuscirci non è alla portata di tutti. Un primo passo è quello di non dire idiozie.
Sala, che si ritiene molto ragionevole e niente affatto idiota, continua così: “Non mi piace, per mia natura, pensare a cosa devono fare gli altri per risolvere i problemi della società in cui viviamo. Preferisco sempre partire da cosa devo fare io. E in questo caso farò una cosa molto semplice. Continuerò ad andare a vedere l’Inter, ma ai primi “buu” farò un piccolo gesto, mi alzerò e me ne andrò. Lo farò per me, consapevole del fatto che a chi ulula contro un atleta nero non fregherà niente di me. Ma lo farò”. Altra inesattezza o lapsus, chiamatelo come volete. “A chi ulula contro un atleta nero…” E’ solo questo che muove l’indignazione del Primo Cittadino? E se a prendersi gli insulti fosse un torinese dalla pelle bianca, un napoletano pallido anche lui, un giocatore di Varese: cosa farà, Giuseppe Sala, resta in tribuna a guardare la partita?
Qui non siamo al liceo. Siamo alla coscienza “in divenire” di uno studente delle medie. Uno strafalcione dietro l’altro pur di correre a prendersi l’applauso facile. E non è finita: “L’Inter FC farà quel che ritiene. A me piacerebbe che a Empoli la fascia da capitano la portasse Asamoah. Nel frattempo chiedo scusa a Kalidou Koulibaly, a nome mio e della Milano sana che vuol testimoniare che si può sentirsi fratelli nonostante i tempi difficili in cui viviamo“.
Esatto, la dirigenza dell’Inter è in grado di decidere cosa fare, senza i consigli pubblici del Primo Cittadino che sembra voler mettere spalle al muro il Club. L’Inter dovrebbe allontanare l’ombra di connivenza con il razzismo, paventa sommessamente Sala. Date la fascia ad Asamoah, dice Giuseppe che andava allo stadio con il papà. Qui non siamo alle medie, siamo in prima elementare. Una moralismo bambinesco e dimostrativo, il suo. Una scelta decisa dal colore della pelle, quella auspicata dal volenteroso bambino Giuseppe, che ha alzato la mano per primo, rigido, impettito, per fasi vedere dalla maestra. Ma dare la fascia ad un atleta di colore – ora – equivale a ribadire, implicitamente, quel “noi” e “loro” che è all’origine del razzismo. I bambini intelligenti capiscono. E se l’Inter non avesse nulla da espiare, invece, e lasciasse la fascia di capitano al braccio di Mauro Icardi alla faccia di chi odia gli argentini, per esempio? Non è stato ieri proprio il capitano neroazzurro a mostrare solidarietà verso il giocatore del Senegal?
“Nel frattempo chiedo scusa a Kalidou Koulibaly, a nome mio e della Milano sana che vuol testimoniare che si può sentirsi fratelli nonostante i tempi difficili in cui viviamo“. Dice ancora il bambino che fu. Le scuse sono corrette, a parte il solito vizio di dividere il mondo in “sani” e “insani” e collocarsi sempre tra i primi. Ma la cosa peggiore è alla fine, fugace e famelica: è la frase indegna che chiude un post che vorrebbe e sarebbe potuto essere degno, al netto degli strafalcioni del Primo Cittadino. “…nonostante i tempi difficili in cui viviamo“. Quali sono i tempi difficili in cui viviamo? A chi e a cosa si riferisce Giuseppe Sala? Alla povertà degli italiani, al dominio della finanza sull’economia reale? Alla distruzione dei diritti faticosamente conquistati dai lavoratori, all’annientamento del Welfare? Ma no. Lui è di Sinistra, ma non sul serio.
Il riferimento è apparentemente vago, un po’ introverso nella forma e forse anche vile, ma molto chiaro. Si parla di razzismo. Può il Primo Cittadino farsi sfuggire l’occasione di alludere al Governo Conte e al suo Ministro Salvini? Un’allusione poco degna. Un falso storico, quello di Sala: che afferma, o lascia intendere, che senza l’attuale esecutivo i fischi al giocatore dalla pelle nera non ci sarebbero stati. Un falso, bigiotteria dozzinale, uno dei tanti piccoli stratagemmi amati dalla retorica vergognosa della Sinistra. Perchè lascia intendere che prima nelle curve non si è mai fischiato, mai così. Ma non è vero: si è fischiato sempre, contro la maglia dell’avversario, per dileggiarne l’origine ed il colore della pelle. Esattamente come accaduto ieri sera. E’ successo di peggio, spesso. Abbiamo visto calciatori uscire in lacrime dal campo. Chi siede a Palazzo Chigi o al Viminale non ha, nè potrebbe avere, alcuna responsabilità. Ieri come oggi. Facciamo i seri, ogni tanto. E’ morto anche Daniele Belardinelli. Sala non lo rammenta nel suo post. Forse perché lo considera un razzista, meno degno di essere rammentato rispetto alla “fiera pelle” di Koulibaly. Sì, certo. Ma era un uomo anche lui.
Fonti: Facebook Beppe Sala
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