La Manovra Economica del Governo Conte approda in aula senza essere votata in Commissione Bilancio e la senatrice Emma Bonino si ribella: «Sono tentata di non partecipare al voto, non mi capita mai. Voi non avete rispetto delle istituzioni, ci passate sopra come rulli compressori, ma un giorno di queste istituzioni avrete bisogno anche voi». La senatrice ha detto, come riportato da Il Sole 24 Ore, di vedere un Parlamento ormai «esautorato, umiliato, ridotto alla farsa. Voi non capite quant’è grave la decisione che devo assumere». La senatrice ha terminato il suo intervento scoppiando in lacrime.
Andando oltre il sentimentalismo e “la pappa del cuore“, messi in scena ieri al Senato della Repubblica dalla signora Bonino, non possiamo non accorgerci che le fuoriuscite lacrime della senatrice non siano altro che pura isteria – quella della della bimba viziata a cui venga tolto il troppo che fino a quel momento le era stato concesso. Un’isteria dovuta alla perdita di un potere bramato e ottenuto a tutti i costi, in una carriera politica spregiudicata, celata dietro la difesa della democrazia ma, nella realtà, solo a tutela dei mercati e dei potentati economici.
Ricomponendo il mosaico di un percorso politico, quello di Emma Bonino, ci si accorge che è fatto di soli slogan e di specchietti per le allodole. Tra questi la tanto sbandierata e quasi mai realmente vinta battaglia per alcuni diritti civili. Questi diritti, è bene ricordarlo, seppure sacrosanti, hanno a che vedere con libertà del singolo cittadino ma non hanno niente a che vedere con i diritti sociali, che riguardano la difesa dei diritti delle collettività: salute pubblica, scuola pubblica, tutela del lavoro, pensioni e tanto altro. Se si osserva la nuda realtà della Signora Bonino è facile ricostruire la forma dell’unico obiettivo perseguito dalla “pasionaria” della democrazia italiana: seggi e ministeri – per se stessa e per il suo microscopico partito – caratterizzato da una visione socioeconomica al sostegno dell’iperliberismo e delle privatizzazioni più sfrenati.
La foto che la ritrae in baci e abbracci col “magnate” Soros( liberista e capitalista senza scrupoli – dei più più potenti – e pseudo filantropo è la metafora visiva più eloquente di dove abbia teso la politica della “Bonino piangente” durante il suo pluriennale cursus honorum politico. Le sue lacrime non possono non ricordare quelle versate, nello medesimo ipocrita lacrimatoio imbiancato, dalla “amabile signora” e spietata Ministra Elsa Fornero , la cui riforma-macelleria sociale, Madama Bonino non si attardò a sostenere insieme a tutta la restante politica antisociale (mi si passi il paradosso) dell’allora osannato “sobrio Professore“.
Tutta protesa, questa politica, ad unico e solo fine: la difesa e il sostegno di istituti economici e bancari italiani e sovranazionali a discapito, anzi in totale spregio dell’ormai moribondo ceto medio e popolare italiano. Tralasciamo di raccontare tutta la precedente decennale militanza della nostra campionessa dei diritti civili – e senza aver raggiunto mai nel campo un vero risultato – sotto la bandiera berlusconiana, perchè ci sarebbe davvero, unitamente al suo ormai comprovato opportunismo politico di questi anni, da mettersi a piangere. Sì, ci sarebbe da piangere per lei, per la sua meschina figura politica – meschina se rapportata alla quasi santità di cui sempre la nostra si è ammantata – e per noi :per esserci lasciati irretire come pesci dalle sue esche avvelenate appese alla canna del liberismo e delle privatizzazioni più odiose.
Matis
Fonte: Il Sole 24 Ore