Nell’inchiesta sono emersi i nomi del fratello 35enne di Maria Elena Boschi, il giovane Emanuele Boschi, e di Alberto Bianchi, consigliere e avvocato di Renzi. Bianchi è stato per anni numero uno della Fondazione Open, la cassaforte che ha finanziato l’ascesa politica di Matteo, da Palazzo Vecchio a Palazzo Chigi. In sei anni la Fondazione ha raccolto circa 6,7 milioni di euro. La cassaforte ha chiuso i battenti nell’aprile scorso dopo la sconfitta alle politiche del 3 marzo. Il consiglio di amministrazione presieduto dall’avvocato Alberto Bianchi vedeva la presenza di Maria Elena Boschi, Luca Lotti e Marco Carrai. Il “fior fiore” del mondo secondo Renzi. Il Cerchio Magico al completo o quasi.
La Fondazione Open – che i calcoli ha dimostrato di saperli fare egregiamente – ha chiuso in pareggio mentre Condotte, il colosso delle costruzioni, soffre per un buco da 2 miliardi: è sull’orlo del fallimento, così si dice. Tuttavia, secondo l’Espresso “dalle carte spuntano contratti di centinaia di migliaia di euro fatti dalle aziende controllate a esponenti di primo piano del Cerchio Magico dell’ex premier“. Contratti sottoscritti con il fratello di Maria Elena Boschi, il giovane Emanuele Boschi, e con Alberto Bianchi, consigliere ed avvocato di Renzi e per anni numero uno della Fondazione Open.
Entrambi risultano infatti aver ottenuto due contratti di consulenza tramite la Inso e la Nodavia spa due controllate di Condotte. La Inso avrebbe firmato il contratto con il giovane Boschi attraverso lo studio legale BL, tra i cui partner c’è anche il tesoriere del PD Francesco Bonifazi. La Inso e la Nodavia spa – spiega l’Espresso – sono due società che stanno lavorando alla realizzazione della nuova Tav di Firenze e avrebbero contribuito «in maniera significativa» al crac di Condotte. Committente dell’opera è Rfi so – controllata da Ferrovie dello Stato e, ovviamente, non mancano contatti tra Condotte ed esponenti del Governo Renzi.
Nodavia firma un contratto ad Alberto Bianchi, al tempo capo della Fondazione Open, nel 2016. La Inso, anche questa controllata da Condotte, decide di firmare un contratto con Emanuele Boschi due anni dopo, nel 2018. L’Espresso ricostruisce così la vicenda: “È il 9 maggio quando si riunisce il collegio sindacale della società. La crisi del gruppo è drammatica. Nelle settimane precedenti gli operai del cantiere della Stazione Foster avevano protestato duramente, anche scioperando, perché non gli venivano pagati gli stipendi. Per il giovane Boschi, invece, la Inso è pronta a staccare un assegno a cinque zeri. E da pagare pronta cassa“. Il che vale a dire: immediatamente. I manager di Inso scrivono che «gli importi fatturati» da Boschi «saranno da pagarsi “a vista fattura”».
Emanuele non ha di che lamentarsi: i professionisti vengono solitamente pagati a 60 giorni. Una fortuna ancora maggiore se si considerano le condizioni economiche in cui versa la controllante. Il momento infatti è drammatico, con operai senza stipendio e i posti a rischio. Forse per questo, sottolinea il settimanale, “L’ultimo articolo del contratto evidenzia una severa clausola di riservatezza: «Inso si obbliga a non divulgare a terze parti il contenuto del presente conferimento d’incarico, che riveste carattere di riservatezza per espressa pattuizione delle parti»”. Sono più interessanti i capannoni della famiglia Di Maio, in realtà.
“Leggendo il verbale della riunione – sottolinea ancora l’Espresso – è chiaro che i membri del collegio sindacale non sono convinti della decisione «dei vertici aziendali» di conferire a Boschi una consulenza legale. Così i sindaci chiedono al cda di selezionare l’esperto «tra una rosa» più ampia «di possibili candidati»…Non sappiamo quali sono stati i contendenti di Emanuele per la ricca consulenza, ma è certo che tre settimane dopo, il 31 maggio ultimo giorno in cui la sorella è a Palazzo Chigi come sottosegretario della presidenza del Consiglio sarà proprio lui a conquistare l’incarico e la relativa parcella”. Il compenso finale per Emnuele Boschi è stabilito in 150 mila euro, “a cui vanno aggiunte l’Iva, la cassa di previdenza e spese varie“.
Matteo Renzi tace sul crac di Condotte. E tuttavia, scrive l’Espresso, ministri ed esponenti del governo Renzi e del governo Gentiloni hanno avuto alcuni appuntamenti Isabella Bruno Tolomei Frigerio, proprietaria di Condotte con l’amministratore delegato del gruppo, il marito di lei Duccio Astaldi “arrestato lo scorso marzo per corruzione in un’inchiesta della procura di Messina” e Franco Bassanini “Al tempo presidente del consiglio di sorveglianza di Condotte e “consigliere speciale” a Palazzo Chigi di Matteo Renzi e di Gentiloni“.
Matteo Renzi tace per modo di dire: qualche ora fa il solito tweet beffardo contro il Governo, dopo l’approvazione del Ddl anti corruzione. Tra le novità introdotte dalla legge l’impossibilità di contrattare con la pubblica amministrazione per gli imprenditori e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per i pubblici ufficiali nei casi di corruzione. PD e Liberi e Uguali hanno votato contro. A Matteo Renzi, a Maria Elena Boschi, a Vittorio Sgarbi la legge, questa legge, non piace. Avranno modo di spiegare il perchè. Se avranno il tempo, tra un tweet e l’altro sulla famiglia Di Maio.
Fonti: Repubblica, L’Espresso, Facebook Matteo Renzi, La7
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