“Luigi Di Maio? Alla sua età non ha mai lavorato. Se ha lavorato ha lavorato in nero. Il padre dà lavoro in nero. Diventa il Ministro del Lavoro, per paradosso, e così diventa Ministro del Lavoro nero. Ora noi siamo quindi governati da incapaci, inadeguati ai ministeri e per di più con un passato che significa l’opposto di quello per cui esiste un Ministero del lavoro. Possiamo anche essere corrivi e dire “va bene”….” Così si è espresso Vittorio Sgarbi nel corso della trasmissione Matrix chiamato a commentare le disavventure del Ministro Luigi Di Maio. Accade nella settimana in cui il settimanale Panorama gli dedica una lunga intervista e parla del suo caso, definito sui generis da un punto di vista previdenziale.
Sgarbi ha 66 anni, è nato nel 1952. Ha iniziato a lavorare a 20 “come supplente di latino nelle scuole” del Ferrarese nel 1972. Nel 1977, diventa “prima ispettore poi soprintendente dei Beni culturali”. Sgarbi ricorda quel periodo con queste parole: “Ero poco in ufficio ma lavoravo”. Sgarbi riscattai 4 anni della laurea e uno di perfezionamento, per un totale di 10 anni di contributi.
Intanto l’assenteismo gli ha procurato una condanna per truffa aggravata e continuata e falso ai danni dello Stato con una condanna definitiva a 6 mesi e 10 giorni di reclusione e 700 mila lire di multa. Tuttavia la condanna – comminata per tre anni di assenteismo – non gli preclude il suo posto di funzionario pubblico, per il quale resta in aspettativa. Dal 1992 è quasi ininterrottamente nelle istituzioni. Sgarbi riassume con queste parole la sua carriera politico-istituzionale: “È sintetizzabile in maniera semplice: mi cacciano sempre. Da ogni posto: cacciato da sottosegretario dall’allora ministro Giuliano Urbani, cacciato da assessore , dal sindaco Letizia Moratti, da alto commissario a Piazza Armerina, da sindaco di Salemi“.
A Panorama Sgarbi ha spiegato che presumibilmente la sua pensione da funzionario dei Beni Culturali sarà tra i 2500 e i 3500 euro al mese. Non vivrà solo di quello, certo. Sgarbi sottolinea come le spese mensili sono di circa 30.000 euro. Spese non comprimibili, spiegate così: “Assistenti e dipendenti della Fondazione. 7mila euro solo di affitto“. Il critico d’arte si giustifica con queste parole “La mia lunghissima aspettativa è stata un risparmio per lo Stato. L’hanno avuta tutti, e mi pare giusto perché è una regola democratica”.
Un diluvio di critiche per Sgarbi, ma il giornalista Luca Telese difende il critico con queste parole: “Adesso molti insultano Vittorio Sgarbi, per il suo “outing previdenziale” su Panorama. Invece di protestare dovrebbero dargli una medaglia. Vittorio ha raccontato con molta sincerità della sua carriera di neo-pensionato, fatta di mezzo secolo di contributi, in maggior parte figurativi: 51 anni di cui quattro riscattati con la laurea, 1 ottenuto per la specializzazione, 26 di distacchi vari tra parlamento, sindacature e mandati da assessore. A 67 anni gode di 51 anni di contributi con se lavorasse da quando ne aveva 16”
Secondo Luca Telese la particolare situazione previdenziale di Sgarbi “…è il paradosso di un sistema che con alcuni è ferocissimo, e con altri molto magnanimo. Il sibilo di un sistema molto ingiusto. Dice Sgarbi che è un sistema che non può funzionare. E in questo ha sicuramente ragione. Avrebbe potuto godersi questa pensione di poco meno di 3000 euro e attendere, con altrettanta discrezione, l’arrivo del vitalizio da parlamentare, che appena cesserà di essere eletto si cumulerà a questo importo. Ha scelto invece di tirare un sasso nello stagno, di raccontare tutto. Pensate che sia il solo? Ovviamente non è così, e il suo caso è solo la punta dell’iceberg….” .
Fonti: Matrix, Panorama
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