«Bruxelles con l’Italia non è stata troppo severa» parola di Mario Monti, senatore a vita, ex premier non eletto, il primo di una lunga serie, che ebbe accesso a Palazzo Chigi grazie alle spread e a Giorgio Napolitano. Il suo è descritto dalla stampa mainstream come governo del risanamento. Governò sostenuto da PD e Forza Italia, portando a conclusione poche cose ma memorabili, tra cui la riforma della Legge Fornero – grazie ad essa, o meglio alla promessa di demolirla Matteo Salvini è ora al governo – una perdita di Pil del 2%, un aumento delle disoccupazione, un implemento del debito pubblico, l’aumento dell’inflazione. Risultati negativi anche sul fronte del debito pubblico e del deficit. Risultati pessimi in tema di produzione industriale. Esiti di cui il senatore a vita si dice comunque fiero, convinto di aver “salvato l’Italia dal baratro“. Con l’insediamento del Governo Conte ha iniziato a ridare segni di vitalità, quasi un’irrequietezza. Forse sente la fine prossima dell’Esecutivo o forse solo la spera. Sognare non costa nulla e tutto è lecito, viste le tensioni con Bruxelles. Scrive spesso per il Corriere della Sera, a proposto di mainstram.
E il Corriere della Sera, non pago di tanto onore, lo intervista. Domande garbate poste da Federico Fubini. E’ sempre una bella cosa sentire cosa pensa del mondo reale questo grande saggio che gode di un emolumento da senatore a vita di 211.502 euro lordi l’anno cui si aggiunge la pensione per la sua carriera universitaria e il suo incarico di Commissario Ue: un importo superiore ai 30mila euro lordi al mese, assegno pensionistico calcolato, a proposito di Fornero, con il caro vecchio sistema retributivo e non contributivo. Monti sembra divertito all’idea di una prossima resa del Governo dinanzi alla Commissione Europea
«Credo che le forze che sostengono questo governo non avessero mai avuto veri momenti di confronto con la realtà oggettiva, con la realtà internazionale. Vivevano nell’equivalente politico di una bolla speculativa. Ora mi pare che l’impatto con la Commissione europea sia stata la prima vera occasione di scoperta della realtà, per politici che avevano in testa solo una propria versione di essa tutta costruita per demonizzare il passato».
Il Corriere della Sera sottolinea, non meno compiaciuto del senatore: “In Europa – ossia in sede di Commissione Europea, per il Corsera, Europa e Commissione Ue sono la stessa cosa – lo chiamano «Tsipras moment», dal nome del premier greco, la fase in cui un populista accetta di cambiare strada per salvare il proprio Paese”
Mario Monti apprezza la sottolineatura di Fubini e indugia sul tema: «Credo di sì. L’impatto con la Commissione e forse la scoperta che fuori dall’Italia non si pensa affatto che dopo le Europee di maggio questa Europa sia morta, avranno contribuito. Certe idee facevano parte della bolla nella quale vivevano nostre forze di governo. Invece hanno visto che una Commissione efficace e la straordinaria unità di tutti gli Stati membri nel sostenerla, quindi hanno capito che bisogna fare qualcosa»
Ma qui il senatore a vita ci mette del suo e conia un neologismo adatto al momento storico che staremmo per vivere. Lo fa con il suo umorismo freddo e pungente, di quello che sa raccontare la sua verità sottolineando la fragile verità altrui. E’ uno stile quasi britannico di ridicolizzare chi non la pensa come lui e fa quasi sorridere l’idea che l’Inghilterra sta dicendo addio a quell’Europa tanto amata dal professore.
«Credo che stiamo arrivando allo `Tsipras moment”, ma il “Salvini-Di Maio moment” – dice Mario Monti – è più diluito nel tempo. Tsipras cambiò idea in pochi giorni, perché capiva che i greci non volevano uscire dall’euro. In Italia invece Di Maio e Salvini, specialmente il secondo, hanno cercato di eccitare gli animi in chiave antieuropea praticamente dal primo giorno, fino alla settimana scorsa. Ora stiamo arrivando al momento in cui si capisce che la realtà è diversa da come la si immaginava. E che bisogna tenerne conto».
Di Maio e Salvini prossimi sconfitti sul fronte europeo, secondo Mario Monti, ma il professore non è ancora certo della loro capitolazione sul fronte interno. Nei confronti del leader leghista le parole del senatore a vita sono agrodolci: «A ogni video di Salvini su Facebook, io mi convinco che non sono neanche i contenuti che contano. Lui riesce a dare questa impressione di concretezza e in effetti alcune cose le ha fatte, o fatte fare. Però se sta acquisendo consensi, secondo me, è perché sta determinando una ri-identificazione dell’italiano normale. L’abolizione di ogni forma di correttezza politica lo fa salire nei sondaggi più delle misure concrete: la gente si sente sdoganata nel dire quel che ha sempre pensato, ma prima non si poteva dire. Come italiano del Nord, sensibile ai temi dell’economia, mi sono chiesto più volte in queste settimane se dovessi essere contento dell’ascesa della Lega nei sondaggi e del calo di MSS; in fondo la prima capisce meglio i temi dell’economia e ha più capacità ed esperienza amministrativa. Ma ai miei occhi Salvini ha in sé due vene di pericolosità che i 5 Stelle non hanno: l’avversione all’Europa e una sorprendente capacità di impartire agli italiani un corso quotidiano di diseducazione civica. Non è poco».
Domande scomode per il senatore a vita? Nessuna. E’ una piacevole chiacchierata tra amici, quella tra il professore e il giornalista del Corriere, che sembrano seduti sulla riva del fiume ad aspettare i cadaveri di Salvini e Di Maio. “Siamo tornati in tensione finanziaria, come nel 2011. Vede dei punti di contatto tra allora e oggi?” chiede Fubini. E l’amico Monti risponde:
«Vedo un collegamento fortissimo. Lega e M5S sono le sole forze politiche che all’epoca non parteciparono al costo politico di portare il Paese fuori dalla crisi finanziaria con le proprie forze, né alla relativa impopolarità. Anzi, a partire da quell’anno crearono e in seguito hanno affinato le loro false verità. Allora è iniziata la loro ascesa e, contemporaneamente, il loro distacco dalla realtà. Questi partiti – insiste il senatore a vita cui vengono recapitati ogni mese non meno di 30mila euro, quasi il doppio di quanto un comune mortale riesca a guadagnare in un anno – non potranno mai diventare un governo efficace se, una per una, non si modificheranno in loro queste convinzioni. Come dico, si sono imprigionati in una bolla che ha fatto perdere loro il contatto con la realtà».
Fonte: Il Corriere della Sera
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