Un copione prevedibile e già noto: una piccola storia di irregolarità nell’azienda di famiglia – lavoratori in nero, niente di encomiabile, certo, ma nulla di sconvolgente nell’Italia odierna – viene trattata alla stregua dello scandalo di Banca Etruria, di gravità e implicazioni neanche paragonabili. Un ex premier, Matteo Renzi, e un ex ministro, Maria Elena Boschi, cavalcano la vicenda, l’uno definendosi “un signore” l’altra parlando del padre come se fosse solo vittima dello scandalo della Etruria: 590 milioni di euro dilapidati sulla pelle dei risparmiatori. Chi azzarda similitudini non è in sè o è senza vergogna.
Intanto la cronaca segue il copione, per il piacere della stampa mainstream, maltrattata da Di Maio e per il piacere del PD, devastato dagli elettori. Questa mattina gli agenti della Polizia Municipale sono andati a corso Umberto 69 a Mariglianella presso Napoli, nello stabile di cui è comproprietario il padre del vicepremier Luigi Di Maio. Non sono stati specificati i motivi dei controlli, ma pare che gli accertamenti si siano concentrati soprattutto su tre manufatti. Non sono mancati momenti di tensione. Alla vista dei giornalisti, diverse persone hanno invitato i cronisti ad allontanarsi: “Di Maio è l’orgoglio della nostra nazione”. La verifica si è svolta in presenza di tre agenti della Municipale, dei responsabili dell’Ufficio Tecnico Comunale e di un rappresentante della famiglia Di Maio. Al momento non si conosce il motivo specifico della visita sa parte della Polizia Municipale: si ritiene verosimile che riguardi l’indagine sull’azienda di famiglia, dopo la denuncia di un manovale che ha accusato il padre del vicepremier, Antonio, di averlo fatto lavorare in nero. I fatti risalirebbero al 2012.
Alcune aree della proprietà, al termine del sopralluogo, sarebbero state sequestrate, come riportato da La Stampa. Al loro interno sono stati rinvenuto dei rifiuti inerti, di cui non è nota al momento la natura. A riferirlo è il Comandante della Polizia municipale di Mariglianella, Andrea Mandanici, presente durante la verifica: “Abbiamo sequestrato delle aree per la presenza dei rifiuti inerti e abbiamo preso le misure sugli immobili presenti per le verifiche con l’ufficio tecnico”.
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Gli accertamenti sulla proprietà da parte dell’ufficio tecnico sugli immobili sarebbero ancora in corso. Il terreno al centro dell’indagine è sede dell’impresa di costruzione di cui era titolare il padre del Ministro. L’azienda è al momento oggetto di riscontri per alcune irregolarità lamentate da un operaio che accusa il padre del vicepremier di averlo fatto lavorare al nero. Non si conosce se la verifica odierna nasce dalla denuncia dell’operaio o se segua un iter indipendente. Secondo fonti ben informate – tra cui Repubblica – entro 48 ore dal termine del sopralluogo gli atti potrebbero essere inviati in Procura a Nola.
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Fonti: Facebook Parliamone, La Stampa