Laura Boldrini non rinuncia ad attaccare Matteo Salvini. Nulla potendo dire sulle initiative contro i Casamonica, quasi tramontata la surreale ipotesi di incriminazione per la vicenda della Nave Diciotti e, con una Nave Aquarius sotto inchiesta per il presunto scarico di rifiuti tossici la ex Presidente della Camera si concentra sullo lo scandalo dei rimborsi elettorali che ha coinvolto la Lega Nord.
“Ma in quale Paese il leader di un partito di governo che ha sottratto 49 milioni di euro ai cittadini – scrive la deputata . potrebbe continuare a fare il Ministro, guidando un dicastero che dovrebbe garantire la legalità? Salvini dimettiti“. Poco importa all’ex Presidente della Camera che la vicenda giudiziaria non riguardi la gestione del Carroccio sotto Salvini, e non interessa l’illogicità dell’assunto, seguendo il quale ogni segretario della Lega, anche dopo le ipotetiche dimissioni di Salvini dovrebbe essere ritenuto colpevole per il solo fatto di esserne il segretario, anche se il proprio coinvolgimento nella vicenda è nullo.
Intanto Matteo Salvini, come leader della Lega, tramite i suoi legali, ha fatto quanto gli competeva: ha depositato nella cancelleria della Corte d’Appello di Milano una querela nei confronti dell’ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito, imputato per appropriazione indebita con Umberto Bossi e il figlio Renzo per aver usato i fondi del partito per fini privati. La denuncia è risultata ineludibile indispensabile in quanto per il reato contestato, stando alle nuove norme, è decaduta la procedibilità d’ufficio
La Lega Nord aveva tempo fino alla fine di novembre per muoversi. Se non lo avesse fatto il processo si sarebbe chiuso con la dichiarazione di improcedibilità e sarebbero state cancellate le condanne comminate in primo grado: 2 anni e 3 mesi di reclusione all’ex segretario della Lega Umberto Bossi, 1 anno e 6 mesi al figlio Renzo Bossi detto il Trota, e 2 anni e 6 mesi all’ex Tesoriere Belsito. Lunedì la Corte d’Appello ha confermato la confisca di 49 milioni di euro nei confronti del Carroccio.
Intanto la Camera ha confermato la fiducia al governo sul decreto legge Sicurezza con 336 voti a favore e 249 contrari, come riportato da Il Corriere della Sera. L’annuncio della richiesta di fiducia sul decreto sicurezza è stato salutato nell’Aula di Montecitorio da un applauso fragoroso della Lega e del M5S, mentre dai banchi del PD si urlavano “vergogna, vergogna!”. Il deputato del PD Enrico Borghi ha dichiarato: “questa fiducia venga posta senza ostruzionismo e a fronte del ritiro di tantissimi emendamenti. Ai colleghi di M5S dico: è una fiducia contro di voi”.
Duro anche il presidente dei deputati PD Graziano Delrio, come riportato dall’Ansa: “La richiesta di fiducia non ha mai avuto motivazioni così chiare come quelle che sono alla base di quella sul decreto sicurezza. Dopo il ritiro degli emendamenti in commissione da parte nostra, dopo la dimostrata inesistenza di rischi di dilatazione dei tempi per il voto finale, la necessità di chiudere la bocca alle considerazioni dei deputati cinquestelle che in questi giorni hanno manifestato le loro critiche al provvedimento resta l’unico motivo per cui è stato bloccato il confronto in Aula. Si impedisce la libera discussione in Parlamento per questioni politiche interne alla maggioranza e per consentire che lo scambio di favori tra i partner della maggioranza vada in porto senza rischi per i contraenti. Ciò è ancora più grave perché avviene su misure che ledono i fondamentali diritti delle persone e finiscono per aumentare l’insicurezza dei cittadini“.
Fonti: Agenzia Vista, Facebook Laura Boldrini, Il Corriere della Sera, Ansa