Dopo meno di un mese arriva la seconda condanna per Marco Travaglio: dovrà corrispondere un risarcimento di 50.000 euro nei confronti di Tiziano Renzi, padre dell’ex presidente del consiglio Matteo Renzi.
50.000 euro: questa è la cifra che Marco Travaglio dovrà pagare come risarcimento per aver diffamato il padre di Matteo Renzi, Tiziano, in un intervento televisivo su La 7, durante la trasmissione Otto e mezzo. Il giornalista, dopo aver saputo della condanna, si dichiara estraneo ai fatti: “Il bello è che non so letteralmente di quale sentenza o processo stia parlando perché né a me né ai miei avvocati risultava questa causa […] Sta di fatto che ero contumace e non ho potuto difendermi”.
Travaglio dice di non conoscere neppure il motivo della condanna, ma di averlo saputo solo successivamente, quando “una giornalista molto addentro alle cose della famiglia Renzi […] cita sul sito del Foglio brani della sentenza e soprattutto la frase che mi è costata 50 mila euro”. La giornalista in questione è Annalisa Chirico de Il Foglio. Proprio con lei in quella famosa puntata del marzo 2017 Travaglio si trovò a discutere sul caso Consip. La Chirico scrive: “Era il 9 marzo 2017, e nello studio televisivo di Lilli Gruber c’ero anch’io. Preso dalla foga in un confronto acceso sull’inchiesta Consip, Travaglio si spinse ad affermare che dagli atti giudiziari fosse emerso un quadro inquietante”. La frase incriminata era: “Il padre del capo del governo si mette in affari o s’interessa di affari che riguardano aziende controllate dal governo”.
Matteo Renzi: “Ci hanno rovesciato un mare di fango addosso”
Travaglio non riconosce l’illecito e si difende, come riportato dall’Agi: “Quella sera, da Gruber, dissi la pura, semplice e anche banale verità”. Il tribunale di Firenze non è dello stesso avviso e ha deciso di condannarlo perché “le parole pronunciate dal giornalista hanno connotazioni oggettivamente negative, alludendo le stesse ad un contesto di malaffare e ad un intreccio di interessi privati, economici e politici ad elevati livelli”. Il giudice ha riconosciuto che le parole di Travaglio furono lesive della figura istituzionale dell’allora capo di Governo, Matteo Renzi, figlio del “diffamato”. Dal canto suo l’ex Presidente del Consiglio ha annunciato fieramente la notizia della condanna di Travaglio sul suo profilo Facebook, con parole che pungono il giornalista.
Si tratta della seconda condanna nel giro di un mese. La prima – di 95.000 euro – riguardava il contenuto di due articoli pubblicati sul Fatto Quotidiano. Dal canto suo Matteo Renzi non ha mancato di lamentarsi per le mancate scuse di Travaglio: “Mi ha molto colpito un fatto: la frase che ha portato Travaglio alla condanna – scrive l’ex segretario del Pd nella enews – è stata pronunciata durante una puntata di Otto e Mezzo, la trasmissione di Lilli Gruber. E proprio il giorno della condanna contro mio padre, Marco Travaglio era di nuovo ospite di Lilli Gruber a riflettere sulla deontologia del giornalista oggi. Mi sono messo davanti alla TV pensando di ascoltare delle scuse. Niente”
“Non hanno aperto bocca” ha sottolineato Renzi “Nessuno dei giornalisti in studio ha fatto a Travaglio la domanda sulla seconda condanna ricevuta. Eppure la notizia era fresca, su tutte le agenzie”, aggiunge Renzi. “Otto e Mezzo ha dedicato ore di trasmissioni e filmati su mio padre. Io ho subito per mesi veri e propri interrogatori dalla Gruber e dai suoi ospiti su mio padre. Eppure – nel giorno della condanna di Travaglio per una frase contro mio padre detta a Otto e mezzo – nessuno ne ha parlato“.
“Il tempo sarà anche galantuomo, ma qui la battaglia è deontologica, etica, culturale. Chi insulta i giornalisti, salvo poi farsi pagare dal Fatto Quotidiano come fa Di Battista, non appartiene al novero delle persone serie. Ma – ha concluso Renzi – chiedere anche ai giornalisti il rispetto della verità e delle sentenze mi sembra il minimo sindacale. Sbaglio?“.
Fonti: Otto e Mezzo, Facebook Matteo Renzi, Il Foglio, Agi