“Fascisti, dovere rosicare. E basta”. Non lo dice ma probabilmente lo pensa, Roberto Saviano ben sapendo che le sue fortune economiche non gli procureranno nuovi ammiratori.
Roberto Saviano è nell’occhio del ciclone, non solo perché il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha annunciato una revoca delle scorte (tra cui forse quella dello scrittore, anche se non si è pronunciato in tal senso), ma anche perché il settimanale Panorama ha condotto un’inchiesta sui guadagni dell’ autore di “Gomorra” dal 2006 ad oggi.
Roberto Saviano: i guadagni
Le cifre sono di quelle da fare girare la testa: da dodici anni a questa parte, infatti, i guadagni sono lievitati passando da alcune migliaia di euro a milioni. “Nel 2006 – si legge – “l’anticipo e le prime ingenti vendite di Gomorra, gli fruttarono meno di 50.000 euro”. Poi c’è stata una crescita. “Nel 2009 – spiegano gli autori dell’inchiesta Giacomo Amadori e Simone Di Meo– il reddito imponibile era già salito a quasi 2 milioni, per stabilizzarsi intorno al milione negli anni successivi. Ma la stagione d’oro è stata il 2017, quando ha addirittura totalizzato un imponibile che si aggirava sui 2,3 milioni”. A conti fatti, quindi, in un decennio Saviano avrebbe accumulato una piccola fortuna: quasi 13 milioni di euro.
L’ingente capitale sarebbe frutto non solo delle vendite del libro, ma anche delle varie collaborazioni che lo scrittore intrattiene con diverse case di produzione: Cattleya (“quasi mezzo milione per i vari contratti”) a Telecom-La7 (“circa 400.000 euro”), fino a Fascino (“intorno ai 350.000”) passando anche per “Rai ed Endemol”. Saviano avrebbe poi acquistato una casa a New York, rinfacciatagli pure da Salvini. Secondo Panorama, lo scrittore avrebbe il 100% del capitale di una società americana che avrebbe fatto da immobiliare.
Roberto Saviano: la questione della scorta
La questione più spinosa rimane comunque quella della scorta, argomento già citato lo scorso giugno e tornato alla ribalta nei giorni scorsi: “Non sono io a decidere sulle scorte – ha detto Salvini – ci sono organismi preposti che decideranno chi e come va protetto. È l’ultimo dei miei problemi. Il mio problema è combattere la mafia, la camorra e la ’ndrangheta nei fatti, non a parole, perché l’antimafia a parole è un conto, preferisco combattere chi la mafia la combatte nei fatti. Di Saviano, della sua casa a New York, di quello che fa mi interessa meno che zero, è l’ultimo dei miei problemi”. L’aspetto da chiarire è infatti chi avrebbe minacciato Saviano tanto da dovergli conferire una scorta. Secondo l’inchiesta infatti “Saviano si vede additato da due giovani, e pensa che forse vogliano sparargli. In un’ altra, un ristoratore gli chiede di non farsi più vedere nel suo locale. È un ordine dei clan, forse? No, solo la reazione (sopra le righe) di un commerciante che si sente offeso da un libro che, secondo lui, parla male della sua città”. Anche le presunte minacce dei Casalesi – avvenute dopo la presentazione di “Gomorra” a Casal Di Principe – non sarebbero provate: “I documenti che dovrebbero dimostrare il pericolo, e la sua attualità dopo 12 anni di protezione ininterrotta, non ci sono. Nessuno li ha mai visti”. Oltre a questo i due padrini Antonio Iovine e Francesco Bidognetti che sono finiti sotto processo perché si pensava che potessero attentare alla sua vita, sono stati assolti. “L’ex super latitante Iovine” – si legge nell’inchiesta di “Panorama “oggi pentito, nel giugno del 2016 aveva spiegato ai pm che lo interrogavano di non aver mai pensato di minacciare Saviano e addirittura di aver rimproverato il suo legale per la notorietà che gli aveva regalato: ‘Tu sei scemo, ma chi è, ma che ce ne importa a noi di questo Saviano?”.
Fonte: Panorama