Condono: secondo Repubblica il padre del vice premier Luigi, Antonio Di Maio, avrebbe usufruito di un condono per sistemare la casa di famiglia.
Dio perdona, il condono no. E’ questo ciò che accade nel Movimento 5 Stelle quando si parla dell’argomento. Ne sa qualcosa Rosa Capuozzo, primo cittadino pentastellato di Quarto, in Campania, allontanato dalla sua carica perché viveva in una casa con un abuso edilizio. Ora la questione tocca da vicino Luigi Di Maio, il cui padre, Antonio avrebbe pagato 2000 euro nel 2006 per poter mettere in regola una parte della casa di famiglia.
I fatti: Antonio Di Maio, geometra e piccolo imprenditore, aveva richiesto una sanatoria per 150 metri quadri su due livelli della casa costruita dal padre e in cui vive tutta la famiglia. Secondo Repubblica la casa avrebbe avuto delle zone non a norma, che poi una volta condonate a seguito di una multa da 2000 euro, sono rimaste come erano.
Il signor Antonio aveva fatto domanda nel 1986 e la risposta gli è arrivata nel 2006 quando gli è stato concesso l'”ampliamento di un fabbricato esistente al secondo e terzo piano” per appunto 151 metri quadri. La famiglia Di Maio ha pagato due rate da 594 euro più 410 euro di oneri di concessioni. A questo si è aggiunta una differenza perché i metri quadri calcolati da Di Maio padre sarebbero stati di meno. In totale la cifra versata è di 2000 euro.
Condono, la risposta di Di Maio
Il vice premier ha dichiarato in un video su Facebook: “Ho chiamato mio padre e gli ho chiesto cosa avesse combinato, mi ha spiegato che nel 1966 mio nonno, che ora non c’è più, costruì la casa dove vive tuttora la mia famiglia. Nel 1966 mio padre aveva sedici anni e la casa fu costruita in base ad un decreto regio del 1942, ancora vigente nel 1966. Nel 1985, quando mio nonno non c’era più, mio padre venne a conoscenza di una legge per regolarizzare qualsiasi manufatto costruito in precedenza, e chiese di regolarizzare la casa”. E ancora: “Mio padre presentò una domanda ad aprile 1986, io nasco tre mesi dopo, spero che mi si riconosceranno le attenuanti dell’incapacità di intendere e volere. Mio padre presenta la domanda ad aprile ’86, io nasco a luglio ’86. Nel 2006 mio padre riceve la risposta del comune che gli dice di pagare duemila euro e regolarizzare così la casa costruita nel 1966. Questo sarebbe il grande scoop di Repubblica, io condonista… Peccato però che non abbia mai titolato per gli scudi fiscali sotto i governi Renzi, Letta e Gentiloni”.
Condono, la replica di Repubblica
Repubblica nella persona di Conchita Sannino ha voluto rispondere alle accuse di Di Maio sul fatto di aver elaborato un falso scoop: “Primo punto, tecnico. Suo padre, il geometra ed imprenditore edile, Antonio Di Maio, ha effettivamente chiesto ed ottenuto un condono per manufatti ed ampliamenti abusivi, eseguiti al secondo e terzo piano, richieste che sono state depositate in Comune a partire dal post-terremoto esattamente come abbiamo rilevato e raccontato? Sí. Invece qui cominciano i ‘ma’ dell’onorevole Di Maio.
Repubblica sottolinea: “Due terzi della casa (…) sono connotati da abusi che, secondo quanto registrato negli atti, sono stati realizzati almeno dieci anni dopo. Ciò non toglie che si sia trattato di ampliamenti per complessivi 150 metri quadri” e insiste polemizzando sul ruolo del Sig. Antonio: “ A quanto pare, il papà geometra – nonostante la sua esperienza e la competenza tale da esaminare pratiche altrui per il Comune – aveva sbagliato a proprio favore il calcolo di alcuni – pochi – metri quadri. Una dimenticanza certamente non voluta” Repubblica conclude sul punto con una domanda: “È vero o no che fu costretto a tornare a Palazzo e a saldare quella differenza?” e aggiunge polemicamente: “Di Maio che addirittura consiglia di mettere “più amore” nella cronaca politica; riecheggiando anche qui antichi slogan berlusconiani. Il vicepremier Di Maio – insiste ancora Repubblica – se leggesse di più e meglio, saprebbe cose che evidentemente in casa, gli erano sfuggite, almeno da 12 anni. E soprattutto dica cosa pensa del condono e di come possa ora vietare a Ischia ciò che in casa sua era stato concesso. I fatti, come lui stesso ha dimostrato spiegando, non si piegano alle convenienze”.
Prontamente Di Maio risponde: “Non c’è nessun condono ad Ischia, siamo solo aiutando le persone che hanno perso la casa per il terremoto ad avere una risposta dal Comune su una domanda di sanatoria che hanno fatto 20 anni fa. Non c’è nessun condono perché non c’è nessuna nuova legge sul condono, le leggi sul condono le hanno fatte i governi precedenti. Noi stiamo semplicemente cercando di applicare il decreto emergenze per le case cadute ad agosto 2017. Se andate ad Ischia oggi le case cadute sono ancora tutte lì e nessuno ne parla, perché evidentemente ci sono delle zone di questo Paese che vanno dimenticate. Noi abbiamo fatto una cosa: promettere che chi ne aveva diritto poteva ricostruire quella casa. Il decreto che agisce su Ischia dice che quelle domande che hanno presentato tanti anni fa oggi devono avere una risposta. Se sei in regola ti diamo i soldi per ricostruire la casa crollata, se non sei in regola non ti diamo un euro“.
Basterà?
Fonti: Repubblica, Facebook Luigi Di Maio