Emanuela Orlandi scomparsa nel 1983 a 15 anni potrebbe essere stata seppellita in Vaticano.
Sono passati 35 anni da quel 22 giugno 1983 quando Emanuela Orlandi, quindicenne cittadina vaticana, scomparve senza lasciare più traccia. Sembrava la fuga di una ragazzina poco più che adolescente e invece il suo caso si è rivelato uno dei più grandi misteri irrisolti d’Italia, coinvolgendo anche la Chiesa, lo scandalo Ior e la Banda della Magliana.
Emanuela Orlandi: la storia in breve
22 giugno 1983: Emanuela Orlandi, 15 anni, figlia di un funzionario del Vaticano, non fa rientro a casa dopo la sua lezione di musica terminata alle 19. L’ultima telefonata della ragazza – quart’ultima di 5 figli – è alla sorella alla quale dice che un uomo l’avrebbe avvicinata per una proposta di lavoro come promotrice di cosmetici all’interno dell’atelier delle Sorelle Fontana.
23 giugno 1983: il padre di Emanuela, Ercole, formalizza la denuncia di scomparsa al commissariato Trevi di Roma, dove si era già recato il giorno prima sentendosi rispondere che la figlia probabilmente si è dimenticata di telefonare dopo essere andata da un’amica.
25 giugno 1983: a casa della famiglia Orlandi arrivano le prime telefonate di avvistamento; molte sono inattendibili, ma una in particolare può essere invece veritiera. Un certo Pierluigi, di 16 anni, sostiene di aver incontrato Emanuela a Campo dei Fiori mentre vendeva cosmetici. La descrizione della ragazza – il fatto per esempio non voleva indossare gli occhiali da vista – è molto verosimile. Tre giorni dopo, un certo Mario titolare di un bar racconta di aver visto Emanuela nel tragitto che percorreva ogni giorno. L’uomo dice che la ragazza gli avrebbe confidato di voler andarsene da casa, ma l’ipotesi è prima di fondamento.
Contemporaneamente Giulio Gangi, cugino degli Orlandi e agente del Sismi, comincia a cercare i testimoni che avrebbero visto Emanuela parlare vicino al Senato con un uomo sceso da una Bmw verde. Dopo che i superiori di Gangi vengono a sapere delle sue indagini, viene allontanato dal caso ed estromesso dai superiori dieci anni dopo i fatti.
5 luglio 1983: alla Sala Stampa vaticana arriva la prima telefonata di un uomo con un accetto straniero, chiamato L’Amerikano, il quale sostiene per la prima volta il legame tra il rapimento Orlandi e l’attentato a Giovanni Paolo II. La ragazza sarebbe nelle mani dei “Lupi Grigi” per uno scambio con l’attentatore del Pontefice Ali Agça. In realtà tutte le 16 telefonate anonime non troveranno riscontro tra gli inquirenti.
Per molti anni la vicenda sembra chiusa, solo nel 1995 succede qualcosa: nella vicenda – secondo i rapporto dell’allora vicecapo del Sisde Vincenzo Parisi – emergerebbe la figura di Paul Marcinkus, all’epoca presidente dello Ior, la banca vaticana legata al crack Banco Ambrosiano e all’omicidio di Roberto Calvi.
Nel 2005 emerge un’altra pista che legherebbe la scomparsa della Orlandi alla Banda della Magliana. La ragazza sarebbe infatti stata rapita per volontà di Renato De Pedis, uno dei capi della Magliana su ordine del cardinale Marcinkus. Questa pista viene indicata da Sabrina Minardi, ex moglie del calciatore Bruno Giordano e amante di De Pedis. Secondo la Minardi – le cui parole però sono inficiate dalla dipendenza dalla cocaina – De Pedis sarebbe stato l’esecutore materiale del rapimento mentre Marcinkus il mandante. Emanuela non sarebbe stata uccisa subito, ma rinchiusa nei sotterranei di un appartamento del quartiere Monteverde Nuovo. Minardi ha permesso poi il ritrovamento della Bmw usata per il trasferimento della ragazza, appartenuta a due personaggi legati alla Banda della Magliana e al caso Calvi.
Nel 2011, Antonio Mancini, pentito della banda della Magliana, conferma il coinvolgimento della banda, che avrebbe rapito Emanuela per ricattare lo Ior di Marcinkus perché avrebbe perso i soldi delle attività illecite della banda a causa del crack del Banco Ambrosiano. Questa tesi è avvalorata dal fatto che è stato scoperto che De Pedis è stato seppellito nella basilica di Sant’Apoliinare: ciò dimostrerebbe il ruolo di mediatore che De Pedis avrebbe avuto nella restituzione del denaro del Banco Ambrosiano.
E’ nel 2012 che per la prima volta si parla di pedofilia, secondo quanto sostiene il capo degli esorcisti americani Gabriele Amorth. Il prete sostiene che Emanuela sarebbe stata coinvolta in festini a base di droga e sesso avvenuti in Vaticano e che avrebbero riguardato laici e alti prelati. Emanuela sarebbe rimasta uccisa accidentalmente e il suo corpo sarebbe stato nascosto.
Nel 2017 invece inizia a prendere forma l’ipotesi che Emanuela sia rimasta in vita almeno fino al 1997, perché in uno dei documenti riferiti a quell’anno si fa una specifica menzione alle spese sostenute per “le attività relative alla cittadina Emanuela Orlandi”.
Emanuela Orlandi: le inchieste
Senza avere sufficienti elementi, la prima inchiesta viene chiusa nel luglio 1997. Niente di fatto neanche dopo aver analizzato delle ossa umane rinvenute nella cripta di Sant’Apollinare, a Roma, dove si è scoperto che era stato seppellito De Pedis. Nel 2016 un’altra inchiesta viene archiviata, con la conferma in cassazione. La famiglia Orlandi però non si arrende e chiede l’aiuto della magistratura vaticana. A novembre 2017 viene presentata la prima domanda di riapertura delle indagini, anche se “da allora non è stato fatto niente, non è stato interrogato nessuno”, ha detto più volte Laura Sgrò, l’avvocato di Pietro Orlandi. Il legale ha chiesto più volte inutilmente di sentire il pentito Pippo Calò, oggi 87enne e detenuto nel carcere di Opera. Secondo la famiglia Orlandi, Calò è a conoscenza di ciò che “succedeva” nella Banda della Magliana in relazione alla scomparsa della ragazza.
A fine ottobre 2018 arriva la presunta svolta, ovvero il ritrovamento di alcuni resti in un palazzo del Vaticano. Si aprono allora due indagini: una del Vaticano e una della procura di Roma per identificare a chi sono appartenute le ossa.
Emanuela Orlandi: sue le ossa ritrovate?
I resti ritrovati nel locale vicino alla Nunziatura Apostolica di via Po sono davvero di Emanuela Orlandi, oppure potrebbero appartenere a Mirella Gregori, anche lei quindicenne e scomparsa in circostanze analoghe a quelle di Emanuela il 7 maggio 1983 e mai più trovata? La famiglia Orlandi chiede di fare luce su tutti questi dubbi, come riportato dall’Adnkronos: “Chiederemo alla Procura di Roma e alla Santa Sede in che modalità sono state trovate le ossa e come mai il loro ritrovamento è stato messo in relazione con la scomparsa di Emanuela Orlandi o Mirella Gregori. Il bollettino emesso ieri sera dalla Santa Sede fornisce poche informazioni” ha detto il legale della famiglia.
Per avere delle risposte – ammesso che i resti siano ancora in buone condizioni – bisognerà aspettare tra i 7 e i 10 giorni. Se sono rimasti denti o vertebre i risultati sono più veloci rispetto alla misurazione delle ossa, per le quali ci vuole più tempo. Sarà finalmente sciolto il mistero? La sorella di Mirella Gregori ha detto: “Non voglio illudermi, voglio restare con i piedi per terra ma in cuor mio spero che quelle ossa siano di Mirella così si potrebbe mettere una parola fine a questa vicenda e io avrei un luogo dove andare a piangere e portare un fiore a mia sorella”. “Gli inquirenti hanno il nostro Dna” – aggiunge la donna -. Lo hanno prelevato quando furono fatte verifiche su alcune ossa rinvenute nella basilica di Sant’Apollinare“. Nel frattempo la procede per omicidio.
Fonte: Adnkronos