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Migranti, parla la Chiesa: “Anche Gesù è venuto con il barcone”

Migranti: anche la Chiesa parla degli ultimi e dei poveri e di come bisogna trattare le persone che lasciano il loro Paese per una vita migliore. 

La Chiesa di solito sta dalla parte dei più poveri e degli ultimi. In questo momento storico la definizione di “poveri e ultimi” è dedicata soprattutto agli immigrati, che vengono nel nostro Paese per avere un futuro migliore. Forse è il caso di usare il tempo passato, visto che con il Decreto Salvini sulla sicurezza c’è stato un bel giro di vite sugli sbarchi, che a settembre per la prima volta in quattro anni sono stati meno di 1000.

L’arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro ha parlato durante l’omelia per la celebrazione di San Calogero, come riportato da Agensir, del fatto che i migranti non debbano essere considerati come gli ultimi, perché danno fastidio:  “È una civiltà  ma purtroppo anche una religione che disconosce i diritti degli uomini, che fabbrica i poveri, e poi non li vuole perché danno fastidio, e li lascia morire”. Secondo il porporato, i migranti sono un termometro per la nostra fede: “Non accoglierli, soprattutto chiudendo loro il cuore, è non credere in Dio”. D’altronde anche Gesù è arrivato da noi sul barcone: “È Gesù a venire da noi su un barcone, è lui nell’uomo o nel bambino che muore annegato, è Gesù che rovista nei cassonetti per trovare un po’ di cibo”. Ogni uomo ha una dignità che secondo l’arcivescovo non deve essere calpestata con gli slogan:  “I poveri e i migranti – ha detto – hanno un nome come noi, sognano come noi, sono pieni di paure come noi, sperano come noi, vogliono una famiglia come noi, credono in qualcosa o in qualcuno come noi, osano come o più di noi, desiderano essere trattati come noi”. E poi non dobbiamo essere ipocriti, facendo finta di fare la bella faccia, ma poi concretamente voltandoci dall’altra parte: “La parola di Dio ci mette in guardia dall’essere ipocriti. Corriamo il pericolo di essere ipocriti quando stacchiamo la preghiera dalla vita; quando mettiamo la maschera dei buoni e poi, quando accadono le tragedie, sempre più frequenti, ci giriamo dall’altra parte, come se la cosa non ci interessasse, semmai recitiamo qualche preghiera per acquietare la nostra coscienza”.

L’arcivescovo ha anche parlato della questione Diciotti e della chiusura dei porti voluta da Matteo Salvini: “Si è messa una toppa perché in quella situazione andava messa una toppa: non si potevano lasciare quegli uomini in mezzo al mare in attesa che chi era nella stanza dei bottoni prendesse le sue decisioni. La Chiesa ha messo la toppa, ma il resto? Per mettere una toppa ci vuole un abito. Adesso non stiamo trovando l’abito dove attaccare le toppe”. Per Montenegro l’immigrazione è un’enorme ingiustizia: “La migrazione è la conseguenza di un’ingiustizia che continua a reggersi nel mondo e a governare la storia del mondo. Questa gente sta pagando quello che altri, che poi normalmente si chiamano i “civili”, hanno fatto e di cui hanno approfittato: la colonizzazione, l’andare ad occupare quelle terre, a prendere le materie prime. E fino a quando ci sarà l’ingiustizia, ci sarà chi farà le valigie e partirà. Allora qua dobbiamo chiederci se c’è uno stile che deve cambiare, quali sono le scelte vere da fare. E questo non potrà farlo la Chiesa, che deve essere sempre disponibile a dare una mano dove c’è un uomo che soffre”.

Certo, la Chiesa deve aiutare chi soffre, ma qualcuno ha idea di quanto guadagnino gli alti prelati? Quello che percepiscono mensilmente viene stabilito attraverso un sistema preciso dato dall’anzianità. Esiste poi un tetto massimo che per i vescovi è di 3000 mila euro mensili; più in alto si sale, maggiore ovviamente sono gli stipendi. I vescovi possono arrivare a 5000 euro al mese, quasi come quanto l’Ordinario Militare che raggiunge i 4000 euro. E il Papa? Papa Benedetto XVI guadagnava 2500 euro al mese, a cui andavano ad aggiungersi i diritti per i libri pubblicati. Papa Francesco invece non ha un fisso mensile, ma attinge i suoi bisogni dallo Ior, precisamente all’Obolo di San Pietro, un fondo che raccoglie le donazioni per sponsorizzare progetti benefici per la Chiesa.


Fonte: Agensir

Pubblicato da
Valentina Colmi

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