Massimo Giannini: “Danza macabra di Salvini sul luogo del martirio della povera Desirée”

Massimo Giannini, giornalista di Repubblica, ha scritto un lungo editoriale contro Matteo Salvini, definito rappresentante dell”estrema destra di governo”.

Giannini ha dato una lettura completamente opposta rispetto a quella da molti giornali. In molti hanno parlato di Salvini accolto a San Lorenzo dove circola la droga come colui che può sistemare una situazione terribile. Molti abitanti del quartiere gli hanno chiesto di “essere salvati dagli sciacalli” e Salvini ha risposto che provvederà. Certo, è stato anche criticato, ma è innegabile che la sua sola presenza serva a tranquillizzare persone che – non dimentichiamolo – sono anche elettori.

La visita del Ministro non è piaciuta a Giannini che scrive su Repubblica: C’è un “filo nero” che unisce, nello stesso giorno, la danza macabra di Salvini sul luogo del martirio della povera Desirée e la festa gialloverde al Senato per la nuova legge sulla legittima difesa. Quel filo nero si chiama “estrema destra di governo”. E la Lega lo tesse con atroce sapienza, curando le folle affamate di protezione con dosi omeopatiche di quotidiana paura. Lo tesse nel silenzio inebetito ma ormai sempre più complice dell’alleato a Cinque Stelle. Nel tripudio estatico del mitico “popolo” trasformato in massa indistinta”.

Per Giannini, Salvini sfrutta la situazione per trasformarla in circo mediatico: ” La famiglia di quella ragazzina e i cittadini di quel quartiere hanno tutte le ragioni per essere addolorati e infuriati. Ma di fronte a loro il capo leghista consuma solo il rito mediatico che da anni gli riesce meglio: trasforma un luogo di degrado sociale in un pulpito politico, la scena di un crimine in un set televisivo. Insomma, specula sul dolore e sul rancore. Lo faceva quando stava all’opposizione. Continua a farlo anche ora che sta al governo”.

Che il luogo fosse a rischio è arcinoto: c’erano già state delle retate, l’ultima lo scorso 30 settembre quando i Carabinieri hanno arrestato quattro pusher, tutti di origini nordafricane e senza fissa dimora, di età compresa tra i 19 e 25 anni mentre spacciavano dosi di hashish e marijuana; in quell’occasione era stato fermato anche un cittadino rumeno di 40 anni. Insomma, tutti sapevano della pericolosità della zona, ma forse non è stato fatto abbastanza. “Lo Stato riafferma la legalità solo se è presente sul territorio ogni giorno, non se si limita alla comparsata di un mercoledì mattina ad uso delle telecamere” scrive ancora Giannini per poi passare alla legge sulla legittima difesa approvata dal Senato: “Poco importa che una norma del genere sia incostituzionale, come continua a ripetere Sabino Cassese, perché viola il principio di proporzionalità tra offesa e difesa, che va valutata caso per caso dalle procure e dai giudici. L’importante è alimentare la psicosi permanente. Nutrire la belva securitaria che vive in ognuno di noi. Spacciare per “emergenza” un problema che esiste e va gestito con rigore e fermezza ma che, al pari dell’immigrazione, emergenza non è”. Per il giornalista di Repubblica, infatti, negli ultimi 4 anni i procedimenti per legittima difesa e per eccesso colposo sono stati pochissimi. I fatti di cronaca che finiscono appunto sulle pagine dei quotidiani cartacei e on line sono delle storie terribili, che però non possono fare di tutta l’erba un fascio: “i drammi del benzinaio di Vicenza Graziano Stacchio o del chirurgo di Lanciano Carlo Martelli e sua moglie suscitano rabbia e chiedono giustizia. Ma i numeri dimostrano che l’allarme sociale non c’è, se non nello “storytelling” radical-xenofobo“.

Giannini conclude che la marcia su Roma di Salvini è favorita anche da un PD allo sbando che “a Palazzo Madama vota sì al solo articolo 2 della controriforma leghista, “per coerenza” con quanto aveva fatto nella precedente legislatura. L’ennesimo suicidio politico: proprio quei cedimenti della sinistra di governo al canto della sirena populista hanno contribuito alla disfatta elettorale del 4 marzo”. Conclude Giannini: “Il danno ormai è fatto. E la tela di Salvini si va ormai componendo. Lo aiuta la volonterosa intendenza cripto-fascista di Angelo Ciocca, che da bravo “ardito” compie a Bruxelles il suo salto nel cerchio di fuoco, calpestando con la scarpa sovranista la lettera «dell’euro-imbecille Moscovici». Lo sostiene la vergognosa “intelligenza” con il finto nemico neo-fascista di CasaPound, che minacciando “un bagno di sangue” si può permettere il lusso di respingere un’ispezione nella sua sede (abusiva dal 2003). Il capo leghista tace, e probabilmente acconsente. Il motore della ruspa salviniana si accende sempre se è nera la faccia, mai quando è nera la camicia”.

Fonte: Repubblica

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