Enrico Montesano è stato ospite della trasmissione “Confessione” in onda su Nove e presentata dal giornalista Peter Gomez. Si è parlato di tutto, anche di politica. L’attore infatti è stato da sempre molto impegnato da questo punto di vista: dalle elezioni politiche del 1976 fino ai primi anni Novanta è stato nelle file del PSI poi è stato consigliere comunale del PDS a Roma (1993-1995) ed eurodeputato (1994-1996) nel Gruppo socialista europeo. Successivamente ha appoggiato il centrodestra con Alleanza Nazionale e il Popolo delle Libertà e nel 2009 ha aderito al Movimento Libertario per poi passare nel 2013 al Movimento 5 Stelle (che ha votato anche alle ultime elezioni) Parecchi giri di giostra a cui Montesano ha prontamente risposto: “Si sono spostati i partiti, io sono sempre rimasto delle mie idee”.
L’attore – che ha lavorato anche con Veronica Lario ai tempi della sua relazione con Silvio Berlusconi – ha ammesso di averlo votato, “sbagliando”. “Me ne sono pentito, però, perché noi Italiani pensiamo che votando quello poi le cose si migliorino e invece non succede quasi mai”. Gomez ha chiesto di ripercorrere le tappe del suo pensiero politico, a cominciare a Walter Veltroni, definito “El Perlana dell’Ulivo”, “il politico con l’ammorbidente”. “Come mai ce l’aveva così tanto con lui?” ha chiesto Gomez e Montesano ha risposto: “Mi ha deluso perché non era più quel funzionario che alle Botteghe oscure parlava di cultura e poi mi sembra che in realtà si sia perso. Sono stati un po’ ingrati, era stata un sindaco un po’ virtuale: andava a tagliare i nastri”.
L’attore romano ha raccontato di non aver visto riconosciuto il suo impegno: “Con Rutelli per esempio ci sono andato io in certi posti a prendere i voti, non ci sono andati certi miei colleghi a cui poi sono stati dati dei teatri” e poi prosegue “Non volevo incarichi, perché ero già un attore conosciuto e famoso, ci ho solo rimesso. Mi aspettavo un riconoscimento ideale, non pratico, essere considerato, venire interpellato”. Gomez gli ha chiesto se si è sentito usato e Montesano ha risposto: “Usatemi, ma nella giusta maniera. Si seguiva un po’ quello che stava sulla cresta dell’onda e allora chiamiamo quello, però io ‘quello’ non l’ho mai visto in periferia a parlare con la gente, a Pietralata, il vero popolo romano della Sinistra”.
La carrellata è continuata con Francesco Rutelli, un altro ingrato? “Io Rutelli l’ho aiutato a diventare sindaco di Roma – dice Montesano – “gli ho portato 8300 preferenze e non gli ho mai chiesto niente. Lui però nominò come consulente delle periferie Maurizio Costanzo. Con tutto il rispetto per Maurizio che è un grande giornalista, un uomo di cultura e di intelligenza, però io al Trullo a Montecucco, a Corviale non l’ho mai visto”. Montesano è poi uno dei pochi ad essersi dimesso da Eurodeputato prima di aver maturato la pensione: “Ho capito che era completamente inutile. Mi hanno attaccato dicendo che ero l’attore miliardario che disertava il Parlamento. Le cose però si fanno in commissione”.
E alla domanda di Gomez su chi abbia ucciso la sinistra, l’attore risponde: “Trovare l’assassino è difficile. Ha cominciato D’Alema e Renzi ha dato il colpo di grazia”. E suoi politici “nuovi”, come Matteo Salvini dice: “Non credo che sia un razzista, come non credo che lo sia nessuno di noi Italiani. Non mi piace, come dice Salvini, un’accoglienza acritica – che poi non è accoglienza se li abbandoniamo sotto un ponte – perché l’integrazione è una cosa molto bella a parole, ma poi bisogna viverci”.
E sul quasi collega Beppe Grillo, Montesano risponde: “E’ straordinario, ma io sono stato un Beppe ante litteram alle feste de L’Avanti”. Il comico ha poi un’opinione sui vecchi partiti distrutti dalla “disgrazia” ‘Mani Pulite’: “Da una parte è stata utile, dall’altra ha distrutto i partiti storici che sono certamente responsabili dell’enorme debito pubblico, però hanno anche meriti storici molto importanti, ricostruendo questo Paese dopo la Guerra”. E di Mussolini dice: “Penso sia stato un uomo che ha voluto bene agli italiani, che li voleva aiutare, ma ha una macchia indelebile troppo grave che sono le leggi razziali, su questo non lo perdono. Ed essersi alleato con un pazzo furioso che ha portato l’Italia in guerra. Sapeva benissimo che non ne eravamo in grado, voleva solo sedersi al tavolo della pace, pensando che Hitler avrebbe vinto”.
Si passa poi al pensiero per Virginia Raggi, attuale sindaca di Roma: “Le dò 7, perché non è tutta colpa sua. Il sindaco può cambiare, gli assessori possono cambiare, ma se non cambia la macchina è difficile”.
Fonte: Confessione, Canale Nove
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