Domenico Lucano, detto Mimmo ex sindaco di Riace, arrestato nei giorni scorsi per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e l’irregolarità nei bandi per la raccolta dei rifiuti, non è più ai domiciliari ma non potrà tornare a vivere nella sua città, ma si trasferirà in un centro vicino. A decidere il divieto di dimora è stato il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria.
“Una soluzione ancora peggiore dei domiciliari – ha detto lo stesso Lucano a Repubblica – Sarò lontano dalla mia gente, dai migranti, dalla possibilità di aiutarli anche senza contributi pubblici”. Anche per suo fratello Giuseppe, che gli è stato molto vicino in questi giorni ha dichiarato: “È una doccia fredda. Non ne sapevamo nulla, non ce l’aspettavamo proprio. Mimmo come farà? Dove andrà a vivere? E, soprattutto, potrà comunque andare a Riace?”.
La risposta è che non potrà: la misura è stata stabilita per evitare la reiterazione del reato, anche se Lucano è stato sospeso dalla sua carica. E’ molto probabile che i suoi due avvocati, Antonio Mazzone e Andrea Daqua, faranno ricorso, ma per ora l’ex primo cittadino dovrà pazientare. Prima dell’udienza era persino fiducioso: “Sono fiducioso nella scarcerazione, se esiste diritto. Voglio uscire dallo Sprar (Servizio di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ndr). Lo voglio io come volontà politica. Non voglio avere a che fare con chi non ha fiducia e non voglio avere a che fare con questo governo che spesso non rispetta i diritti umani”. E poi: “Faremo non uno Sprar ma un’accoglienza spontanea così com’era cominciata, senza soldi pubblici. Voglio trasmettere questo messaggio al Governo, vogliamo uscire dallo Sprar. Faremo ricorso al Tar come fatto morale”.
“Sono in giro perché non ce l’ho un luogo fisso dove stare. Per quattro ore ho dormito nella macchina. Ho una borsa in macchina, ho messo quattro cose, io vengo dalla militanza, sono abituato” aveva fatto sapere l’ex sindaco.
“Non sapevo dove andare avevo appuntamento con l’avvocato in mattinata, così sono andato a Locri e ho dormito quattro ore in macchina aspettandolo. Non mi trasferirò da nessuna parte, la macchina sarà la mia casa ma non mi allontanerò da Riace”.
Ai giornalisti aveva ribadito le sue intenzioni: “Cambierò posto tutti i giorni ma non mi allontanerò mai dalla mia città, il mio posto è qui. Nei momenti di difficoltà bisogna pensare a chi sta peggio di noi, ogni esperienza serve a qualcosa. Così sarà anche per questa”.
Poche ore dopo Lucano sceglieva Napoli come domicilio, accettando l’invito del sindaco Luigi De Magistris.
Intanto Lucano dedicava un pensiero anche al Ministro dell’Interno, Matteo Salvini: “Non mi sono mai definito un eroe, ma aiuto i deboli e, a differenza sua, ho imparato a non denigrare nessuno”.
Dominica scorsa Lucano è stato ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa e ha raccontato l’esperienza di Riace. “Nell’estate del 1998 un vascello con 250 profughi arriva sulla spiaggia di Riace, li ho accolti e strada facendo è nata l’idea che con l’arrivo di queste persone si potesse ricominciare a costruire una comunità a Riace. Avevamo tantissime case abbandonate, non avevamo bisogno di centri d’accoglienza. E così abbiamo sperimentato l’accoglienza spontanea, nessuno può rimanere indifferente quando qualcuno ti chiede di essere aiutato”
“Riace attua un’accoglienza dolce” ha continuato Lucano “che mi ha permesso di ricostruire una comunità e di risolvere i problemi del nostro territorio, una delle cosiddette aree interne del profondo sud italiano, e dove l’emigrazione è l’unica soluzione per il futuro”.
Fazio ha chiesto a Lucano se le leggi che abbiamo consentono di fare quello che ha fatto. “Per quanto prevede il ‘favoreggiamento all’immigrazione clandestina alcune volte significava che i pescatori dovevano vedere annegare i rifugiati senza fare nulla. È impossible rimanere indifferenti, che senso ha rispettare quelle leggi?” ha sottolineato l’ex sindaco di Riace “Ho voluto far passare un messaggio: la giustizia ha un valore molto più profondo. Anche le leggi naziste erano la legalità ma è stato un dramma per l’umanità”
“Sono giorni di amarezza – ha continuato – Voglio tornare a Riace il più presto possibile. Adesso che il sistema Sprar è bloccato “possiamo tornare alle origini come i primi 4 anni, con i volontari. Non è possibile che debba prevalere questa società della barbarie”
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L’allontanamento di Lucano da Riace è al momento una vittoria politica per Matteo Salvini che ha commentato la vicenda con un “Chi sbaglia, paga” a seguito di una circolare in cui si dichiara sostanzialmente chiuso il “Modello Riace” decidendo di chiudere tutti i centri di Riace e trasferire i migranti. Per il Viminale si tratta solo della “rigorosa applicazione di criteri amministrativi”, mentre Lucano afferma perentorio: “Vogliono distruggerci”.
Matteo Salvini comunque ha fatto sapere che chi lo accusa di avere un intento persecutorio nei confronti di Mimmo Lucano, ha in realtà la memoria corta. Su Twitter infatti scritto: “Ma quelli del Pd che parlano di ‘deportazioni’ sanno che l’indagine sulle gravi irregolarità di Riace, e del suo arrestato sindaco, erano state avviate da Minniti, mio predecessore al Viminale e oggi possibile segretario del loro partito? Lo dice anche ‘La Repubblica’…”.
In una paginata di intervista alla Repubblica, oggi l’arrestato ex sindaco di Riace, dopo aver confermato che tutto il Sud dovrebbe essere “ripopolato” con immigrati africani, dice che la proprietà privata “NON SERVE”.
FOLLIA.
Per fortuna vincerà il modello Lega.
Buona domenica. pic.twitter.com/zqhhQjAY8v— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) October 21, 2018
Effettivamente è così: c’erano già state delle indagini amministrative quando il Ministro dell’Interno era Marco Minniti, nel 2015. Inoltre è stato il prefetto Mario Morcone, presidente del Consiglio italiano per i rifugiati – già direttore del Dipartimento che si occupava dei richiedenti asilo e poi capo di gabinetto proprio dell’allora ministro Marco Minniti – a trattare la questione Lucano e rifugiati. La sua idea è che Lucano fosse in sorta di delirio: “Lo abbiamo invitato più volte a mettersi in regola, gli avevo spiegato che cosa non andava. Lui era ostinato, convinto che l’ Anci ce l’ avesse con lui. Diceva che c’ erano motivi politici dietro la scelta di compiere le ispezioni, ma non era così. Mimmo era in una sorta di delirio dovuto alla sovraesposizione e giocava una partita seguendo le sue regole. Posso però testimoniare che lo faceva a fin di bene. Nessuno ha mai pensato che potesse appropriarsi di quelle somme o avesse un tornaconto personale. Per questo l’ ho sempre agevolato”.
Fonti: Repubblica, Che tempo che fa, Twitter Matteo Salvini