Qualche volta è sufficiente un po’ di buon senso. Ma trovarne un po’, anche in minima parte quando si parla di razzismo in Italia oggi, non è facile. Un caso emblematico è stato quello di Daisy. L’atleta italiana di origini nigeriane vittima di un’aggressione a Moncalieri, l’estate scorsa. Colpita da un lancio di uova, l’attacco fu subito definito “razzista” e rimasto tale, anche dopo che si è scoperto che tale non era. Pochi si sono scusati della gaffe. Ma le persone, quelle che volevano capire, hanno capito. Le rettifiche da parte dei giornali furono meno clamorose del frastuono suscitato. Forse perchè un’Italia “razzista” fa comodo per puro calcolo politico, anche a costo di alterare, trascurare o stravolgere il dato di realtà. Nelle ultime ore si rischia un caso simile. Questa vota la ragazza che si dice vittime di razzismo è Judith Romanello, giovane veneziana di Spinea, originaria dei Caraibi, che si sarebbe vista rifiutare un posto di lavoro per il colore della pelle.
Aspetta e spera, verrebbe da dire. Ma la corsa a stracciarsi le vesti è anche del PD, figuriamoci: «È molto grave quanto accaduto a Judith nei giorni scorsi, è inaccettabile che una ragazza sia discriminata a causa del colore della pelle, è un fatto veramente inaccettabile – ha scritto Monica Sambo, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio comunale, che non ha mancato di strumentalizzare l’episodio, vero o presunto che sia, come riportato da Venezia Today -. Esprimo piena solidarietà alla ragazza per quanto ha subito e che è anche conseguenza del clima avvelenato che si sta creando a livello nazionale. Questi fenomeni sono sempre più frequenti in Italia ed è necessario condannarli con fermezza senza minimizzare. Judith non farti scoraggiare dai razzisti».
Il profilo social di Judith è quello di una ragazzina come tante: selfie, foto con amici e amiche – anzi no, amiche a amici, è più corretto – post contro Matteo Salvini e contro la Lega. Va bene, questo non significa che è una piccola mitomane bugiarda usata come utile idiota dai soliti idioti, no. Ma qualcosa comunque non torna, al momento. E molte persone – non prevenute ma semplicemente ragionevoli hanno spiegato con molta chiarezza sui social cosa non torna, gli stessi socia usati da Judith per diffondere la sua storia, come riportato da Il Corriere della Sera. Alessandro Signorini sul suo profilo FB riporta le parole dalla giornalista Serenella Bettin:
“Contatto questa ragazza. La cerco su Facebook. Le dico che sono una giornalista e che gentilmente le vorrei parlare. Così ci scambiamo i numeri e lei mi dice: “posso mandarti dei vocali?”. Io “sì certo”. Bene. Allora vi riporto integralmente il primo vocale: “ciao scusami l’audio lungo che ti farò però è abbastanza lunga però cercherò di fare molto in sintesi. Ero su Subito – Subito.it – e ho visto questo numero di telefono di uno che cercava una cameriera. Però, uno nell’annuncio non c’è scritto il nome del ristorante però io ho chiamato lo stesso perché cercava una cameriera. Lui era felice di vedermi, forse dall’accento da come mi parlava non aveva capito che ero nera insomma, anche se sono italiana alla fine perché è da anni che vivo qua. E quindi è successo che ci siamo trovati al Ponte delle Guglie, abbiamo detto ci troviamo al Ponte delle Guglie per dopo andare al ristorante. Appena mi ha visto, quel giorno pioveva, stavo tirando fuori la mano dalla giacca per presentarmi, lui mi ha bloccata, mi ha guardato schifata, non mi ha dato la mano, non si è presentato, e quindi non so il suo nome e o cognome e mi ha detto quelle robe là, mi ha detto che il fatto che io fossi nera poteva far schifo ai clienti, che poteva non andar bene ai clienti, che a loro poteva far schifo che io tocchi i loro piatti e che a lui non va tanto bene e quindi apposto così, ciao e se n’è andato. Io sono rimasta lì ferma come un baccalà e dopo me ne sono andata via anch’io, e questo è successo in sintesi”.
Ok, ma il ristoratore? Si sa chi è? Il suo numero? racconta ancora Alessandro Signorini nel suo post. La risposta è incredibile e, allo stesso tempo, prevedibile:
“Il punto è che io sono abbastanza nella merda passami il termine perché in primis non c’è il numero del ristorante sull’annuncio però non è quello il problema. Il punto è che, whatsapp no cosa dico whatsapp, l’iPhone cancella le chiamate meno recenti e quindi ha cancellato anche il suo numero oltre a quelli che avevo fatto quel giorno, cioè lunedì”. Ok. Quindi abbiamo: un annuncio che non si sa che annuncio. Anzi mi sono anche registrata su Subito.it e oltre a essere molto rigoroso ho trovato un solo annuncio con numero di cellulare. Un ristorante di cui non sappiamo il nome. Lei che è andata a un appuntamento senza sapere se dovesse incontrarsi con Toni, Bepi o Giovanni e un iPhone che cancella le chiamate meno recenti.
Io però, non so voi, in memoria ho ancora quelle del 26 settembre scorso e lei dice di aver chiamato lunedì 1 ottobre. A voi? Fino a dove arrivano le vostre chiamate registrate?
E niente, insomma. Questo in sintesi”
Scrive Ivan Russo su FB alcune frasi che sono l’emblema del buon senso e della percezione immediata del vero e del falso: “Questa è Judith Romanello, la ragazza Italiana di origini caraibiche che senza mai menzionare il nome del ristorante, senza mai fare il nome del ristoratore, denuncia su Facebook di aver subito un atto di #razzismo. L’unica cosa che ci tiene a precisare è che a detta di questo fantomatico ristoratore (ancora senza nome), i clienti bianchi italiani avrebbero schifo di lei. Io penso che questa sia una e vera e propria forma di #istigazione alla disinformazione mirata. #Fanpage, dov’è la verità in questi casi ? Cara Judith, se proprio la cosa ti può confortare, a me non fai schifo. Mi fa schifo quello che hai fatto. Mi ricrederò e ti chiederò scusa, solo quando avrai denunciato questo signore che sicuramente nel frattempo avrà un nome ed un cognome, così come un nome lo avrà il suo ristorante, luogo in cui non metterò mai piede se questa storia dovesse risultare vera“. Ivan Russo dice tutto quello che c’è da dire: diffidare non significa essere razzisti, al contrario. Proprio perché il razzismo è una cosa seria non può essere strumentalizzato o, peggio, diventare menzogna.
Perplessità non dissimili sono state espresse da Laura Trecce, giornalista di Libero, in due post su Fb:
“Sono sicura che gli scrupolosi colleghi del Corriere, di Repubblica e di tutti i tg che hanno riportato la notizia abbiano fatto le verifiche del caso che sto facendo io prima di sbattere il “mostro” razzista in prima pagina. Mostro che in questo caso non ha nome e cognome perché la ragazza che dice di non essere stata presa a lavorare non ha fornito nè il nome del ristorante (il colloquio è avvenuto per strada…) nè del ristoratore. Ho contattato Judith Romanello per chiederle di fornirmi il numero di telefono di questo signore, almeno quello dovrebbe averlo visto che ci ha parlato. Sono in attesa. Sapete com’è… A me hanno insegnato a fare verifiche incrociate e a perseguire la verità oltre ogni ragionevole dubbio prima di pubblicare qualcosa. Senza prove nè fonti anche io potrei postare un bel video in cui accuso un signor X di avermi discriminato o molestato. Eh già perché sulla bacheca della ragazza ci sono anche accuse di stupro non dimostrate e altre accuse verso datori di lavoro non meglio identificati. Tutte cose gravi, se dimostrate e dimostrabili”
Poche ore dopo Laura Trecce conferma le perplessità iniziali: “La ragazza che ha detto in un video postato su fb e ripreso senza verificare e con intento apologetico da tutti i giornali e le tv nazionali, che siamo in Italia e questi episodi di razzismo sono frequenti, NON HA PIÙ NEANCHE IL NUMERO DI CELLULARE DEL PRESUNTO RISTORATORE incontrato sul Ponte delle Guglie e contattato tramite annuncio su Subito.it. Dice che L’ I – PHONE ha cancellato automaticamente il numero. Un numero composto il 1 ottobre. Non so voi ma io ho nella sezione “registro chiamate” ho persino i numeri di giugno”
“Ho fatto anche altro: ho vagliato gli annunci su Subito.it di quel giorno in cui si cercava una cameriera, ebbene ce n’è solo uno, un ristorante giapponese ma Judith non ha parlato di ristorante giapponese. Non ha saputo dare spiegazioni su che tipo di ristorante fosse. Traete le vostre conclusioni: io da giornalista le ho tratte, senza prove e senza possibilità di verifica per me la notizia non andava pubblicata e potrebbe essere falsa.
Nell’ottobre 2017 la ragazza, sempre su Facebook, denunciò di essere stata stuprata. Chiamerò oggi i carabinieri e la polizia di Spinea per sapere se è stata fatta denuncia o anche in quel caso si è trattato di parole in libertà senza riscontri effettivi. Un’ultima cosa: lo chef La Mantia oggi alle 13.30 farà delle selezioni per trovare personale presso il suo nuovo ristorante a Venezia, ha invitato la ragazza a presentarsi. Vediamo se veramente vuole e ha bisogno di lavorare”. La giornalista conclude con un pensiero per il primo cittadino di Venezia.
P.s. Il sindaco LUIGI BRUGNARO, forse prima di scusarsi a nome della città di Venezia avrebbe potuto approfondire e verificare la notizia come ho fatto io. Se la notizia fosse una montatura credo che debba scusarsi lui con i suoi concittadini.
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