Romano Prodi è certamente uno dei fondatori del PD, una “creatura” da cui si è tirato fuori da parecchio tempo. Ex Presidente della Commissione Europea ed ex Premier, il “Professore” ha espresso a Il Corriere della Sera i suoi dubbi sia sulla nuova manovra economica sia sul partito che deve recuperare terreno rispetto a Lega – Movimento 5 Stelle.
Una manovra a breve che servirà soprattutto per le prossime europee, visto che secondo Prodi qui in Italia non si andrà a votare tanto presto: “Perché l’alleanza tra 5 Stelle e leghisti è sufficiente a garantire la divisione delle spoglie. Hanno pure voti in eccesso e con il rinvio dei problemi possono andare avanti. Ovviamente se non interviene un forte scontro… “. Governare però, non significa fare tutto ciò che si vuole, continua il Professore: “Come se l’elezione portasse in dote la proprietà del Paese. È una deviazione non solo italiana. Penso alla Polonia e all’Ungheria, così vicina al cuore di Salvini. Penso alla scena dei ministri grillini affacciati al balcone di Palazzo Chigi. Commentando e diffondendo quelle immagini Di Maio ha scritto: Da quel balcone si sono affacciati per anni gli aguzzini degli italiani. Veramente noi non ci siamo mai affacciati al balcone. Dove c’è l’istituzione non ci si affaccia al balcone Una deriva iniziata con il Vaffa di Grillo”.
Sembra che Prodi intenda seguire una certa linea di pensiero, già espressa da Renzi, quella della violenza verbale che ha reso comunque Lega e 5 Stelle i principali partiti italiani. Secondo l’ex Primo Ministro, l’Italia rischia di diventare con loro un “Paese illiberale”:”È un rischio che corriamo. Ci troviamo infatti nel caso in cui chi ha avuto il mandato popolare pensa di avere diritto a fare o a dire qualunque cosa. Come se l’elezione portasse in dote la proprietà del Paese. È una deviazione non solo italiana. Penso alla Polonia e all’Ungheria, così vicina al cuore di Salvini”.
E sul PD fa un’analisi chiara: “In passato sono stati fatti errori che hanno contribuito a portarci fin qui e oggi bisogna dare risposte nuove, come ha ammesso lo stesso segretario del Pd Martina. Questo non significa che si debbano accettare le soluzioni sbagliate. Per capirci, non si può negare il ruolo dello studio e dell’esperienza come base della politica. La politica è una attività in cui l’esercizio e la conoscenza sono elementi fondamentali”. Anche se, in fin dei conti, Prodi dice che non gli interessa molto il partito così com’è: “Spero che il Pd capisca che la differenziazione ancora esistente e così netta tra potere formale e potere reale nel partito non fa altro che disorientare l’elettore. È incredibile che mentre il segretario chiude la festa a Ravenna, il potere reale faccia il discorso a Firenze. Non ho mai visto nella mia vita nessuna organizzazione andare avanti così. Nessuna”. E se Renzi deve fare un passo indietro, Prodi dichiara: “O un passo in avanti, veda lui. L’importante è sciogliere questa ambiguità”.
Fonte: Il Corriere della Sera
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