C’è chi dice che le Nazioni Unite non servono a nulla. Sarà. Ma due cose saranno piaciute, almeno a Sinistra: le parole dell’Alto Commissario dell’Onu che ha parlato di’Italia diventata “razzista” dopo le elezioni del 4 marzo scorso e la decisione dell’Unicef – agenzia specializzata dell’Onu – di non sporgerà querela nei confronti dei fratelli Conticini – Andrea, Alessandro e Luca Conticini – indagati dalla Procura di Firenze perché accusati di aver utilizzato a fini personali parte dei fondi versati dalle associazioni umanitarie alla loro Play Therapy Africa. Andrea Conticini è il marito di Matilde Renzi, quindi cognato dell’ex premier e segretario del Pd, Matteo Renzi.
La cifra contestata non era irrilevante: si parla di 6,6 milioni di euro. La decisione è stata raggiunta dopo alcune settimane di “approfondimenti interni”, ha spiegato Paolo Rozera, direttore di Unicef Italia al suo rientro da New York. E così, grazie alla riforma voluta dall’ex Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, se la parte lesa non sporge formale denuncia l’intera indagine rischia di concludersi con un nulla di fatto. Il decreto, approvato dal Governo Gentiloni, ha modificato la procedibilità di alcuni reati, in particolare i “delitti contro il patrimonio”. Quindi truffa, frode informatica, appropriazione indebita non sono più procedibili d’ufficio ma solamente su querela delle parti offese.
E i tre fratelli sono indagati per riciclaggio, Alessandro e Luca anche per appropriazione indebita aggravata. La loro iscrizione risale al 2016 mentre la norma Orlando è stata approvata alla scadenza dell’ultima legislatura e pubblicata in Gazzetta ufficiale il 24 aprile 2018. Una norma ribattezzata polemicamente “lex ad cognatum” perché un Ministro in quota PD – Orlando – proponeva una legge approvata dal Governo sostenuto dallo stesso Partito Democratico che andava a risolvere di fatto un problema giudiziario nella famiglia del leader Matteo Renzi. Se la legge non fosse stata cambiata la Procura poteva proseguire d’Ufficio e chiedere il rinvio. Il cognato dell’ex premier si sarebbe trovato pertanto in una situazione non piacevole, indipendentemente dell’esito processuale. Questa eventualità ora decade con la decisione dell’Unicef di non presentare denuncia.
Il provvedimento legislativo voluto dal PD ha oggettivamente complicato la fase conclusiva delle indagine svolte dai magistrati fiorentini, Luca Turco e Giuseppina Mione che lo scorso agosto hanno dovuto trasmettere richiesta di rogatoria alle parti lese: Unicef New York, Fondazione Pulitzer, Action Usa.
L’iter è piuttosto complesso: la procura ha trasmesso la richiesta attraverso il ministero degli Affari esteri agli uffici legali Onu che poi devono trasmetterla al destinatario finale. Quest’ultimo ha tre mesi di tempo dalla ricezione per presentare querela. Il fascicolo delle indagini è praticamente chiuso: mancano solo gli esiti delle rogatorie. La richiesta è partita da Firenze il 3 agosto verso il ministero degli Esteri e da qui se sono perse le tracce tanto che Unicef New York ancora oggi non ha ricevuto alcuna comunicazione, come conferma lo stesso Rozera. La società di Conticini ha ricevuto cospicue donazioni dagli Usa, in particolare da Unicef (3,8 milioni di dollari tra 2008 e 2013) e Fondazione Pulitzer (5,5 milioni di dollari tra 2009 e 2016 transitati dalla onlus Operations Usa). Altri 900mila dollari complessivi sarebbero arrivati dalle ong Australian High Commission, Avsi, Fxb, Mobility without barriers foundation, Oak, Undp, France Volontaires. Secondo l’accusa i fratelli Conticini avrebbero dirottato ben 6,6 milioni di circa 10 complessivi ricevuti per aiutare i bambini in Africa, su conti correnti personali usandoli – come ricostruito dagli inquirenti – per investimenti immobiliari all’estero e altre operazioni finanziarie. Andrea, inoltre, ha prelevato soldi dai conti destinandoli a tre società dell’inner circle renziano: alla Eventi6dei suoceri (133.900 euro), la Quality Press Italia (129.900 euro) e 4mila euro per la Dot Media di Firenze, che organizzava la Leopolda del fu Rottamatore.
Unicef ha interrotto i rapporti con la società di Conticini già nel 2013 e chiuso i contratti perché “il servizio che forniva non era più adeguato”, spiega Rozera. Ma fino a quel momento Play Therapy ha “onorato quanto sottoscritto” e, per questo motivo, Unicef ha deciso di non sporgere querela: dai controlli interni compiuti, infatti, è “risultato tutto regolare, per quanto ci riguarda”. Per spiegare la decisione raggiunta e rispondere a eventuali domande, Rozera terrà nel pomeriggio una diretta sulla pagina facebook di Unicef Italia.
Fonte: Unicef Italia