“Il massimo paradosso è che rischieremo di ospitare, in massa, i cittadini di quegli Stati europei che non ci aiutano per nulla nell’ accoglienza degli immigrati extracomunitari: arriveranno da noi, a frotte, poveri di altri Paesi Ue, sfaticati e scrocconi, manodopera di basso livello o con scarsa volontà di lavorare, o addirittura veri e propri disoccupati”, così scrive Gianluca Veneziani su Libero.
La questione è quella del reddito di cittadinanza, uno dei punti cardine della politica del vicepremier Luigi Di Maio, il quale – durante un’intervista a Radio Anch’io ha parlato di aiuto solo “agli italiani”, smentendo il Ministro dell’economia Tria che invece aveva parlato di una soluzione di più ampio respiro. Peccato che le cose non siano così semplici, anche perché si palesa un problema enorme: darlo solo ai connazionali è incostituzionale, perché escluderebbe sia gli immigrati extracomunitari regolari – cioè in Italia con il permesso di soggiorno – sia gli stranieri comunitari che godono delle stesse agevolazioni dei cittadini italiani grazie all’appartenenza all’Unione Europea. Ci sono infatti oltre 2 milioni di persone che vivono con passaporto straniero qui da noi e anche gli Italiani residenti all’estero hanno diritto allo stesso trattamento. Non darlo ad un cittadino straniero che da anni vive in Italia pagando le tasse violerebbe infatti diversi trattati internazionali.
Qualora però il Governo decidesse di inserirlo lo stesso nella manovra finanziaria, si potrebbe creare un buco di bilancio; per ogni cittadino comunitario avente necessità, infatti, il reddito costerebbe 9360 euro – 780x12mesi – in più all’anno.
E non è la sola questione sul piatto. C’è infatti il rischio di attirare i più poveri dell’Europa: “una misura di questo tipo” – dice Cesare Mirabelli, Presidente Emerito della Corte Costituzionale a Il Corriere della Sera – “potrebbe essere attrattiva per i cittadini di alcuni Paesi dell’ Unione europea verso quello con il sistema più generoso”.
“È ragionevole – scrive sempre Veneziani – cioè che i cittadini dei Paesi più poveri dell’ Ue attratti dalla prospettiva del massimo guadagno col minimo sforzo si riversino in Italia a batter cassa. Ottenendo una condizione economica, con 780 euro al mese da nullafacenti, che nei loro Paesi si possono sognare. E con la possibilità, una volta rifiutato il primo, il secondo e il terzo impiego, come prevede il reddito di cittadinanza grillino, di tornare nel loro Paese col gruzzolo incassato a spese nostre”.
La verità è forse una sola: visto che il reddito di cittadinanza riservato ai soli italiani è una chimera perché viola la Costituzione, è molto più plausibile un sussidio a pioggia per italiani, comunitari e non comunitari regolarmente residenti (cosa che però può comportare lo sforo dei 10 miliardi ipotizzati da Di Maio).
Vista la politica di Salvini in tema di immigrazione, possiamo immaginare che per lo meno ci sarà da discutere.
Fonti: Il Corriere della Sera, Libero, Radio Anch’io