Mentre il Governo macina successi – l’ultimo è l’approvazione del Decreto Salvini sugli immigrati – il centro sinistra, o meglio la sua espressione più importante, il Partito Democratico, ha più di una difficoltà a non perdere voti. Secondo la media realizzata Agi e Youtrend sulla base dei sondaggi dell’ultima settimana., infatti, il PD è al 17% e di certo la cena – poi annullata – per mettere attorno ad un tavolo Calenda, Gentiloni, Renzi e Minniti per concordare una strategia comune in vista del congresso non ha molto giovato alla causa. Lega e 5 Stelle viaggiano invece su percentuali che testimoniano la propria cavalcata alla “pancia” degli Italiani, con il 31,6% e il 28,6%.
Se c’era uno in grado di parlare alle viscere dei suoi concittadini, costui era proprio Renzi. Ricordate quando parlava di rottamare una classe politica – e soprattutto una Sinistra – che ancora era rimasta a schemi ormai vetusti? Eppure questo sembra un
secolo fa. Dopo la sonora sconfitta al referendum del 4 dicembre 2016, l’ex Premier ha dato le dimissioni ed è diventato suo malgrado il protagonista di una parabola discendente ”di cui i politologi parleranno a lungo”, ha scritto Emilia Patta su Il Sole 24
Ore.
Renzi ha voluto prendersi le sue responsabilità? Certamente il fatto di essersi dimesso harappresentato il segnale più chiaro, per lo meno quello più visibile a tutta l’opinione
pubblica. Eppure, c’è chi, come Rutelli in un’intervista al Corriere della Sera parla di hybris, tracotanza: “Matteo Renzi, che è e resta forte, è stato vittima di quella che i Greci chiamavano hybris: la tracotanza. È un registro che il PD deve cambiare se vuole evitare la sindrome, per dirla con Agatha Christie, dell’alla fine non rimase nessuno” . Per un altro esponente importante e discusso del PD, Vincenzo De Luca, Presidente della Regione Campania, il problema del partito sono gli imbecilli che vi
gravitano: “Nel nostro partito ci sono delle autentiche nullità, che non rappresentano neanche la propria ombra e che hanno solo un’occasione per farsi notare: fare degli articoli di giornale contro di me”. E poi – “Se dovessi dire ad una persona normale come
mai il PD il 4 marzo ha perso la metà del suo elettorato, io non saprei che cosa dire. Qualcuno della dirigenza nazionale vi ha spiegato perché si è passati dal 41% al 18% in tre anni?”.
Verrebbe da dire che qualche “problemino” c’è e forse lo sgretolamento di una componente politica così forte è da ricercare “nell’eccesso di presunzione nel pensare di poter vincere il referendum costituzionale con le sole forze sue personali e di una
parte del PD e con tutti gli altri contro” ha scritto Patta, la quale nella sua analisi ricorda il fatto che il declino di Renzi è cominciato paradossalmente all’apice del suo successo, ovvero la vittoria storica alle europee del 2014 con oltre il 40% dei voti.
Eppure Matteo, che di comune per il momento con Salvini ha solo il nome, continua a pensare che questa crisi non riguardi il suo partito, ma il Governo come ha scritto sulla sua pagina Facebook: “Io penso che oggi il problema non sia il PD. Se guardo a cosa è accaduto questa settimana vedo un Governo che ha messo la FIDUCIA per rinviare l’obbligo dei vaccini. Un Governo che dopo un mese di propaganda su Genova litiga anche per il nome del commissario. Un Governo che sui mercati internazionali ha già fatto danni solo con le parole (parola di Mario Draghi), figuriamoci quando arriveranno i fatti. Un Governo che ha preso in giro gli italiani sulle pensioni, sulla flat tax, sul reddito di cittadinanza.
Un Governo che si schiera con l' Ungheria e attacca i paesi fondatori (sia mai che in Lussemburgo si trovi qualcuno dei 49 milioni di euro rubati dalla Lega). Questo Governo è il problema del Paese, non il PD”.
Se è davvero la coalizione Lega-Movimento 5 Stelle il nocciolo della questione, cosa si propone di fare il PD? (a parte pensare a delle cene). Per il momento una cosa sembra essere chiara: Renzi non è il primo nome che gli elettori del partito voterebbero in vista delle primarie. Secondo un sondaggio di Izi, società specializzata in indagini di mercato, riportato da Il Fatto, Renzi e Calenda sarebbero sullo stesso piano (tra il 13 e il 15%), mentre piace molto Nicola Zingaretti con il 28,6%.
Matteo potrebbe uscire di scena quindi? E’ possibile pensare ad un PD senza una forte impronta renziana? Sarebbe importante far prima chiarezza su questo punto, ma la figura di Renzi sembra quasi mitologica, almeno per alcuni come Carla Cantone che durante la trasmissione tv Tagadà su La 7 ha detto: “Renzi è importante per il Partito Democratico punto. Quello che succederà lo decideremo tutti insieme. Renzi sta facendo bene il suo ruolo di Senatore”.
A questo punto è intervenuta Alessandra Mussolini, ironica: “Ecco perché donne in politica dovremmo essere sempre di più, perché siamo diverse: riusciamo a trovare una mediazione e un’affettuosità persino con Renzi”.
Fonti: Il Fatto Quotidiano, Facebook Matteo Renzi, Il Corriere della Sera, Tagadà