Renzo Piano è sicuramente conosciuto in tutto il mondo come “archi star”: il suo nome è legato a moltissime opere sparse per i quattro continenti, dal Centro Beyeler a Basilea, passando per il Centro culturale Tjibaou in Nuova Caledonia, dal Postdamer Platz a Berlino all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Recentemente ha anche donato “un’idea” per la ricostruzione del Ponte Morandi di Genova, dopo il tragico crollo dello scorso 14 agosto.
Si tratta ovviamente di un’eccellenza, tanto da essere insignito di diversi titoli come Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito nel 1990 e Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’Arte nel 1994. Il 30 agosto 2013 è stato proclamato Senatore a vita da Giorgio Napolitano (prima dal 26/09/2013 al 03/12/2013 era stato Componente Commissione permanente VIII Lavori pubblici, comunicazioni).
In 5 anni ha partecipato però ad appena 8 votazioni (tutte tra l’altro sulla Decadenza Berlusconi dove si è sempre pronunciato contrario) su 15.734. Considerando che un senatore guadagna circa 120mila euro netti all’anno, conti alla mano, è molto probabile che Piano abbia guadagnato 75mila euro netti per ogni volta che ha votato. Se consideriamo la cosa sotto il profilo dei costi per la collettività ogni votazione dell’architetto potrebbe esserci costata 165.000 euro circa.
A dirlo sono i dati incontrovertibili presentati dal sito openpolis che verifica l’attività di coloro che lavorano in Parlamento. Il Senatore Piano ha infatti il record negativo di pochissime presenze, con lo 0,04% (i dati fanno riferimento all’ultima votazione del 23/12/2017). Le assenze dunque sono del 99,96% di cui il 96,52% delle volte perché il senatore era in “missione”. Per missione parlamentare s’intende quando il politico non partecipa al voto perché è occupato in compiti istituzionali, come chi è impegnato nelle commissioni permanenti e bicamerali, o nell’ufficio di presidenza.
Sulle missioni in realtà c’è poca trasparenza; alla fine di ogni seduta, il presidente dell’aula elenca i parlamentari in missione specificando per ciascuno la commissione per cui stanno lavorando, senza però indicarne la durata esatta che ne attesti l’assenza. Per questo non è possibile sapere chi è assente perché realmente in missione e per quanto tempo non ci sarà.
Piano è mancato per il Rosatellum Bis e la sua fiducia, per il Decreto di Inclusione, per Il Decreto sul Mezzogiorno, per la Fiducia della Riforma delle Banche Credito Cooperativo, per il Decreto Pensioni, per La Buona Scuola, tanto per citarne qualcuno. Ma quanto avrebbe comunque guadagnato nonostante le assenze (in verità per alcuni mesi lo avrebbe devoluto ad alcuni giovani architetti)? 5.219 euro al mese, la diaria fissa di 129 euro e una diaria variabile di 3.370 euro. A questi si aggiungono: 4.180 euro per il rimborso spese per l‘esercizio del mandato e un rimborso spese forfettario di 1.650. Per arrivare a 22mila euro al mese – e secondo altre fonti i costi per ognuno di loro sarebbero di circa 27mila euro mensili – dobbiamo mettere: rimborso spese per ragioni di servizio (108 euro), rimborso dotazione strumenti informatici (195), assicurazione Rc (312) e polizza vita (altri 221 euro).
Pensate che sia finita? No, perché ci sono altre voci di rimborso come treni, aerei, autostrade, taxi per un totale di 1.651 euro al mese. In più ogni senatore a vita ha di diritto un coadiutore parlamentare e assistente parlamentare per i quali vengono spesi rispettivamente 2.731 e 2.080 euro.
Fonte: OpenPolis