I Senatori a vita hanno un costo anche quando sono morti: questo perché quando per cause di forza maggiore termina il loro mandato, gli eredi possono richiedere la liquidazione, quella che in gergo viene chiamata “assegno di fine mandato“. E’ il tfr dei parlamentari calcolato su metodi simili a quelli dei “normali” lavoratori, pur facendo riferimento a cifre diverse ovviamente.
Qualche tempo fa gli eredi di Giulio Andreotti hanno chiesto appunto i soldi spettanti all’attività del loro congiunto: si tratta all’incirca di un milione di euro. Ovviamente la famiglia dell’ex Presidente del Consiglio non è stata l’unica ad aver beneficiato del “tesoretto”: tutti i Senatori a vita hanno infatti regolarmente ricevuto gli assegni di fine mandato dagli anni ’50 fino ad oggi. In totale ne sono stati erogati 34: in 32 casi sono stati incassati dagli eredi, mentre sono stati dati ad associazioni di beneficenza in soli 2 casi.
Un altro caso è quello di Francesco Cossiga, che con i suoi 18 anni di attività, ha permesso di incassare ai famigliari 901.818,23 euro. La liquidazione di Cossiga è stata l’unica ad essere inserita nel bilancio pubblico del Senato nel 2010 – anno in cui è deceduto solo lui come senatore a vita – dove viene indicato “pagamento agli eredi di persona deceduta“.
Personaggi di certo di rilievo nel panorama nazionale, ma non i più longevi: Cesare Merzagora, Amintore Fanfani e Giovanni Leone li battono rispettivamente con 28, 27 e 23 anni di “servizio”. A questi nomi di Senatori a vita già deceduti – e di conseguenza già “liquidati” – ci sono Norberto Bobbio 20 anni di attività, Leo Valiani 19 anni, Giuseppe Saragat 17, Giovanni Gronchi 16 anni, Eugenio Montale 14 anni), Oscar Luigi Scalfaro 13 anni, Gianni Agnelli 12 anni e Rita Levi Montalcini 11 anni. Tra i meno longevi, Arturo Toscanini 1 giorno solo, poi le dimissioni, Trilussa 20 giorni, Mario Luzi 4 mesi e Vittorio Valletta 9 mesi.
Memorabile la lettera, ricordata dal Sole 24 Ore, con cui Toscanini rifiutò l’onorificenza: «È un vecchio artista italiano, turbatissimo dal suo inaspettato telegramma – scrisse il direttore d’orchestra nella lettera al capo dello Stato, parlando in terza persona – che si rivolge a lei e la prega di comprendere come questa annunciata nomina a senatore a vita sia in profondo contrasto con il suo sentire e come egli sia costretto con grande rammarico a rifiutare questo onore. Schivo da ogni accaparramento di onorificenze, titoli accademici e decorazioni, desidererei finire la mia esistenza nella stessa semplicità in cui l’ho sempre percorsa».
Ogni Presente della Repubblica può scegliere di dichiararne 5 tra coloro che si sono distinti in un particolare campo. Per esempio l’attuale Presidente Sergio Mattarella ha scelto di nominare come senatrice a vita Liliana Segre, reduce dell’Olocausto, lo scorso 19 gennaio 2018.
Quanto però ci costano? Secondo i dati pubblicati da Libero, non poco. 21.850 euro al mese o 276.639 euro all’anno per ciascuno. Ogni senatore a vita infatti prende l’indennità parlamentare fissa di 5.219 euro al mese, la diaria fissa di 129 euro e una diaria variabile di 3.370 euro. A questi si aggiungono: 4.180 euro per il rimborso spese per l‘esercizio del mandato e un rimborso spese forfettario di 1.650. Per arrivare a quasi 22 euro al mese dobbiamo mettere: rimborso spese per ragioni di servizio di 108 euro, rimborso dotazione strumenti informatici 195 euro, assicurazione Rc 312 euro e polizza vita altri 221 euro.
Pensate che sia finita? No, perché ci sono altre voci di rimborso come treni, aerei, autostrade, taxi per un totale di 1.651 euro al mese. In più ogni senatore a vita ha di diritto un coadiutore parlamentare e assistente parlamentare per i quali vengono spesi rispettivamente 2.731 e 2.080 euro.
Delle cifre che “fanno girare la testa”, ma che non sempre corrispondono ad una reale attività. A dirlo il sito openopolis che verifica l’attività di coloro che lavorano in Parlamento. Un nome su tutti è quello di Renzo Piano, nominato Senatore a vita da Giorgio Napolitano nel 2013. In 5 anni, l’architetto conosciuto in tutto il mondo, ha partecipato in 5 anni ad appena 8 votazioni; considerando che un senatore guadagna circa 120mila euro netti all’anno, conti alla mano, è molto probabile che Piano abbia guadagnato la cifra record di 75mila euro netti per ogni volta che ha votato.
Fonte: Senato, Sole 24 Ore, Libero
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